Primo tempo. Sarà l’aria invernale o forse sarà la convinzione acquista nelle ultime gare positive, ma il Toro che scende in campo contro il Piacenza lo fa con una cattiveria agonistica ed una lucidità che raramente si erano viste. Gli uomini di Lerda attaccano a pieno ritmo, corrono su e giù per il campo, si aiutano a vicenda e, incredibilmente, giocano a calcio. È proprio questa la notizia di oggi: i granata giocano palla a terra e lo fanno pure bene. L’invenzione obbligata di Sgrigna centravanti permette a tutti i compagni di muoversi liberamente alle sue spalle, creando più di un grattacapo alla difesa avversaria. E così, dopo appena 8 minuti, il Toro passa già in vantaggio. Angolo dalla sinistra, la palla attraversa tutta l’area ed in spaccata sul secondo palo De Vezze mette in rete. Il vantaggio è meritato, perché nei primi giri di lancetta i granata erano partiti forte mettendo alle corde gli avversari. Dopo il vantaggio il canovaccio non cambia e Belingheri avrebbe anche la possibilità di raddoppiare, sfruttando una sponda di Sgrigna su cui si inserisce alla perfezione. Al momento del tiro, però, viene sbilanciato e non riesce ad impattare bene la sfera, mandando a lato da pochi passi. Il Piacenza accusa il colpo e cerca di difendersi, ma al Torino manca il gol della tranquillità. Intorno alla mezzora i padroni di casa prendono coraggio e si riversano nella metà campo del Torino. I biancorossi hanno un’occasione pazzesca al 28’, quando Bianchi riceve di testa la sponda di Cacia e deve solo appoggiare in rete, ma prima calcia debolmente addosso a Bassi e poi non riesce a ribadire in rete a porta vuota. Il Toro si difende e cerca il contropiede. È il momento migliore per il Piacenza che attacca a pieno ritmo e chiude in attacco. Al 44’ solo uno strepitoso Bassi impedisce il gol del pareggio con un’uscita bassa e coraggiosa nella propria area piccola su un traversone teso proveniente dalla destra. È l’ultimo brivido del primo tempo che si chiude 0-1 per il Torino.
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Piacenza-Torino 1-1 Altro passettino
Primo tempo. Sarà l’aria invernale o forse sarà la convinzione acquista nelle ultime gare positive, ma il Toro che scende in campo contro il Piacenza lo fa con una cattiveria agonistica ed una...
"Secondo tempo. La preparazione estiva deve essere stata eccellente per entrambe le squadre, perché dopo un primo tempo a grandi ritmi ci si poteva immaginare una ripresa più blanda, invece sia i padroni di casa che gli ospiti corrono e lo fanno anche con grande intensità. L’intervallo non sembra aver spezzato i ritmi. Il Piacenza rientra in campo e ripropone il calcio offensivo degli ultimi minuti del primo tempo. I padroni di casa attaccano e costringono il Toro nella propria area. Nonostante ciò, è il Torino a raddoppiare al 9’, ma ai granata viene annullato il gol: Belingheri viene atterrato in area, sarebbe rigore, poi la palla finisce nei piedi di Ogbonna che spara alle spalle di Cassano. A questo punto Pinzani fischia, però non concede né il rigore, né il gol. Il Piacenza prende coraggio e schiaccia il Toro. I granata costruiscono barricare e Ogbonna diviene sempre più imperioso. Nei biancorossi Piccolo fa impazzire tutti e sciorina colpi di classe, dribbling, tiri ed assist. I granata provano a ribaltare l’azione e si affidano ai calci piazzati, ma non basta. Proprio dall’ennesimo assist di Piccolo il Piacenza sfiora il pareggio con Cacia che in spaccata manda alto da pochi passi. Il capitano dei biancorossi, però, si rifà 5 minuti dopo: sfruttando un cross di Graffiedi, il centravanti devia di testa alle spalle di un incolpevole Bassi che fino a quel punto era stato tra i migliori in campo. A questo punto il Piacenza rifiata ed il Toro prende metri di campo, sostenuto ancora una volta dall’incredibile pubblico granata. Ma è troppo tardi. Neppure il tardivo inserimento dei centimetri e dei chili di Pellicori al posto di un impalpabile Belingheri cambano rotta. Termina 1-1 una partita intensa. Il risultato è giusto per quanto visto in campo, ma avrebbe potuto essere diverso se il Toro non avesse sprecato tutte le occasioni per raddoppiare.
(foto M.Dreosti)
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