di Fabiola Luciani
toro
Let’s go
di Fabiola Luciani
All’imbrunire della sera c’era stato il primo contatto con Rossi e al sorgere del sole il fatidico incontro che poteva picchettare la loro unione di fatto è...
"All’imbrunire della sera c’era stato il primo contatto con Rossi e al sorgere del sole il fatidico incontro che poteva picchettare la loro unione di fatto è drasticamente fallito. Dopo aver lasciato intuire la sua disponibilità, ci si chiede perché ha fatto marcia indietro? Traslando in Amore, Orgoglio e Speranza, laddove le regole lasciano il tempo che trovano, quando qualcosa si guasta, rimane nel mondo del “non detto” sempre quel tarlo rognoso che alla prima seria difficoltà rischia di far capitolare tutto nuovamente. Così è stato e tutto è sfumato all’improvviso, eppure era sufficiente organizzare la classica cena galeotta con il collante indispensabile che unisce da sempre la città di Torino, i tifosi granata, la società e la squadra, con il nuovo futuro mister del Toro: il famoso progetto chiesto e richiesto da tutti. Si vede che nessuno ci crede più e se esiste davvero è labile come il confine tra la realtà e la fantasia. Linea ancora da tracciare dunque e passato che non riusciamo a lasciare alle spalle e che inevitabilmente lascerà grossi strascichi nei giorni a seguire. Si proseguirà così nelle ripicche, nei silenzi, negli egoismi, nelle incomprensioni, nei malanni veri e presunti, nei soliti errori e negli atteggiamenti scostanti che ci hanno accompagnato fino ad oggi. Insomma, prima ancora di incominciare stiamo già buttando via l'ennesima stagione, anche questa della rifondazione. A differenza di molti però io non sono una fan nella figura dell’allenatore, ritengo che in molti siano bravi e preparati, ma la loro sorte dipende da numerose e forse troppe variabili: l'umore dello spogliatoio nonché la sua gestione, la fortuna, la personalità, il carisma, l'ambiente, il rapporto con i media e a riguardo di quest’ultima le ultime giornate di mister Ranieri e le prime di Ciro Ferrara sono un esempio classico; poche cose nel calcio credo siano state squallide quanto l'atteggiamento del giornalino sportivo torinese e dei giocatori rigatini, il capitano Uliveto in testa, nei confronti del tecnico romano.Let's go Colantuono forse, se non si è ancora stufato di attendere le volontà di re Urbano o chissà, magari avrà pure il coraggio di chiedere a Camola di rimanere dopo aver ricevuto il “niet” da tutti quanti. Ormai qui nel Territorio dell’impossibile non ci stupiamo più di nulla. Chiunque sia il nuovo mister del Toro, se sarà matrimonio dovrà fare l'uomo e pure il tecnico, dovrà stupirci come hanno fatto meravigliosamente Reja e Camolese negli ultimi anni in B. Dovrà essere in grado di guidarci fuori dall’inferno sulla barca di Caronte, perché dal “no grazie” ricevuto a turno da Mazzarri, Rossi e Giampaolo abbiamo capito che non c’è traccia di progetto nemmeno stavolta e il nostro prossimo futuro si sta già delineando verso il buio più profondo. La robaccia mal gestita che abbiamo visto nelle ultime tre stagioni a noi non interessa più e partire bene era di fondamentale importanza per stemperare quei numerosi mugugni che traggono origine dalle scapestrate vicende societarie. Giusto ringiovanire la rosa, ma è altrettanto giusto mantenere i pilastri e cercare pedalatori assetati di fama, l'importante è scegliere bene ... purtroppo non sempre accade, ma con l’aiuto di Foschi e senza l’ingombrante ombra di Cairo ci dobbiamo riuscire.
