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Rampanti: “Toro, con Mazzarri il tempo è stato galantuomo”

Parola al Mister / Serino analizza così i temi di casa Toro in attesa della prima partita del 2021

Gianluca Sartori

Il Torino mette nel mirino un mese di gennaio molto importante, che vedrà i granata affrontare alcuni scontri diretti, mentre la società sarà chiamata a operare sul mercato per aiutare squadra e allenatore. Nel nuovo appuntamento con “Parola al Mister”, Serino Rampanti torna ad offrirci la sua chiave di lettura sul momento di casa Toro.

Serino, hai visto a Napoli segnali positivi da parte della squadra?

Sì, peccato per l’ennesima vittoria sfumata perché la squadra ha dimostrato compattezza, almeno in fase difensiva. In questa partita è stato dimostrato ancora una volta che, come avevo già avuto modo di dirti, senatori come Izzo e Sirigu sono valori che il Torino non può permettersi di perdere. Soprattutto il difensore è stato grande protagonista; non si capisce bene se rimarrà oppure no, ma se il Torino gioca con la difesa a tre Izzo è da ritenere un elemento determinante. Uno che magari può indurre l’allenatore ad evitare qualche cambio di formazione di troppo”.

Anche tu credi che cambiare troppo in questa situazione sia deleterio?

Sì, a mio avviso è stato un problema. Almeno in difesa ci vogliono dei riferimenti stabili. Non solo nel modulo ma negli uomini; tra i difensori in particolare è importante l’intesa nei meccanismi e conoscere il compagno di reparto aiuta a non sbagliare o a rimediare agli errori dell’altro. Il Torino ha preso tanti gol, secondo me, anche perché chi gioca dietro è stato un po’ scombussolato dalle tante novità”.

Voglio chiederti ora di analizzare questo dato: nella classifica dell’anno solare 2020, il Torino è la squadra rimasta in A per tutto l’anno che meno punti ha portato a casa.

Sai, io ero uno dei pochi che quando c’era Mazzarri vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno. Lui può piacere o meno, ma quando se ne andò dissi che il tempo sarebbe stato galantuomo, e alla fine non ho avuto torto. Basta guardare i numeri, che non mentono mai. Nel 2019, Mazzarri totalizzò 57 punti in 36 partite: media di 1.58 punti a partita. Nel 2020, poi, ha fatto 6 punti in 5 partite: media di 1.20. Longo ha raccolto 13 punti in 16 partite: media di 0.81. Poi è arrivato Giampaolo che per ora ha fatto 8 punti in 14 partite: media di 0.57. Sono dati incredibili e impietosi. Per interpretarli basta riavvolgere la macchina del tempo”.

Cosa intendi dire?

Ti ricordi la cattiva stella con cui iniziò il campionato 2019/2020, tra il divorzio burrascoso con Petrachi e il caso Nkoulou? Ebbene, Mazzarri riuscì comunque a tenere in piedi in qualche modo la squadra, ottenendo il massimo da ciò che aveva a disposizione. Ma alcuni tifosi iniziarono a contestarlo. Ricordo che dopo la vittoria di Genova in cui il Torino giocò senza Belotti infortunato e Zaza in panchina, la squadra fu accolta dalle bombe carta al suo ritorno in città. Quell’episodio sancì una frattura tra ambiente, squadra e società e indusse molti giocatori a staccare la spina. Mazzarri riuscì comunque a terminare il girone di andata con 27 punti, come l’anno precedente, poi la situazione precipitò lo stesso e si arrivò al divorzio. In quel momento dissi che il tempo sarebbe stato galantuomo nei confronti del tecnico toscano, e i fatti vanno in questa direzione. Infatti mi accorgo che in molti si stanno ricredendo su Mazzarri: lui può piacere o non piacere, ogni opinione è lecita, ma questi sono i numeri”.

Voglio però contraddirti. Molti di quei 27 punti del girone di andata del 2019/2020 arrivarono in modo fortunoso, con prestazioni poco convincenti e Sirigu a ergersi ripetutamente uomo-partita.

Nel calcio contano i punti. Nella classifica non c’è scritto se hai giocato bene o male, se hai avuto fortuna o meno, se ci sono stati errori arbitrali o no. Alla fine della fiera, giudizi, traguardi e valori economici dei giocatori vengono decisi dai punti e solo dai punti. Lasciatelo dire”.

D’accordo Serino, ma ora come il Torino può uscire da questa situazione?

Serve operare bene sul mercato di gennaio. Io non farei rivoluzioni e punterei sul recupero dei giocatori più esperti come Sirigu e Izzo, che se stanno bene offrono le dovute garanzie. Agirei nell’ottica di trovare pochi ma adeguati rinforzi, che siano davvero dei valori aggiunti, non giovani scommesse che magari giocano in Nazionali non eccelse. Mi aspetto che Vagnati e Giampaolo sappiano valutare ora il gruppo sia dal punto di vista dei valori tecnici che da quello della mentalità: servono giocatori che abbiano nel loro DNA la lotta per la salvezza e occorrerebbe trovare una sistemazione ad alcuni elementi costati cari e rivelatisi delusioni cocenti. A meno che, ovviamente, non subentri un cambio di allenatore, fattore che rimescolerebbe tutte le carte in tavola”.