di Ivana Crocifisso - Vicenza, poco più di sei mesi dopo. Era il Toro di Lerda, era la gara che costò al tecnico la panchina. Quella del rigore dell'ex Abbruscato, di un Toro smarrito spesso e volentieri in balia dell'avversario. Questa sera si cercherà di cominciare a scrivere un'altra storia. Le premesse ci sono tutte.
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L’ora della continuità
di Ivana Crocifisso - Vicenza, poco più di sei mesi dopo. Era il Toro di Lerda, era la gara che costò al tecnico la panchina. Quella del rigore dell'ex Abbruscato, di un Toro smarrito spesso e volentieri in balia...
A Torino è facile passare dalle stalle alle stelle in poco tempo. L'esempio lampante è la bordata di fischi, dopo il match con il Cittadella, a cui sono seguiti, pochi giorni dopo applausi scroscianti al termine di Torino-Varese. Non erano brocchi prima, non sono diventati fenomeni poi. Questa la frase ripetuta con forza non tanto da Ventura, quanto dai singoli giocatori (e in questo caso ci riferiamo a Iori, nei giorni successivi al match vinto all'Olimpico). A testimonianza che quello che manca ormai da tempo a Torino è l'equilibrio. E la colpa non è e non può essere dei tifosi. Che come nei rapporti d'amore dopo una delusione faticano a fidarsi nuovamente.
Tocca ai granata tendere loro la mano, dimostrare che stavolta ci si può fidare davvero. Continuando sulla buona strada di Varese, passando proprio per Vicenza, per dimostrare che questo è davvero l'anno della svolta, quella necessaria. E in un campo che negli ultimi due anni ha regalato solo frustrazione si chiede non tanto (e non solo) di portare a casa il massimo possibile, ma di interrompere l'altalena di prestazioni positive e negative, di far sì che all'equilibrio chiesto ai tifosi corrisponda la continuità di un gruppo che quest'anno non può sbagliare.
(foto M.Dreosti)
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