toro

… Ma c’è ancora molto su cui lavorare

di Edoardo Blandino

 

Abbiamo detto, dunque, che non è tutto da buttare. Ma se il Toro non ha portato a casa tre punti che aveva già in tasca, evidentemente qualcosa che non...

Edoardo Blandino

di Edoardo Blandino

"Abbiamo detto, dunque, che non è tutto da buttare. Ma se il Toro non ha portato a casa tre punti che aveva già in tasca, evidentemente qualcosa che non ha funzionato ci deve essere stato. La partita contro il Lecce, in realtà, non ha mostrato nulla che già non si sapesse. Tutti gli errori commessi, non sono altro che un coacervo di bruttezze già ammirate da agosto ad oggi. A cominciare dallo sterile possesso di palla e dalla mancanza di qualità. Il Toro si affida troppo alle giocate dei singoli e collettivamente non si riesce a sviluppare una manovra fluida e rapida. La palla gira lentamente e stancamente da un lato all’altro del campo, mentre gli avversari rimangono chiusi ad aspettare, senza difficoltà. Belingheri alle spalle delle punte permette di avere più dinamicità in mezzo al campo e maggiore fisicità, ma non è in grado di dare fantasia allo sviluppo del gioco. Se la manovra è bolsa gli spazi non si aprono e l’ex ascolano non può rendersi pericoloso con i suoi inserimenti. Rallentando ogni giocata e permettendo persino il rientro di Marilungo al limite dell’area in alcune circostanze per poi ripartire velocemente, il Toro ha permesso al Lecce di giocare al gatto con il topo. Nel secondo tempo la musica è leggermente cambiata perché i granata hanno inserito un uomo come Leon, che sicuramente ha dato maggior qualità, sebbene anche lui abbia le sue colpe… La fantasia di Gasbarroni è fondamentale in alcune circostanze e ieri sera lo si è capito per l’ennesima volta. Con il suo ingresso in campo, complice anche la stanchezza degli avversari, il Toro ha trovato maggiore lucidità nella manovra. Lucidità che è mancata negli ultimi 4 minuti. Già, perché col in gol di Bianchi la partita era finita. Una squadra che aspira alla promozione non può subire il pareggio in quel modo. Basta solo un po’ di intelligenza tattica. Duecentoquaranta secondi passano in un baleno. Se ci si dispone con ordine in campo, con la linea dei centrocampisti schiacciata a pochi metri dai difensori, senza lasciare spazi, i tre punti si portano a casa senza rischi. Che senso ha, poi, supportare la manovra con quasi tutto il centrocampo a pochi secondi dalla fine? Facendo così, si rischia solamente di sbilanciarsi e beccarsi un contropiede. In casa, in vantaggio contro una diretta concorrente, oltre il novantesimo, non si può prendere gol su una ripartenza avversaria. Oltretutto, sul contrattacco pugliese, c’erano tre giocatori completamente liberi e dimenticati dalla difesa. L’atteggiamento sbagliato con cui si è posto in campo il Toro dopo il 2-1 denota una forte presunzione e le parole di Rubin («pensavamo di avere già vinto») ne sono una conferma. Ma la cosa ancora più grave è che prima del pareggio il Lecce aveva calciato verso la porta almeno un’altra volta e questo non è servito come segnale alla squadra. La cattiva gestione del pallone è un grave errore, la presunzione di essere più forti è uno sbaglio ancora maggiore. Soprattutto alla luce di questi risultati. L’unica speranza è che questa ennesima batosta serva da lezione per il futuro. Ma visto il recente passato, non c’è da giurarci.

"(Foto: M. Dreosti)