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”Noi eravamo Uomini, non Buffoni!”

di Edoardo Blandino

 

Alla Fiera del Libro ci si va per molteplici motivi. C’è chi cerca un determinato saggio, chi vuole una particolare lettura o chi si...

Edoardo Blandino

di Edoardo Blandino

"Alla Fiera del Libro ci si va per molteplici motivi. C’è chi cerca un determinato saggio, chi vuole una particolare lettura o chi si “accontenta” di gironzolare tra gli stand lasciandosi colpire da ciò che più lo affascina. Ma chi non solo: ogni giorno gli organizzatori hanno pensato a momenti di incontro e dibattito intellettuale e culturale. Come ieri, quando alle 17.30 nella Sala Rosa Darwin Pastorin ha moderato il l’incontro fortemente voluto e organizzato da Giulio Graglia dal titolo: “60 Superga in ricordo del Grande Torino”. Otto gli ospiti: Don Aldo Rabino, Antonio Comi, Claudio Sala, Sabrina Gonzatto, Paolo Pulici, Carla Maroso, Franco Ossola e Franco Ferraresi. Ma tra il pubblico erano presenti anche diversi ex calciatori come Roberto Salvadori e Sauro Tomà. Proprio quest’ultimo, chiamato in causa durante la discussione, ha commentato il suo ricordo: «Arrivare a Torino per me è stato un sogno. Ricordo che al primo allenamento mi mandarono nello spogliatoio con tutti i titolari. Mazzola vide che ero molto nervoso e si avvicinò a rincuorarmi». Gli fanno eco altri relatori come Ossola: «Quel Toro dava spettacolo. La perfezione non si può raggiungere, ma quella squadra la sfiorava. Si giocava non solo per i tifosi, ma anche per guadagnarsi il rispetto degli avversari. Ci fossero state le Coppe Europee i granata avrebbero dato spettacolo anche lì». Anche Comi racconta un aneddoto stupendo: «In quel Torino c’era gente come Forconi. Ricordo bene che prese a cuore la situazione di Comi, Zennaro e Panero perché non avevano un padre. Ecco, qualche volta il sabato ci portava in giro a fare spese e comprare i pantaloni. A Cairo l’ho detto da subito di mantenere le tradizioni. Il Toro è stato quello che è stato perché il Toro è una cosa semplice» . Ma tra le voci, ce ne sono anche due fuori dal coro: sono quelle di Sala e Pulici. Interpellati sul senso di appartenenza alla squadra hanno risposto così: «In squadra da noi erano cresciuti tutti nelle giovanili – spiega il Poeta del Gol –, adesso non è più così. Ricordo che a volte se commentando la partita ci promettevamo qualcosa prima del match, durante l’incontro lo mantenevamo. Quando nello spogliatoio parlavamo di “Linea Maginot” o di “Catenaccio”, allora sì che lo facevamo…». Ma l’intervento più pungente è stato senza ombra di dubbio quello di Puliciclone, in un misto di delusione e rammarico: «Quella del Toro, pur essendo una tragedia è una bellissima storia. Oggi giorno i giocatori non sanno più niente del passato delle squadre. Chiedete ai nostri ragazzi i nomi degli Invincibili e sono convinto che in pochi li sapranno. Ma la verità è che non li vogliono imparare. I calciatori cambiano maglia tutte le stagioni e non esistono più bandiere, purtroppo l’unica in Italia è Del Piero. Nel Toro i più anziani sono Rosina, Stellone e Fontana. Io ho avuto un capitano come Ferrini, uno che ti urlava dietro incitandoti a fare di più, uno che ha insegnato questo spirito anche ad altri come Comi e Benedetti. Noi, prima di essere giocatori, eravamo Uomini, non Buffoni».