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La Messa a Superga

Poco dopo le ore 17 è iniziata presso la basilica di Superga, stracolma di perone così come il piazzale antistante, la messa officiata da Don Aldo Rabino in ricordo del Grande Torino per il cinquantanovesimo...

Federico Floris

Poco dopo le ore 17 è iniziata presso la basilica di Superga, stracolma di perone così come il piazzale antistante, la messa officiata da Don Aldo Rabino in ricordo del Grande Torino per il cinquantanovesimo anniversario della tragedia, avvenuta il 4 maggio 1949.Dopo le letture dei Testi Sacri, alla quali hanno partecipato anche Ossola e Jimmy Fontana, ha preso la parola Don Aldo, che come di consueto ha espresso con estrema efficacia e chiarezza il proprio pensiero. Che è lo stesso di tantissimi altri tifosi granata.Il cappellano del Toro ha cominicato con un doveroso saluto a tutti i parenti dei caduti estendendo poi il benvenuto a Superga anche alla squadra, ai dirigenti e soprattutto ai tifosi. Un saluto seciale per Padre Benedetto parroco di superga che non ha potuto partecipare alla funzione perché ricoverato in ospedale.Don Aldo ha poi raccontato di aver benedetto in mattinata il nuovo Museo del Grande Torino situato presso Villa Claretta ed ha rivolto i proprii sinceri ringraziamenti a quanti hanno lavorato sodo per allestirlo e per mantenere viva la tradizione granata. La frase 'La vera tragedia non è morire ma dimenticare' riassume bene il senso dell'opera intera. L'invito a tutti i tifosi del Toro è quello di visitare il museo.Don Aldo sostiene che il mondo granata non è commerciale né commerciabile perché carico di sincera umanità. 'Cuore e testa permettono di sopravvivere, così come tanti gesti di solidarietà che arrivano spontanei da tutta la galassia- Toro. Avremo tanti difetti ma anche tanta solidarietà'. A dimostrazione che quella granata è una comunità quantomai coesa.L'omelia di don Aldo si sofferma poi sulla più stretta attualità: ' Se analizzo l'oggi mi verrebbe da dire: ci risiamo... Sarei tentato di fare una diagnosi ma sarebbe troppo facile perciò mi limiterò ad alcuni ragionamenti. Il primo è sul senso di riconoscenza. Innanzitutto per la gestione tecnica precedente. Dobbiamo credere nel rispetto della persona sempre. Gli uomini non sono titoli di borsa che salgono e scendono. Riconoscenza anche verso il presidente: grazie per questo reiterato gesto d'umiltà (aver richiamato per la terza volta De Biasi n.d.r). Abbassarsi significa spesso raggiungere la giusta statura. E poi grazie al mister, comunque vada. Il suo ritorno in granata è la conferma del suo attaccamento a questi colori . Infine voglio dire grazie ai tifosi: siete veri ed autentici. Siete uomini sia nella critica sia nell'entusiasmo. Ciò che bisogna sempre e comunque evitare è la violenza. Essa non apartiene alla storia del Toro'.Don Aldo prosegue il proprio appassionato ed appassionante discorso soffermandosi sull'importanza di salire qui a Superga. 'Questo è innanzitutto un luogo di preghiera. Sosprattutto per chi si sente piccolo ed incapace. Richiama alla memoria grandi uomini che hanno costituito una grandissima squadra. Loro hanno mostrato concretamente che è possibile riprendersi dalle rovine della guerra. Ricominciare è sempre possibile e la forza della vita supera morte e distruzione. Superga è eucarestia, fare comunione. Invita ad unire i cuori, fare blocco e remare tutti insieme per superare le difficoltà. E' un luogo che scalda i cuori di tutti. Vedo sempre più gente qui e il mio pensero va a voi: continuate ad essere sempre quella splendida curva color sangue, segno di vita e non di violenza. Sostenete i ragazzi privilegiando sempre il dialogo , voi siete il dodicesimo uomo e quando è il caso dovete anche tirare le orecchie. Ciò che importa è che non cadiate mai in gesti di violenza, che, ripeto, non competono alla storia del Toro'.Don Aldo rivolge un pensiero particolare anche alla nostra città, Torino. 'Voglio ringraziare l'assessore Montabone per la sua presenza oggi. Cara Torino, negli anni sei cambiata tantissimo. Questo Toro ti ha reso conosciuta in tutto il mondo quando uscivi dalla seconda guerra mondiale. La tua storia ti obbliga ad agire a far agire chi di dovere: è fondamentale che il Fila torni in piedi. Se non tornasse mancherebbe una parte troppo importante del Toro'. A questo punto parte un applauso scrosciante, lungo e sentito da tutti i presenti, interrotto dalla battuta di un Don Aldo sorridente: 'Smettete non sono mica il Papa'.L'ultima parte dell'omelia è dedicata ai giocatori: 'Forza, mette in campo orgoglio e cuore. Ma non abbiate paura, non scappate. Siate qua a testa alta. A Superga c'è solo comprensione. I tifosi ci credono e dobbiamo farlo tutti insieme. Rimbocchiamoci le maniche come faceva il Capitano. In questo luogo riparte la vita, qui nasce l'unione che può battere le avversità. Fate scorrere nelle vostre vene il sangue granata'.E' proprio il caso di dirlo: parole sante.