toro

L’equilibrio “nonostante” Ljajic. Da Cagliari un messaggio: il 3-4-1-2 è da riproporre

Il fatto / Difesa a tre, due esterni a tutta fascia: l'assetto che può reggere un trequartista come Ljajic e dare spazio agli intoccabili Falque e Belotti

Gianluca Sartori

"Se lo chiedete ad un allenatore, la risposta sarà sempre la stessa. Non ci sono moduli che fanno vincere le partite da soli. Vero: serve prima di tutto la determinazione e la giusta consapevolezza delle proprie qualità. Lo ha dimostrato la partita di Cagliari. Quando è riuscito a mettersi alle spalle il vortice di dubbi e paure che hanno portato a quattro sconfitte consecutive, il Toro ha rifilato quattro gol agli avversari. Poi però serve anche il giusto spartito tattico, che assicuri solidità alla squadra e allo stesso tempo metta i giocatori più forti nelle condizioni di esprimersi al meglio. Gli effetti del 3-4-1-2 del secondo tempo, con Ljajic dietro le punte, sembrano l'indicazione più importante arrivata dal match della Sardegna Arena.

"LABORATORIO WM - Mazzarri, arrivato a Torino a gennaio, ha scelto di evitare rivoluzioni di punto in bianco. Scelta sensata, visto che la squadra era abituata a giocare con una linea difensiva a quattro: ma la retroguardia a tre è sempre stata il suo dogma e ci ha lavorato fin da subito, al Filadelfia. Prima come arma da giocarsi a partita in corso quando occorreva serrare le fila. Poi, quando la sosta di campionato gli ha concesso del tempo in più per lavorare con la squadra, ne ha subito approfittato per fare delle verifiche in più. E via con il cambio del modulo: anche perchè quando ne perdi quattro di fila, qualcosa lo devi cambiare. Il 3-5-2 con cui ha iniziato la partita contro il Cagliari, tuttavia, era troppo scolastico e prevedibile: quando serve fare la partita, si può e si deve osare di più.

"RISPOSTE GIUSTE - Prima lo spostamento di Baselli dietro le punte, che ha dato fin da subito dei buoni segnali. Poi, visto che le sensazioni erano positive, dopo otto minuti della ripresa dentro Adem Ljajic, dentro il giocatore che può sparigliare le carte. Fuori Acquah, Baselli riportato sulla linea dei mediani, il modulo che diventa un 3-4-1-2. Il rilancio del Toro passa anche da qui: un sistema che possa sostenere al meglio Ljajic, giocatore che si dimostra imprescindibile ma che notoriamente non ha nel sacrificio in difesa il punto forte. E la soluzione può essere questa: tre difensori centrali, un centrocampo a quattro con due esterni dediti a ricoprire tutta la fascia, due centrocampisti centrali a coprire le spalle al serbo, che dal canto suo deve contraccambiare facendo una corsa in più in fase di non possesso. Quando invece la palla ce l'ha lui, problemi non ce ne sono: l'intesa con gli intoccabili Belotti e Falque è atavica, la classe non manca e le giocate arrivano di conseguenza. Il 4-2-3-1 archiviato, il 4-3-3 per ora accantonato. Un 3-4-1-2, che diventa 3-5-2 quando serve difendersi: in mezzo a tanti numeri spunta l'idea che forse può essere l'architrave del prossimo Toro.