Da capitano del primo Torino firmato Cairo ad allenatore che, nel suo percorso che conta ormai già otto società, è passato anche dalla panchina spallina. Oscar Brevi e i suoi giudizi sul match di sabato e sui problemi dei granata.
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Oscar Brevi: “Non ha senso insistere sui propri pupilli”
Esclusiva / L'ex capitano granata sul pareggio con la Spal e sul Toro: "Nei momenti difficili, l'allenatore deve avere certezze".
Sotto l’albero i tifosi del Toro non hanno trovato nemmeno i tre punti contro la Spal. Sono ormai troppi i regali che la squadra ha lasciato nei camini di mezza Italia, soprattutto con le piccole.
Ferrara non è un campo facile, lo so per esperienza, ma se vinci due a zero dopo dieci minuti e poi vieni rimontato, è evidente che qualche errore ci sia stato. Si poteva gestire meglio il doppio vantaggio e capisco che la gente si aspetti di più dal Toro, credo che tutti ci aspettassimo di vederlo lottare almeno per una qualificazione in Europa League.
Sogno irrealizzabile ormai?
Il Torino che vedo io, dall’esterno, ha tutte le carte in regola per centrare i propri obiettivi. Ha una rosa di qualità e il dna granata possa permettere di centrare una serie di risultati positivi per tornare subito in lotta con chi ha davanti.
Capitolo Var. Sabato un rigore non cristallino assegnato dall’arbitro tecnologico, ma a distanza di 48 ore rimangono i dubbi. La convince l’utilizzo del Var fino a questo momento?
Io sono favorevole. La tecnologia può dare una grossa mano a ridurre il margine d’errore. Può capitare che ci rimanga il dubbio, ma nella maggioranza delle situazioni il Var rende tutto più chiaro. Si potrebbero velocizzare i tempi e soprattutto ridurre la discrezionalità dell’arbitro nel chiedere l’aiuto esterno. Diciamo che siamo all’inizio, ma la strada è giusta.
Tornando al calcio giocato, Sinisa Mihajlovic ha cambiato modulo, uomini, atteggiamento, ma alla fine dei conti i risultati continuano a non essere all’altezza delle ambizioni. Forse questo Toro gli sta sfuggendo tra le dita?
Non so le problematiche che ci sono in casa Toro, ma non esiste un modulo che ti fa vincere le partite, altrimenti lo userebbero tutti. Penso che nei momenti di difficoltà sia necessario puntare tutto sulle proprie certezze, perché se ti crei qualche dubbio di troppo, allora poi commetti degli errori. Quando le cose non girano, se l’allenatore ha delle certezze, la squadra può seguirlo meglio. Anche io sono venuto ad allenare una società che è ultima in classifica (dal 7 novembre Brevi è il tecnico del Fano, in Serie C, ndr) e cerco di mantenere questa linea. Il tempo dirà se sarà quella giusta.
E in quanto ai giocatori?
Di uomini giusti il Torino ne ha tanti. Sono stati fatti acquisti per giocare con tre attaccanti offensivi, poi si possono stringere o allargarli in campo, ma quando una squadra è costruita con determinate caratteristiche si debba puntare su quelle, a meno di infortuni, squalifiche o di avere una rosa così ampia da poter ridiscutere tutto.
A proposito di acquisti, continua a tenere banco il tormentone Niang. Non sta facendo bene, è ipotizzabile che Mihajlovic continui a insistere su di lui per non veder sconfessate le sue richieste estive alla società?
Non so, ma io da allenatore, se un giocatore non rende lo tengo fuori. Anche se ho chiesto io il suo ingaggio ed è un mio pupillo, non è che posso assumermi totalmente le responsabilità di un calciatore che sta rendendo meno del previsto. Sono tanti i casi di uno che non è nell’annata giusta e la stagione dopo magari diventa capocannoniere. Le alchimie da creare in spogliatoio non sono semplici, il mister è l’unico che può giudicare con cognizione di causa la forma di un ragazzo che vede per tutta la settimana. Però se uno non è in condizione, è inutile ostinarsi a impiegarlo.
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