Nel giorno in cui Osvaldo sbotta, "Sono più italiano io dei leghisti", un'altra lezione di italianità, o anche solo di civiltà, viene da un altro "nuovo italiano": si chiama Osarimen, ma si sente Giulio.Ieri é entrato in campo, Ebagua, al posto di un altro attaccante. Ormai non stupisce più, Ventura, che quando toglie una punta con la squadra in vantaggio non lo fa per coprirsi, inserendo un difensore o un centrocampista: quello é un calcio vecchio, che a lui, giovane dentro perché voglioso di rinnovarsi continuamente e di imparare, non appartiene.
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La mossa di Ventura contro il vecchio calcio
Nel giorno in cui Osvaldo sbotta, "Sono più italiano io dei leghisti", un'altra lezione di italianità, o anche solo di civiltà, viene da un altro "nuovo italiano": si chiama Osarimen, ma si sente Giulio.
Ieri é...
Entra Ebagua al posto di Sgrigna, e sono subito ululati. Di una parte del pubblico, sicuramente non di tutti i tifosi veronesi, ma se da sempre fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, allora fa più rumore un ignorante che urla di una persona sensata che tace.In quel momento preciso, i granata sugli spalti del Bentegodi si augurano che a far tacere i razzisti ci pensi proprio lui: Giulio.
Passano appena cinque minuti, e il ragazzo cresciuto in Italia scatta, aggancia, dribbla, finta, mira, segna (sembra una cosa lunga, in realtà sono otto secondi scarsi). Una meraviglia.E a quel punto, cosa fa? Come reagisce agli insulti gratuiti di chi lo bersaglia? Provocando? No. Mettendosi un dito sul naso, o spalancando le orecchie, come tanti colleghi fanno? No. Irridendo? Urlando di rabbia? No e no.
Giulio regisce ignorandoli. E pensando alle cose veramente importanti.Come la famiglia, la moglie che gli ha dato un figlio (proprio nei giorni in cui firmava per il suo ritorno a Torino), e verso la quale é corso il suo pensiero dopo il gol; il suo pensiero, e le sue gambe: scatto fin sotto la tribuna dove lei era seduta, un bacio lanciato con due mani e un cuore come si usa oggi.Ovviamente, intorno alla signora Ebagua c'erano anche molti veronesi, che hanno preso male perfino questo gesto d'amore, lanciando contumelie assortite al ragazzone.
Ma lui se n'é fregato, oramai quella era solo la rabbia impotente degli sconfitti, e lui era il vincitore. Come non ha fatto una piega neppure la moglie, troppo felice per il suo Giulio per poterli sentire.E a dimostrazione di un'intelligenza, educazione e sensibilità non comuni, alla fine Ebagua (non nuovo a bei gesti, si pensi all'omaggio a Guberti dopo Toro-Brescia) torna sotto quella tribuna per chiedere, per capire, come fosse possibile insultare in quel modo orrendo una persona che non si conosce, e che non ha fatto loro del male. Voleva capire. Ha ricevuto altri ululati, da gente che non parla l'italiano come lo parla lui. D'Ambrosio lo ha abbracciato e portato via; lui era felice comunque, anche se avrebbe davvero voluto comprendere.
Tutti gli altri, invece, restano in attesa di comprendere se e quando la Lega prenderà qualche provvedimento; perché a Giulio Ebagua non sono riusciti a scalfire la felicità, ma a molti altri sì, e certe cose non possono essere tollerate in barba a mille dichiarazioni di buoni intenti.
(foto M.Dreosti)
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