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Ma quale cuore Toro

di Michele Ferrero

Ovvio che se una squadra recupera due gol fuori casa in situazione d’inferiorità numerica si grida tutti alla grande impresa, esaltandone il carattere e la...

Redazione Toro News

"di Michele Ferrero

"Ovvio che se una squadra recupera due gol fuori casa in situazione d’inferiorità numerica si grida tutti alla grande impresa, esaltandone il carattere e la voglia di crederci fino alla fine. Se poi questa squadra ha la maglia granata si parte inevitabilmente con un trattato, scritto o declamato, sul cuore Toro.Suvvia, siamo seri. A Bergamo il Toro, inconcludente per larghi tratti della gara, ha arraffato un punto assai fortunoso. Che ha saputo meritare secondo me più con la buona organizzazione messa in mostra nel primo tempo che con il finale di gara, certo carico di orgoglio, ma favorito soprattutto da alcuni eventi assolutamente casuali. Il calcio è pazzo, per questo piace più degli altri sport in tutto il mondo.Invece che con un più che meritato 0 a 0 in tasca, il Toro si è trovato nell’intervallo sotto di un gol per una piccola disattenzione di Della Fiore. Il centrale italo-argentino, dopo un sontuoso intervento difensivo su Zampagna, non l’ha poi seguito nel proseguo dell’azione, forse pensando che l’arbitro fermasse il gioco per un fallaccio di Vailatti su Doni. Ha concesso pertanto all’attaccante lo spazio-tempo di girarsi e di premiare il taglio di Ferreira Pinto, reso letale dal fatto che Lanna è scivolato mentre cercava di contenerlo.Fino a quel momento il Toro, in una partita con entrambe le squadre parecchio corte ed assiepate in trenta metri, non aveva mai sofferto, se non su una punizione ben parata da Sereni. I granata avevano anzi costruito trame migliori di quelle dell’Atalanta, grazie alla lucidità di Corini ed alla propulsione di Comotto sulla destra.Ho scelto proprio il rientrante capitano come osservato speciale di giornata, e vi assicuro che la sua partita è stata buona anche prima del finale di gara che lo ha visto protagonista. Pronti-via ha offerto un buon pallone a Bjelanovic (che non è riuscito a riciclarlo bene per l’accorrente Rosina) e poco dopo una sua diagonale splendida ha evitato che il Toro andasse subito sotto. Abbastanza precisi anche i suoi passaggi in profondità, spesso seguiti da generose sovrapposizioni, una delle quali ha riaperto una partita che Ventola e soprattutto Natali avevano consegnato all’Atalanta. Il gol di Nik infatti è praticamente di Comotto, che fino alla fine ha poi spinto con intensità, sbagliando in tutto solo tre palloni sugli oltre 20 giocati, escludendo ovviamente le fasi di ordinaria circolazione di palla. Una gara quasi perfetta, da migliore in campo.Che il Toro a Bergamo fosse andato per vincere, come da proclami ormai consueti, però non esiste. Il pericolo maggiore, giusto per capirci, l’ha portato addirittura Natali, che al 16’ è andato in percussione centrale senza poi servire Rosina, liberissimo al suo fianco e pronto a puntare in area l’ultimo difensore.Per il resto quasi nulla. Il Toro ha in realtà ben contenuto una modesta Atalanta, puntando ad un onesto pareggio. Regalando due gol ed un uomo espulso ha però fallito il suo piano originario. Quando tutto sembrava compromesso, e la logica faceva pensare di evitare semplicemente un passivo pesante, è emersa la pazzia e l’imprevedibilità di questo gioco. Nel quale un cambio “Motta per Grella” può diventare la mossa del secolo, specie se il portiere non trattiene il pallone sulla testata di Ventola. Anche i demeriti dell’avversario, presuntuoso oltre che modesto, hanno inciso almeno quanto la fortuna: credo che ci metteremmo del tempo a perdonare i nostri ragazzi, qualora si facessero rimontare due gol in superiorità numerica. Per non parlare del colpo di testa di Doni a Sereni battuto, uscito di un centimetro come il famoso tiro di Gasparetto.Se poi vogliamo chiamare il tutto cuore Toro siamo liberi di farlo. Ci piace pensarlo, così come chiamare in causa la sfiga in caso di infortuni o episodi contrari. Ma da quando c’è Cairo al timone stiamo imparando a conoscere anche l’altra faccia della medaglia.Intendiamoci. Io non sto dicendo che questa squadra non ha orgoglio, tutt’altro. A Bergamo l’ha tirato fuori e non è la prima volta. Credo però, anche pensando alla preoccupante situazione relativa ai continui infortuni, che sia destinata a soffrire fino alla fine. Al cuore Toro deve attingere troppo spesso, perché non ha molti altri mezzi per far punti. Non vedo un solo reparto completamente affidabile: la difesa prende gol in quantità, perché, occorre ammetterlo, Natali è un sopravalutato. Doveva esserne il perno (è stato pagato anche caro) ed invece si sta rivelando l’anello debole. Della Fiore gioca bene al calcio, ma in marcatura sull’uomo non sembra sicurissimo: se sulla palla inattiva del rigore c’era Ventola, e non lui, a tenere il centravanti un motivo dovrà esserci. Il promettente Rubin si è rotto, come spesso capita quando i nostri vanno in nazionale. Il centrocampo non è troppo dinamico, e manca di un uomo che possa ben sostituire Grella e Corini, gli unici che non hanno mai rifiatato. Invece si è perso pure Barone, e tra quelli rimasti solo Vailatti sa interpretare le due fasi sull’esterno. L’attacco fatica a produrre occasioni da gol: Ventola e Bjelanovic avevano iniziato bene la stagione, ma stanno diventando sempre più statici, mentre lo straripante Malonga non gioca in area di rigore. Considerando che Recoba ha un’autonomia limitata, la squadra è tornata ad essere Rosina-dipendente. Almeno fino al ritorno di Di Michele, che sarà certamente bravo, ma non ha la bacchetta magica. Inoltre un assetto disquadra equilibrato non è ancora stato trovato: il tecnico avrebbe in mente un modulo di gioco che con gli uomini a disposizione non può fare. Pensare di poter sempre risolvere i guai con il cuore Toro può essere molto pericoloso.