"Accade, poi, di restare a corto di parole; accade spesso quando ci si trova davanti a qualcosa di estatico, di meraviglioso, oppure davanti a qualcosa di semplicemente naturale, qualcosa di talmente consueto ed interiorizzato che non siamo abituati a cercare modi per descriverlo.E' questa seconda situazione, quella che si verifica con il Torino di Ventura. Una squadra che compie un'impresa straordinaria: va a giocare su un campo difficile per tradizione, in un impegno reso ancor più probante dalla forma smagliante degli avversari, davanti ad un pubblico notoriamente caldo, con sulle spalle un lungo viaggio che ha abbreviato ulteriormente il già pochissimo tempo a disposizione per preparare questa partita (colpevole, il turno infrasettimanale). Tempo che é diminuito ancora a causa degli infortuni, che hanno fatto mutare tutti i piani a Ventura, il quale ha potuto dedicare all'impianto poi schierato a Reggio solo l'ultima parte dell'ultimo allenamento, quella successiva al triplice infortunio Pratali-Parisi-Sgrigna. Quella piccola porzione di tempo, che nella mente del mister é diventata sempre più piccola; nella conferenza-stampa prepartita, erano “due ore”, poi “un'ora e mezza” nel pregara, infine “appena un'ora” a caldo dopo il match. Ma tant'é, possiamo a buon diritto archiviare con un sorriso qualche piccola coloritura, specie se viene da un uomo che é portato a fare l'esatto contrario, ossia a regalare i toni della normale routine anche a situazioni, come quella di estrema emergenza nella quale si é partiti per la Calabria, che di routinario non hanno -o non dovrebbero avere- proprio nulla.Passano così in cavalleria tutti i piccoli miracoli che compongono il miracoloso periodo attraversato dal Toro, e dal suo popolo che solo qualche mese fa guardava le cavalcate trionfali di altre squadre e si chiedeva “Ma a noi, quando? Forse mai?”. Miracoli come i recuperi dei giocatori dati per persi, da breve (Vives) o da lungo tempo (D'Ambrosio), degli elementi adattati alla grande (Antenucci) come l'anno scorso proprio non riusciva (Sgrigna), delle panchine che un tempo scatenavano guerre di popolo (Bianchi) e che oggi invece sono prassi per tutti, con un'eccezione (Ogbonna).No, non abbiamo molte parole da aggiungere ai fatti; questi ultimi sono talmente perfetti che nessuna prosopopea potrebbe abbellirli.
toro
Nulla da aggiungere
Accade, poi, di restare a corto di parole; accade spesso quando ci si trova davanti a qualcosa di estatico, di meraviglioso, oppure davanti a qualcosa di semplicemente naturale, qualcosa di talmente consueto ed...
(foto M.Dreosti)
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