"(prosegue) La salvezza del club torinese dall'attuale fallimento (sportivo) potrebbe anche passare non per un avvicendamento, ma per un affiancamento all'attuale proprietà. Proposta, questa, che è stata avanzata anche a Beretta: l'imprenditore dei salumi che è forse l'unico, dei partner che iniziarono con Cairo nel 2005, a non averlo abbandonato. Ma anch'egli pare tirarsi indietro. Se è vero, come pare esserlo, che potrebbe essere sufficiente a risollevare il Toro non già l'arrivo di un Rockefeller, ma di un imprenditore che sia soprattutto abile e capace, allora c'è una proposta diversa di cui è impossibile non tenere conto, non foss'altro perché è la sola che sia già in corso d'opera: l'azionariato popolare. Anche questo ha rappresentato, per lungo tempo, un sogno né più né meno di quello del Paperone di turno; considerato impossibile da attuare, ancorché vagheggiato da molti. Oggi c'è invece un progetto che sta acquisendo forza, come quello di toromio.net, il quale raccoglie adesioni e cresce, proponendosi come alternativa dotata di capacità gestionale e di cuore granata, nell'ambito della quale tutti possano dare il loro contributo, di denaro ma anche di competenza. “Se vogliamo, possiamo”, né il motto ed il pensiero-guida, e vale la pena conoscerne la realtà.
toro
Lascia o raddoppia / 3
In seguito al susseguirsi di voci, e alle numerose e pressanti richieste, la Redazione ritiene doveroso fare il punto su tutto ciò che si sente intorno alla proprietà del Torino FC....
"Infine, ci sono nomi evergreen che però ormai hanno palesemente perso di appeal. O meglio: se un giorno i Lavazza o i Ferrero dovessero svegliarsi con la voglia di comprare il Toro, si troverebbero un tappeto rosso (granata) sotto i piedi ovunque camminassero; ma non accadrà, questi sogni sono ormai davvero troppo vecchi. Come i Mongarli, i Giribaldi e i Basharin; come i Delvecchio e i Pellegrini. Che gli imprenditori locali non abbiano voglia o coraggio di investire nella realtà che più dovrebbe essere loro vicina è cosa nota e che non riguarda neppure solo la città di Torino; basta sbirciare i forum di tifosi della Massese o della Carrarese (per fare un esempio, ma vale per numerose realtà) per capire che purtroppo il fatto è diffuso. E se sotto la Mole c'è ancora un'entità che spaventa ed allontana gli eventuali imprenditori interessati, allora è lecito sperare che sbarchino gli alieni, o meglio le industrie straniere; a patto che queste si limitino a mettere il capitale, lasciando poi che le competenze siano di chi le ha.
"Tenendo sempre bene a mente che tutte le parole fin qui spese valgono zero (poco meno del Torino FC) se il proprietario non ha intenzione di vendere. Ora, Urbano Cairo non può lasciare che le cose proseguano in questo modo, o lascia o raddoppia: raddoppia gli sforzi, il presidente, perché quelli sostenuti hanno portato ad un risultato che è inferiore al punto di partenza; o raddoppia l'amarezza e lo sconforto, per i tifosi, che sperano più in basso di così il Toro non possa scendere.Si parla delle ipotesi sul futuro societario, cercando di riportarle tutte nella giusta dimensione, perché la situazione lo impone. Dopodiché, c'è una realtà attuale, quella non esaltatante con cui hanno a che fare quotidianamente i Colantuono, i Petrachi, i D'Ambrosio, i Bianchi, i Coppola, i tifosi, che è ciò che oggi si chiama “Toro”. Come tale, dunque, continuiamo a seguirla, in attesa degli eventi.
"(foto M.Dreosti)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In seguito al susseguirsi di voci, e alle numerose e pressanti richieste, la Redazione ritiene doveroso fare il punto su tutto ciò che si sente intorno alla proprietà del Torino FC....
"Infine, ci sono nomi evergreen che però ormai hanno palesemente perso di appeal. O meglio: se un giorno i Lavazza o i Ferrero dovessero svegliarsi con la voglia di comprare il Toro, si troverebbero un tappeto rosso (granata) sotto i piedi ovunque camminassero; ma non accadrà, questi sogni sono ormai davvero troppo vecchi. Come i Mongarli, i Giribaldi e i Basharin; come i Delvecchio e i Pellegrini. Che gli imprenditori locali non abbiano voglia o coraggio di investire nella realtà che più dovrebbe essere loro vicina è cosa nota e che non riguarda neppure solo la città di Torino; basta sbirciare i forum di tifosi della Massese o della Carrarese (per fare un esempio, ma vale per numerose realtà) per capire che purtroppo il fatto è diffuso. E se sotto la Mole c'è ancora un'entità che spaventa ed allontana gli eventuali imprenditori interessati, allora è lecito sperare che sbarchino gli alieni, o meglio le industrie straniere; a patto che queste si limitino a mettere il capitale, lasciando poi che le competenze siano di chi le ha.
"Tenendo sempre bene a mente che tutte le parole fin qui spese valgono zero (poco meno del Torino FC) se il proprietario non ha intenzione di vendere. Ora, Urbano Cairo non può lasciare che le cose proseguano in questo modo, o lascia o raddoppia: raddoppia gli sforzi, il presidente, perché quelli sostenuti hanno portato ad un risultato che è inferiore al punto di partenza; o raddoppia l'amarezza e lo sconforto, per i tifosi, che sperano più in basso di così il Toro non possa scendere.Si parla delle ipotesi sul futuro societario, cercando di riportarle tutte nella giusta dimensione, perché la situazione lo impone. Dopodiché, c'è una realtà attuale, quella non esaltatante con cui hanno a che fare quotidianamente i Colantuono, i Petrachi, i D'Ambrosio, i Bianchi, i Coppola, i tifosi, che è ciò che oggi si chiama “Toro”. Come tale, dunque, continuiamo a seguirla, in attesa degli eventi.
"(foto M.Dreosti)
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