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Perchè privarsi di un vantaggio?

“Abbiamo più che mai bisogno che la nostra gente ci sia vicina”, suole ripetere in queste settimane Stefano Colantuono. La risposta a tale leggitimo richiamo potrebbe essere piuttosto secca: ossia, la gente...

Redazione Toro News

“Abbiamo più che mai bisogno che la nostra gente ci sia vicina”, suole ripetere in queste settimane Stefano Colantuono. La risposta a tale leggitimo richiamo potrebbe essere piuttosto secca: ossia, la gente starebbe volentieri vicina al Toro, se solo le fosse permesso. Se solo i cancelli della Sisport si aprissero al pubblico.La decisione di negare l'accesso al campo d'allenamento, va detto, caratterizza molti club italiani; anzi, la maggior parte. E, quando è stata presa -nell'ordine di trovare la massima concentrazione per la rimonta poi trovata- era stata accolta con un sentimento di comprensione e accettazione pure da parte dello stesso pubblico normalmente presente in corso Unione Sovietica: se serve, si faccia, va bene.Ma è vero che non sempre la maggioranza ha ragione, ed è vero anche -fuor di retorica- che il Toro è diverso. Non è un luogo comune, o un modo di dire: è una società che storicamente ha un rapporto particolarmente stretto con la propria tifoseria, che ne rappresenta un punto di forza capace spesso di sopperire ai gap tecnici con formazioni più quotate.Ogni soluzione venga scelta da dirigenti e staff tecnico viene presa, è evidente, perché sia la migliore per la causa. Così il silenzio-stampa, che avevamo pubblicamente lodato su queste pagine per il momento (e le ragioni) che indussero ad adottarlo, così le porte chiuse.Dunque, lungi dal contestare qualsivoglia decisione, non possiamo non pensare alla finale contro il Mantova che nel 2006 portò in A il primo Toro di Cairo. Che c'entra? C'entra, perché il coraggio nelle vene di quegli 11 capaci di ribaltare una gara d'andata in cui ne avevano presi 4 fu instillato anche dalla presenza, sugli spalti, di 60mila persone. Che c'entra, ancora? C'entra, perché nessuna tifoseria in B può vantare neppure lontanamente un pubblico delle potenzialità di quello granata. E davvero, questo potrebbe risultare un fattore decisivo nel finale di campionato, quando si affronteranno realtà di popolo del calibro di Gallipoli, Sassuolo, Cittadella (con tutto il rispetto per queste formazioni, due delle quali peraltro sopravanzano il Torino in classifica).E la gente del Toro sa essere decisiva nell'aiutare i propri beniamini con il proprio appoggio quotidiano. Se il Toro della “Prima Repubblica” ha vissuto più attriti che altro con i tifosi, i ragazzi (magari non la dirigenza) di quello della “Seconda” hanno goduto unicamente di sostegno, e lo stesso varrebbe ogni giorno, nella preparazione della partita, nel comunicare ai giocatori la carica che Colantuono (che pure di grinta ne ha da vendere) non può trasmettere quanto potrebbero fare alcune centinaia di persone. Il pericolo di contestazioni è nullo, gli ultimi risultati dicono che la ricerca della concentrazione non basta, chiudersi ulteriormente vorrebbe dire, a nostro avviso, privarsi di un valore aggiunto rispetto alle avversarie di questo finale di stagione.