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Museo del Toro al Filadelfia, Beccaria: “È la priorità, ma tempi lunghissimi…”

L'intervista / Le parole del Presidente del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata: "Al Filadelfia vorremmo ricreare un luogo di aggregazione, il M.O.I. resta il piano B"

Nicolò Muggianu

"Bisogna che se ne parli, ma la faccenda al momento si è fermata". C'è tanta speranza nelle parole di Domenico "Mecu" Beccaria, Presidente del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata. L'obiettivo è quello far traslocare i cimeli del Torino da Villa Claretta a Grugliasco al Filadelfia, provando così a ricreare quel luogo di aggregazione per la fede granata che lo storico impianto sportivo rappresentava prima della demolizione. Sullo sfondo resta l'ipotesi del trasloco all'ex M.O.I., in via Giordano Bruno, ma questa resta - a detta di Beccaria - soltanto "un piano B". Presto nuovi colloqui, ma molto dipenderà dal Torino FC.

A che punto siamo con la questione del trasloco del Museo allo Stadio Filadelfia. Almeno da parte vostra, mi pare che la volontà sia chiara: andare al Filadelfia. 

"Complice anche le vacanze estive la faccenda si è fermata. Contiamo di riprendere quanto prima il filo del discorso. Nei nostri auspici c'è quello di andare al Filadelfia e non al M.O.I.. Diciamo che il M.O.I. resta il piano B, che comunque teniamo in considerazione, anche se è una "estrema ratio" perché i desideri di tutti sono quelli di andare al Filadelfia".

Con "desideri di tutti" intende anche del Torino FC?

"Quando dico i "desideri di tutti" intendo essenzialmente quelli dei tifosi del Toro. Non ci dimentichiamo che tutto quello che facciamo al Filadelfia, in ultima analisi, lo facciamo per i tifosi. Perché la società non aveva bisogno che Regione, Comune e quant'altro si mettessero a costruire un nuovo centro sportivo. Il centro sportivo già ce l'aveva ed era la Sisport, che andava tanto bene e non c'era bisogno di niente di diverso. La differenza non sta nella struttura sportiva in sé, ma nello spirito che in questa struttura è racchiuso. Di conseguenza, il Filadelfia ha dei valori che la Sisport non può avere perché non c'entra nulla con la storia del Toro. Allora ovviamente, quando dico "tutti" parlo per la maggioranza dei tifosi granata. La società dovrà dire lei stessa se la cosa piaccia o meno, io non mi permetto di parlare per terzi".

L'obiettivo adesso è trasmettere questo suo sentimento anche alla società...

"Assolutamente sì. Perchè un conto è un centro sportivo, un conto è il Filadelfia e un conto ancora è un Filadelfia completo in ogni sua parte, con museo e quant'altro. Che diventerebbe un polo granata a tuttotondo, in grado di catalizzare le attenzioni di tutti e creare un programma di sviluppo. Sia per la passione granata, ma anche dal punto di vista economico perché i musei di calcio se sono gestiti bene producono degli utili, dei posti di lavoro; per cui ne beneficerebbe anche l'economia del quartiere".

Un Filadelfia che quindi tornerebbe ad essere punto di ritrovo e di riferimento per i tifosi. Un vero fulcro per il "granatismo".

"Il museo sorgerebbe sul lato di Via Giordano Bruno e non sarebbe comunicante con il campo, per cui non ci sarebbe nemmeno il problema degli allenamenti a porte chiuse. A tal proposito mi permetto di ricordare che sia quando abbiamo redatto lo statuto - in cui è stato espressamente previsto che il cortile del Filadelfia rimanesse aperto per consentire di ricreare quel ruolo di agorà che aveva prima della demolizione - e anche successivamente in fase progettuale, abbiamo espressamente richiesto ai progettisti di progettare il Filadelfia in modo che fosse strutturato in modo tale che dal cortile non fosse possibile vedere cosa succedeva in campo proprio per consentire di avere contemporaneamente allenamenti a porte chiuse e cortile aperto. Saremmo tutti quanti più felici con più allenamenti a porte aperte, così come saremmo felici se al di là dell'allenamento a porte chiuse qualche giocatore a turno fosse inviato dalla società ad incontrare i tifosi, fare selfie, autografi. Sorridere e partecipare alla vita dei tifosi, che a fronte di questa passione smisurata chiedono davvero molto poco in cambio. Giusto un po' di considerazione e qualche fotografia, non mi sembra una cosa così spropositata...".

Ma torniamo a noi: dopo la pausa dovuta all'estate, sono previsti altri incontri per parlare della questione museo?

"Ci siamo incontrati a fine luglio l'ultima volta. Adesso non c'è ancora una data fissata, anche perché le cariche del Consiglio d'Amministrazione sono in scadenza e quindi a brevissimo ci dovrebbe essere un CdA prima, e un CdF dopo per confermare queste cariche. Io mi auguro che nel contesto del rinnovo delle cariche si trovi anche un po' di tempo per parlare della questione trasferimento museo".

Se dovesse dare un orizzonte temporale realistico: in quanto pensa che si possa venire a capo della questione in via definitiva?

"Mi auguro innanzitutto che la questione venga affrontata, che è il primo passo per risolverla. In questo momento non viene neanche affrontata, quindi iniziamo a pensare ad affrontarla. Poi a seconda delle strade che prenderemo, potremo parlare di una tempistica. Se si tratta di occupare uno spazio preesistente che si può ristrutturare in breve tempo come il M.O.I. stiamo parlando di un anno, anche meno. Se invece parliamo di costruire una struttura ex novo che possa ospitare il museo con i tempi biblici che ha la Formazione (che pur essendo un ente privato ha una forte partecipazione pubblica, quindi si muove con l'evidenza del pubblico), abbiamo la consapevolezza che i tempi sarebbero lunghissimi. Parliamo di 3-4 anni. Se siamo disposti ugualmente ad aspettare? Abbiamo aspettato 20 anni per avere il Filadelfia, se necessario ne aspetteremo altri 3-4 per averlo completo. Ovvio che mi piacerebbe farlo prima e le possibilità ci sarebbero anche... Con un intervento privato, al posto di un intervento pubblico. Ma lì si aprono altri orizzonti che al momento non sono neanche stati ipotizzati...".