"All’imbrunire della sera sembra essersi imbarcato su un cargo battente bandiera pirata un nuovo acquirente di cui nessuno vuol parlare, ma che a giorni darà forse l’assalto finale. Atteso come il messia portatore di sogni, ma destinato inesorabilmente e con qualche immaginabile strascico e colpo di coda a precipitare nel più profondo oblio.Se esiste tifoso granata che crede all'equazione Toro = sceicchi nababbi = investimenti ricchi e succulenti = vittorie e trofei, probabilmente è un'inguaribile e romantico sognatore oppure proviene semplicemente da una dimensione parallela. Eppure, basterebbe maggiore capacità gestionale, volontà, serietà e concretezza da parte dell'attuale presidenza, ma non potremmo certo pensare di ottenerla fino a quando buona parte della tifoseria granata è disposta a bersi tutto ciecamente.I fautori dell'autofinanziamento o del famoso azionariato popolare diano pure un'occhiata al volume delle entrate, a quello delle uscite e a quanto è stato speso per il rafforzamento della squadra, di quanto è il bilancio nell'ultimo triennio, nonché alle alchimie contabili. Non credo sia stato speso tanto di tasca propria, anzi credo proprio poco se non nulla con un sicuro ritorno mediatico, perciò sostengo e approvo un approccio serio a quest’idea che non ritengo affatto che sia da scartare a priori. Tutto va fatto però alla luce del sole perché all’imbrunire della sera ci tocca pure fare i conti con gli insulti all'intelligenza figli di una certa stampa sportiva torinese, eppure basterebbe molto poco per farci stare allegri visto di che pasta siamo fatti.
"All’imbrunire della sera hanno fatto le valigie anche Kakà e Ibrahimovic impoverendo ulteriormente un campionato alquanto brutto, piuttosto mediocre e palesemente disonesto figlio di una dirigenza di Palazzo che ci relega nell'oblio del piano di sotto, grazie al suo immobilismo, alla sua miopia, al servilismo spudorato, nonché alla mancanza di coraggio e all'assenza di seri investimenti e di una politica "ad hoc". Pensare che il calcio vada in controtendenza rispetto alla crisi che ci attanaglia e a questo insulso paese è pura utopia, ma l'avidità avrebbe sicuramente preteso maggiore lungimiranza nel settore che indiscutibilmente tira per la maggiore … sesso e coca a parte, ovviamente. Rimarrà ahimè, un torneo di paese, stile oratorio, con le solite tre squadre e mezza che monopolizzeranno sempre di più il nostro povero calcio indigeno con conseguenze deleterie in fatto di credibilità e fascino sportivo, nonché l’ovvio riscontro nell’annotare sempre più spettatori che si appassioneranno a Premier League e Liga Spagnola.
"All’imbrunire della sera, da sempre e a turno ci siamo appropinquati al tempio del Fila o al santuario degli Invincibili per il saluto ai nostri cari perché il tifoso granata non scorda mai i suoi eroi e chi le ha dato rispetto.C’è che si indigna per una “bandiera” fischiata nella Milano rossonera e chi nel aver visto qualche tempo fa un bagno di folla anch’esso a righe ma incolore, all’aeroporto per una Coppa data a tavolino e alzata al cielo con indifferenza, nonostante quello che è successo. Per carità, noi non siamo affatto migliori di altri, abbiamo fatto le nostre marachelle, ma in quanto a dispensare amore e affetto non siamo secondi a nessuno, e i defunti, compresi quelli altrui, NOI li onoriamo e li rispettiamo sempre. Tutto dolce, tutto molto antico attorno a noi e a dimostrarlo sono le lacrime vere e genuine di protagonisti sportivi d’altri tempi quando chi arrivava al Toro non scappava di notte, né per la depressione, né per il vile denaro, ma col cuore e con i fatti ci rimaneva per sempre con questa maglia, diventando uno di noi, anzi oserei dire anche molto meglio di noi, mondato dei nostri pregi ma anche delle nostre ataviche imperfezioni.L’ho detto spesso, forse in maniera spiccatamente presuntuosa, come tifoseria meriteremmo sicuramente di più, ma se non possono donarci fama e la gloria risparmiateci almeno le chiacchiere di Urbano Cairo, grazie.Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA