Dov'è finito il vero Toro? Che fine ha fatto quel 'tremendismo' che da sempre caratterizza e rende unici i granata? Svanito nel nulla, o almeno questo è quello che emerge dalla gara dell'Artemio Franchi. Il Torino di Mihajlovic non scende nemmeno in campo. O meglio, gioca per i primi 10' della prima e della seconda frazione, salvo poi soccombere senza aver la forza di reagire sotto i colpi di una Fiorentina tutt'altro che irresistibile. “Sicuramente è un momento difficile, il più difficile da quando sono qui - ha dichiarato il tecnico granata nel post partita - Nessuno è contento, ne me ne il presidente. Si deve fare qualcosa per cambiare: abbiamo perso quello spirito dell’anno scorso da Toro, si deve cambiare qualcosa dal questo punto di vista". Insomma il Torino, quello vero, non c'è più: ma cosa c'è che non va?
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CONDIZIONE FISICA - Che al Torino non manchino le individualità dal punto di vista tecnico non è mai stato in dubbio. Appurato questo però, sorge un dubbio: perchè i granata vanno spesso in affanno anche contro squadre sulla carta meno attrezzate, esaurendo la benzina dopo appena 60/70 minuti e non riuscendo mai e poi mai a premere sull'acceleratore? Perchè, anche quando è in svantaggio, la squadra non sembra avere le energie per provare un forcing? Perchè il Toro è ultimo nella classifica delle squadre che corrono di più? Perchè i granata arrivano raramente per primi sulle seconde palle? La risposta a questa domanda è da ricercarsi nella condizione fisica. I granata infatti, paiono spesso in affanno; con la conseguenza che dopo un'ora di gioco o poco più la mente si annebbia e la qualità di gioco diminuisce irrimediabilmente.
"GIOCO - Ciò che manca di più a questo Torino però, è forse una vera e propria anima, un'identità che caratterizzi la squadra e che le dia un'impronta di gioco ben precisa. Quella vista ieri a Firenze (o meglio dal derby in poi) però pare una squadra disunita e senza carattere, fatta di alcune ottime individualità che non hanno però sbocchi per comunicare tra loro. Non si capisce che tipo di gioco vogliano proporre i granata. Palla a Ljajic e Falque e speriamo che inventino qualcosa: è stato il copione visto e rivisto nelle ultime uscite. Un po' per una sfiducia ormai acclarata del gruppo, con pochi giocatori che si prendono rischi di tentare giocate importanti, ma un po' anche per un'evidente inefficacia dei tentativi di creare un impianto di gioco, o quantomeno di inculcarlo nelle menti dei giocatori.
GIOCATORI BOCCIATI O INVOLUTI - Il nuovo Torino doveva ripartire anche e soprattutto da loro: i volti nuovi. Il mercato estivo sembrava aver portato un miglioramento alla qualità della rosa, ma il campo (fino ad oggi) ha detto il contrario. Da Berenguer (5.5 milioni) a Niang (15 milioni) fino a Rincon (9 milioni), sono molti i giocatori arrivati in estate che fino ad ora stanno rendendo al di sotto delle aspettative. Baselli non è quello della scorsa stagione, Boyè non è più esploso nonostante promettesse faville, per fare altri due nomi. Il problema è che, oltre che dal punto di vista sportivo, quelli fatti sono stati imponenti investimenti economici che hanno mosso fior fior di quattrini. E' stata la campagna acquisti più costosa degli ultimi anni, quella estiva, ma al contempo che sta rendendo di meno.
"FASE DIFENSIVA - La fase difensiva è da sempre il cruccio di Mihajlovic. I problemi che dallo scorso anno attanagliavano il Torino non se ne sono andati: tanti, troppi gol subiti contro avversari di ogni calibro e un lavoro difensivo concettuale e di squadra che fa acqua da tutte le parti. I gol subiti fin qui sono troppi: 17, addirittura di più di squadre come Genoa e Sassuolo che lottano per piazzamenti ben differenti. La difesa viene tagliata in due da semplici cambi di gioco e triangolazioni; agli avversari del Toro, ultimamente, bastano uno o due tentativi per andare in gol. E non si può parlare solo di sfortuna, ma di rischi eccessivi dal punto di vista tattico che il Toro non può permettersi.
IL CARATTERE - Le magagne caratteriali fuoriescono con maggior evidenza quando i risultati non arrivano, ma è chiaro che ci siano problemi dal punto di vista mentale, per una squadra che non ha saputo reagire alla batosta nel derby. Che ancora una volta ha complicato maledettamente la stagione granata. Nessuno riesce a tirare fuori qualcosa in più o a trascinare i compagni; alle prime difficoltà la squadra si squaglia, rassegnata e impotente. E meno male che Mihajlovic aveva lavorato per un anno sui principi morali...
SCELTE DI MERCATO - Infine, da esaminare ci sono evidentemente alcune scelte di mercato purtroppo rivelatesi errate, che stanno avendo il loro peso. Sei centrocampisti per un centrocampo a due sono numericamente sufficienti: ma non se uno è un regista da mediana a tre (Valdifiori), uno è inadatto alla Serie A (Gustafson) e uno è spesso preda di problemi fisici (Obi). Infine, la questione del vice-Belotti: posto che non era certo facile azzeccare un profilo che accettasse di arrivare a Torino con la prospettiva di giocare quattro partite l'anno, veramente era impossibile trovare una soluzione migliore di questo Sadiq? Dettagli, nel contesto di una campagna acquisti buona, che il primo quarto di campionato ha reso piaghe vere e proprie. Ma il mercato è stato fatto dalla società con l'obiettivo di accontentare le richieste di Mihajlovic, che dunque ha responsabilità anche da questo punto di vista.
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