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L’utilità della sosta e del ritiro

Prima la diatriba relativa al campo di allenamento (prima Chieri, poi il ritorno a Orbassano, in futuro magari di nuovo a Grugliasco?), poi la decisione di andare in ritiro da lunedì a Coverciano, scegliendo la strada...

Redazione Toro News

Prima la diatriba relativa al campo di allenamento (prima Chieri, poi il ritorno a Orbassano, in futuro magari di nuovo a Grugliasco?), poi la decisione di andare in ritiro da lunedì a Coverciano, scegliendo la strada dell’isolamento e degli allenamenti a porte chiuse. Il Toro sta vivendo un momento particolare, questo è chiaro, il successo contro il Catanzaro ha restituito un minimo di ottimismo al gruppo, ma la tappa di Bologna diventa un crocevia fondamentale per i destini della stagione granata.

La scelta di andare a preparare in terra toscana la sfida di venerdì prossimo si può leggere in una duplice chiave: da una parte per andare alla ricerca di un luogo lontano da troppe orecchie ed occhi indiscreti, allentando il clima di crescente pressione che accompagna la squadra, dall’altra come la ricerca di un isolamento propedeutico al ricompattamento del gruppo in vista della volata finale. E se fosse vera la seconda ipotesi, ci sarebbe di che preoccuparsi, vuol dire che certi spifferi di spogliatoio potrebbero tramutarsi in correnti d’aria gelida, al di là delle dichiarazioni di facciata o delle magliette esposte durante gli allenamenti, come era successo con Nicola.

In pochi credono che la questione dei premi possa condizionare il rendimento del Toro: i giocatori vengono pagati (bene) con puntualità svizzera, la società è sempre presente, per fortuna le magagne ciminelliane, certi ritardi e certe figuracce sono un lontano ricordo. E poi la serie A conviene a tutti, in primis alla squadra, visto che per molti granata conquistarla rappresenterebbe il successo più importante della carriera. De Biasi è stato uno straordinario motivatore del gruppo, nella prima fase della stagione ha fatto cose egregie, dando un’anima e un gioco ad una formazione nata il 2 di settembre, che non ha fatto né la preparazione né il precampionato. Paradossalmente, i problemi sono nati da gennaio in poi, quando è aumentata la possibilità di scelta grazie agli innesti avvenuti sul mercato di gennaio. Talvolta può essere non semplice individuare i primi 11, quando ne hai altrettanti (o quasi) di pari livello.

Venerdì a Bologna il Toro si troverà di fronte una squadra ancora più affamata dei granata, perché i rossoblu sono la grande delusione di questa serie B. Le loro speranze di agganciare l’ultimo treno per i playoff passano dalle prossime tre gare, ma un capitombolo contro Abbruscato e compagnia potrebbe significare già subito la fine di ogni illusione. Come una sconfitta granata al Dall’Ara significherebbe dare l’addio al 90% all’obiettivo promozione diretta. Ma questa è un’ipotesi che nessuno in casa Toro vuole (giustamente) considerare.

Era dalla sosta di fine anno che De Biasi non aveva la possibilità di lavorare e contemporaneamente far rifiatare i suoi. Tra il lavoro fatto in questi giorni e quello che attende la prossima settimana a Firenze, l’auspicio è che finalmente vada a buon fine l’inserimento dei nuovi acquisti, visto che finora sono state più le crisi di rigetto che i momenti positivi. E a Bologna, tra Melara, Abbruscato e uno tra Gallo e Ferrarese, saranno diverse le new entry di gennaio in campo dal primo minuto. C’è bisogno che regalino una scossa positiva. A loro e a tutta la squadra. La lunga volata promozione sta per partire, guai a chi resta indietro.