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Libero e Leader

MICHELE FERRERO

Dopo il terzino sinistro (12 aprile) il viaggio nei ruoli del calcio, raccontati attraverso i beniamini granata, prosegue con il libero.

Che quasi sempre significa leader....

Redazione Toro News

MICHELE FERRERO

Dopo il terzino sinistro (12 aprile) il viaggio nei ruoli del calcio, raccontati attraverso i beniamini granata, prosegue con il libero.

"Che quasi sempre significa leader. Occupare la posizione alle spalle di tutti presuppone infatti una buona lettura del gioco, una capacità di supervisione. Qualità che consentono di arrivare dove quelli davanti non hanno potuto, e di trovare il rimedio alle situazioni difficili prima che sia troppo tardi. Ed è un fatto di cervello, più che di gambe: i grandi liberi non necessariamente sono veloci, anzi spesso sono più lenti dei compagni, tanto che quando un centrocampista comincia a perdere in corsa e dinamismo, se dotato tatticamente, può arretrare con profitto da libero. Il caso tipico è quello di Zaccarelli, elegante incursore in giovane età, che è poi riuscito a rendersi molto utile al Toro giocando 3 stagioni da ultimo uomo. E lo stesso cammino ha intrapreso anni dopo Luca Fusi, che da mediano tutto corsa e sacrificio è passato libero, mostrando di essere davvero completo. Personalmente ho cessato di stimarlo quando è passato ai gobbi nel 94, ma questo fatto non può intaccare suo il valore tecnico.

"Tra i due scelgo comunque Zaccarelli, non solo perché è stato qui in tutto 13 anni contro 4, ma per la personalità positiva che ha esercitato nell’ambiente granata anche terminata la carriera di calciatore. Inoltre ha sempre avuto piedi migliori, più adatti all’impostazione rispetto a quelli di Fusi.

"Il mio preferito però è Cravero, un giocatore per il quale ho sempre avuto un debole. Di Roberto ho seguito l’intero percorso: da giovane promettente ma già autoritario, a campione affermato ed infine a “capitano non giocatore”. Per la perentorietà delle soluzioni, la tecnica individuale sopraffina, le intuizioni e le proiezioni offensive illuminate è stato un grande piacere vederlo giocare. Il fisico, che tendeva ad appesantirsi, gli ha precluso livelli ancora più alti, e la concorrenza di Baresi un sicuro destino azzurro.

"Di Angelo Cereser detto Tricea mi hanno raccontato mirabilie, nel senso che ha incarnato lo spirito del Toro come pochi, e mi spiace davvero non averlo visto combattere, se non nell’ultima sua stagione. Fu ceduto al Bologna in cambio di Caporale, che vinse lo scudetto adattandosi molto bene al gioco tutto pressing di Radice, tanto da essere rimpianto in seguito pur non avendo destato quasi mai una sensazione di sicurezza assoluta.

"Dopo di lui il ruolo divenne un problema, diversi tentativi non furono soddisfacenti: Onofri e Carrera erano molto quotati nel Genoa e nel Vicenza, ma al Toro non ebbero fortuna, mentre il ragazzo del Filadelfia Masi si mostrò bravo ma un po’ troppo leggero. Con la speranza di risolvere la questione fu acquistato l’olandese Van de Korput, primo straniero granata dell’era moderna, che però non era adatto al gioco all’italiana e fu riciclato come terzino.

"Il pelato Roberto Galbiati era senza dubbio un libero di spessore tecnico ragguardevole, ma dopo due stagioni discrete perse il posto con il ritorno in panchina di Radice. Da anni Gigi aveva in mente di impiegare Zaccarelli libero: Renato alla fine degli anni 70 aveva rifiutato il ruolo temendo di perdere la nazionale, ma nell’85 si è reso disponibile ad arretrare, ben sapendo di allungarsi la carriera.

"Poi i già citati Cravero e Fusi, capitani del Toro edizione Borsano.

"La rivoluzione di Calleri ci portò due liberi incompiuti: Stefano Torrisi era ancora acerbo (poi si affermò nel Bologna) mentre Luca Pellegrini parecchio stagionato: l’ex capitano doriano fece comunque in tempo a mostrare classe e personalità. Cosa che invece non riuscì a Minotti, eccellente nel Parma ma spremuto quando arrivò da noi, e a Cruz. Il nazionale carioca era dotato di un sinistro finissimo, ma non più del ritmo adatto per giocare in Italia. Se ne andò sbattendo la porta in faccia a Mondonico e fu rimpiazzato dall’allora under 21 Grandoni, che fece esperienza sulla nostra pelle per poi giocare benino altrove.

"Il moderno gioco a zona ha portato anche il Toro a giocare talvolta con due difensori centrali di simili caratteristiche, e quindi senza un libero classico. Tipi di spiccata personalità come Cevoli, Mezzano e Giacchetta hanno agito in linea con un altro difensore, scambiandosi la marcatura e la responsabilità di guidare il reparto da ultimo uomo.

"Animato da buone intenzioni ma troppo lento è stato il centrale argentino Fernandez, improponibile anche in B. Per un ruolo dove il senso tattico è fondamentale la scuola italiana offre più garanzie rispetto a quelle straniere: almeno Van de Korput e Cruz erano nazionali, il bel Mariano arrivava invece dalla serie B portoghese. La cosa grave è che a prenderlo, per conto di Cimminelli, è stato Cravero: il cerchio si è chiuso in maniera tragica.

"L’ultimo libero autentico del vecchio Torino Calcio rimane Stefano Fattori, elegante e abile nel disimpegno, molto meno nel gioco aereo. Ha dato il suo contributo con risultati altalenanti: solo con Camolese è riuscito a limitare le sue pericolose distrazioni.

"Il presente è di Oscar Brevi, libero e capitano della rinascita granata. Va verso i 40 anni e quindi non potrà essere suo il futuro. Peccato perché è da Toro, sa lottare, sa soffrire. Ha ancora fame perché si deve riprendere quello che non ha avuto a vent’anni, quando giocava nelle serie minori. Com’è strano il calcio.

Ciao a tutti, alla prossima.

Michele