"di Alessandro Salvatico
toro
‘Processo’ all’attacco
di Alessandro Salvatico
E’ ormai risaputa la statistica, relativa al numero di giocatori andati in gol, che vede primeggiare il gruppo di Novellino su ogni altra compagine di Serie A:...
"E’ ormai risaputa la statistica, relativa al numero di giocatori andati in gol, che vede primeggiare il gruppo di Novellino su ogni altra compagine di Serie A: 17 uomini inseriti almeno una volta nel tabellino dei marcatori. Attorno a questo dato girano molte delle discussioni di chi ha a cuore il Toro: c’è chi lo considera cosa buona, c’è chi è del parere opposto. Anche volendo considerare questa “distribuzione” delle reti come fatto, in assoluto, positivo, nessuno può comunque ritenerlo tale in riferimento a chi più da vicino dovrebbe esserne toccato: gli attaccanti del Torino.Senza sviscerare le cause dell’abulia del settore avanzato granata (le colpe dei singoli, quelle dell’allenatore), ma limitandoci ad osservare gli esiti delle sue prestazioni, analizziamo interprete per interprete il rendimento delle punte a disposizione di Novellino.
"Stellone. A grande maggioranza considerato un vero e proprio acquisto di gennaio (per di più gratuito), Stellone ha certamente dato un contributo di “peso” alla squadra granata: forma brillante, che si traduce in protezione di palla, in difese trascinate ad aprire spazi, in assist per i compagni, in gol. Tre, per la precisione: in verità, non molti. Più di quanto avesse fatto chi l’aveva preceduto nel ruolo; ma questa, numeri (raggelanti) alla mano, non è una grande consolazione. Stellone è andato a segno in due occasioni, a Reggio Calabria e (due volte) contro il Parma, procurando quindi un punto al Toro. Questo è vero tenendo conto solo delle reti, e non di assist ed altro; ma è proprio dei gol che stiamo parlando. Difficile accusare il bomber romano, che ha la media realizzativa più alta della squadra, dei mali dell’attacco granata, ma forse gli possiamo chiedere ancora un piccolo sforzo di concretezza. Presenze 14, reti 3
"Di Michele. L’ex rosanero è partito con sulle spalle un fardello. Tre mesi di inattività, e subito dopo un infortunio; partenza ad handicap, che ha condizionato sempre più le prestazioni dell’attaccante con il passare del tempo, dacché le prime, negative prestazioni lo hanno reso insicuro, frettoloso, voglioso di strafare, in un circolo vizioso dal quale non è stato facile uscire. C’è riuscito con i primi gol, segnati al suo vecchio Palermo, dopo dieci partite chiuse in bianco. Ma non si è trattato, come si sperava, del classico “sbloccarsi” del’attaccante: nessuna bacchetta magica, purtroppo per il Toro, e se Di Michele da allora ha regalato dei buoni momenti, non ha comunque raggiunto una costanza di rendimento, e spesso continua ad apparire lezioso e poco concreto. Nell’ultimo periodo ha usufruito di un bonus di fiducia da parte dell’allenatore (spesso è stato preferito a Rosina), ma sia nel tridente, sia da seconda punta, di certo non è diventato decisivo per le sorti della squadra. Come invece ha saputo essere, almeno a periodi, in passato. Presenze 18, reti 4
"Recoba. Per molti è un’incognita, e continuano ad aleggiare dubbi sulla natura dell’acquisto dell’uruguagio: tecnica, o di mercato. Il presidente Cairo, di certo, contava di potersi lustrare gli occhi con il gioiello che aveva sognato, voluto ed ottenuto: non ha goduto molto, finora. Un solo gol per il Chino (addirittura alla terza di campionato): davvero un bottino misero, nonostante da tempo non giochi più titolare (eccettuato il derby) e spesso sia stato schierato in una posizione che non lo esalta. Eppure… Eppure, in quell’unica volta in cui Recoba è andato a segno in campionato, la sua intesa con Rosina fece sognare i tifosi. E quando, contro la Roma in Coppa Italia, venne finalmente schierato da seconda punta nel suo ruolo naturale, incantò e fu decisivo. Senza contare che ogni spettatore presente alle partitelle infrasettimanali può testimoniare che il talento del Chino non è minimamente scemato. Ma quest’ultima considerazione ci fa concludere che, se anche Recoba non è stato sfruttato al meglio, di certo un giocatore del suo calibro avrebbe potuto e dovuto dare di più. Anche solo in termini realizzativi: il suo funambolico sinistro è in grado di bucare il portiere con ben altra frequenza. Presenze 16, reti 1
"Bjelanovic. Il suo non fu certo un acquisto capace di suscitare grandi entusiasmi. La sua stagione sta confermando tutte le perplessità. Novellino gli ha concesso notevole fiducia, specie in avvio di stagione, a dispetto delle critiche negative; il gioco del tecnico è spesso stato caratterizzato dalla presenza, in avanti, di una boa come Sasa. Il suo compito doveva essere quindi prevalentemente quello di favorire gli inserimenti altrui, cosa che a volte è riuscita; ma se non gli si chiedeva di realizzare valanghe di gol, non era nei programmi che l’attaccante non ne realizzasse nemmeno uno. Bjelanovic, professionista apprezzabilissimo, ha colpito alcuni legni, ma la maggior parte di questi sono catalogabili sotto la categoria “errori”. Presenze 16, reti 0
"Malonga. Nella prima parte di campionato, il giovanissimo francese è stato una nota lieta: Novellino lo utilizzava spesso per cambiare il ritmo alla squadra e alla partita. E con buoni risultati: la vivacità di Dominique riusciva, in alcune occasioni, a dare una scossa al reparto avanzato, al di là dell’unico gol (realizzato peraltro nell’ambito di una delle prestazioni individuali più negative). Dopodiché, il 18enne attaccante è stato accantonato dal Mister in maniera tanto repentina quanto assoluta: raramente, negli ultimi tempi, Malonga viene convocato per le gare di campionato. Ha patito un infortunio, ed in seguito qualche problema di carattere personale lo ha condizionato; questo non gli ha impedito di meritarsi la convocazione nella Nazionale U19 francese: una grande soddisfazione per il ragazzo. E’ a Torino che, da qualche tempo, Malonga viene pressoché ignorato. Presenze 8, reti 1
"Oguro, sempre apprezzato da tutti per abnegazione, mette in mostra durante la settimana buone doti, ma non il necessario peso per caricarsi dell’attacco di una squadra di Serie A.
"Non può essere il giapponese la soluzione al mal di gol degli attaccanti granata, e allora quale può essere? Come si diceva in apertura, non intendiamo qui addentrarci nell’analisi delle motivazioni del problema. A gennaio, molti tifosi chiesero a gran voce l’acquisto di un attaccante, anche se poi molti ritennero di aver trovato in casa l’uomo che serviva (Stellone). Ma la qualità dei singoli giocatori che compongono l’attacco granata non è in discussione: per molti di essi parlano il talento e la carriera. Il problema dunque è d’insieme. Manca il carattere necessario a diventare trascinatori e decisivi, manca senz’altro un po’ di fortuna, e manca l’assetto, tattico e psicologico, che sappia rendere la squadra capace di osare, di sfruttare le proprie doti, di creare combinazioni che portino gli attaccanti -finalmente- a segnare con continuità.
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