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L’elogio a Chellini spiegato da chi c’era

Editoriale / Mazzarri va giudicato per i risultati che ottiene, non per paragoni più o meno opportuni

Gianluca Sartori

Quando Walter Mazzarri nella conferenza stampa pre-Cagliari ha citato Giorgio Chiellini come esempio, lo ha fatto per un chiaro e semplice motivo. In particolare, stava parlando della tendenza di alcuni suoi giocatori a sedersi inconsciamente sugli allori, ad accontentarsi dei risultati positivi ottenuti e a sentirsi “arrivati” quando sentono e leggono elogi. A suo dire questa è stata una delle cause, insieme anche ad un evidente calo atletico, dell’attuale periodo di difficoltà del Torino. In tal senso ha citato un calciatore del suo passato a cui i suoi giocatori del suo presente dovrebbero ispirarsi: Giorgio Chiellini, allenato da Mazzarri ai tempi del Livorno. Il tecnico granata lo vide crescere nei primi anni della carriera, quando era giovane come alcuni dei calciatori di oggi del Torino, e ritiene che Chiellini abbia costruito una carriera indubbiamente importante proprio sulla voglia di arrivare e sulla fame di vincere che aveva già a quei tempi. Per questo ha voluto citarlo come esempio da portare nei confronti dei suoi attuali calciatori.

Ora, Mazzarri avrà i suoi difetti e sicuramente avrebbe dovuto esprimere il concetto in un modo più opportuno, sapendo quanto è sentita la rivalità cittadina. Ma ci pare un tantino esagerato, e anche poco maturo, definire questo come uno “schiaffo” alla storia del Toro, o come la “goccia che fa traboccare il vaso” che determina i presupposti per un esonero. Uno schiaffo alla storia del Toro piuttosto è ogni partita che non si giochi con fame e cattiveria agonistica. E un allenatore va giudicato per i punti in classifica, non per una (presunta) gaffe in sala stampa. Se Mazzarri avesse detto quella frase nel periodo in cui pochi mesi fa otteneva risultati importanti, quelli che gli fecero meritare gli applausi e l’ovazione della curva Maratona, forse non sarebbero stati diramati comunicati opinabili che stanno facendo fare quattro risate sull’altra sponda cittadina a pochi giorni dal derby.