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Lotito e Cairo, numeri uno agli antipodi

Calcisticamente parlando, li separa solo un anno. Ma andate a chiedere ai tifosi laziali se, dovendo essere costretti a cambiare, si prenderebbero Urbano Cairo al posto di Claudio Lotito? Nonostante contestazioni in serie e un rapporto con...

Federico Danesi

Calcisticamente parlando, li separa solo un anno. Ma andate a chiedere ai tifosi laziali se, dovendo essere costretti a cambiare, si prenderebbero Urbano Cairo al posto di Claudio Lotito? Nonostante contestazioni in serie e un rapporto con alcune frange che va ben oltre i limiti della sopportazione, alzerebbero la mano in pochi per fare cambio.GIUSTIZIA E CALCIO – Perché Lotito è così, prendere o lasciare. L’ultima, fresca di questa mattina e tutta da dimostrare, è l’accusa di Massimo Erodiani, uno dei testimoni considerati essenziali nell’inchiesta sul calcioscommesse che alla Procura di Mantova ha ribadito le accuse al numero uno laziale: la partita di Coppa Italia 2010 tra Lazio e Albinoleffe sarebbe stata combinata e soprattutto Lotito “non solo era a conoscenza della presunta combine ma l'avrebbe anche gestita”. Ovviamente tutto da verificare e confermare in sede di dibattimento. Intanto però è altro materiale da mandare agli archivi come la condanna (in secondo grado) per aggiotaggio sui titoli della Lazio che comunque non gli impedisce di sedere in Consiglio federale. Una delle tante vicende tra calcio e aule giudiziarie che l‘ha visto coinvolto, sempre in prima fila.

INFERNO E PARADISO – Perché Lotito è presidente dal luglio 2004, tredici mesi prima di Cairo. E sin da subito ha dovuto risolvere una situazione economicamente terrificante, concordando un percorso di risanamento dei debiti con lo stato (che in molti hanno giudicato persino eccessivo nell’elasticità) e ora viaggia con una società sana, per di più quotata in Borsa. Non così solido invece è il Toro, soprattutto perché a differenza della sua rivale di domani dalla rifondazione ad oggi ha vissuto pagine buie assai, fatte di ricavi modesti per la B, per uno stadio che è un terzo di quello laziale, per marketing che non ha mai funzionato.

TIFOSI CONTRO – Già, quello del marketing è un capitolo a parte. In casa Lazio parte numerosa e rumorosa della tifoserie organizzata dal giorno del suo insediamento non gli ha mai perdonato i tagli drastici nei rapporti, fatti di biglietti regalati (soprattutto per le trasferte) e gestione allegra e fatta in proprio del materiale legato alla società (e al nome della Lazio) che Lotito ha ovviamente evocato a sé. Più volte contestato, anche quando la squadra è stata sull’orlo della B, più volte ha resistito portandola nelle ultime due stagioni a sfiorare la Champions, soprattutto con un progetto chiaro. Tutto quello che a Torino in sette anni di presidenza Cairo ancora si stenta a vedere, soprattutto a capirne i limiti. Almeno nelle simpatie dei tifosi, comunque, li possiamo accomunare.

MERCATO INDIPENDENTE – Da una parte Tare, dall’altra Petrachi. In teoria entrambi con potere decisionale sul mercato. In pratica invece solo il primo opera in nome e per conto della Lazio, mentre il secondo sembra sempre avere le mani legate. Anche a Lotito danno del risparmioso, e usiamo un eufemismo, ma solo nelle ultime stagioni ha comunque piazzato colpi importanti come Hernanes, Marchetti, Klose. Invece convincere i buoni giocatori, di livello assoluto a venire a Torino sembra sempre un’impresa. Ora balla Zarate che Lotito vuol fare fuori ma non regalandolo come ha ribadito ancora questa mattina. Scommettiamo che ci riuscirà?Federico Danesi(foto M.Dreosti)