"Descrivere Renato Zaccarelli come un grande ex giocatore granata sarebbe riduttivo, perché lui è soprattutto una persona innamorata del calcio e del Toro, sempre vissuto con grande intensità e passione. Non lo si capisce solo dal modo con cui parla di vicende calcistiche, ma anche dalla sua carriera da calciatore. Non a caso, infatti, viene ricordato come uno dei giocatori più intelligenti tatticamente che abbiano vestito la maglia granata e la dimostrazione è che nei suoi anni di permanenza al Toro ha indossato praticamente tutti i numeri tranne due: il 3 e ovviamente l'1. Con il Torino Zaccarelli, oggi commentatore televisivo, è passato da vincere l'ultimo scudetto della storia granata a quella tanto memorabile, quanto poi sciagurata, stagione 2004/2005 conclusasi con la vittoria dei play-off di Serie B da allenatore e il successivo fallimento.
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Renato Zaccarelli: “Lotta Europa? Più del calendario contano le motivazioni”
Esclusiva TN / L'ex centrocampista e capitano sulla corsa per l'Europa: "Sarà fondamentale l'aspetto mentale, bisogna dare il massimo senza lasciarsi dietro rimpianti"
Buongiorno signor Zaccarelli, lei ha vissuto il calcio sotto ogni suo aspetto, se guarda indietro cosa vede?
Innanzitutto il calcio per me è stato fondamentale, mi ha permesso di realizzare un sogno che avevo da bambino, cioè quello di vincere e arrivare a giocare nella Nazionale. Insomma, il calcio è stata la mia fonte di vita. Sono soddisfatto e contento della mia esperienza, vissuta con grande emozione. La cosa bella del calcio, per me, è che hai sempre una seconda possibilità, perché ogni domenica puoi riscattare gli errori della settimana precedente. Quando diventi 'grande' passi dietro alla scrivania cambia tutto, non sei più te determinante, ma hai la responsabilità di dover mettere gli altri in condizione di esserlo.
Ora siamo nella pausa per le Nazionali, che giudizio dà al lavoro di Mancini?
""Positivo, perché sta costruendo un gruppo composto da senatori e da giovani molto promettenti. Ora finalmente anche questi ultimi stanno diventando protagonisti in campionato e lui ne raccoglierà i frutti".
L’esclusione di Balotelli e Belotti ha fatto discutere, come la vede?
""Sono sempre tutti bravi a criticare i ct, ma bisogna capire che per creare una Nazionale forte si deve partire costruendo un gruppo. Ecco, Mancini ha appena trovato un equilibrio e ora che le partite contano di più si affida a chi ha visto di più e a chi gli ha dimostrato più continuità. In Nazionale, però, le porte sono sempre aperte per chi si afferma o si conferma".
Lei parlava di giovani, argomento d’attualità sono le Seconde Squadre, progetto che interessa anche al Torino. Cosa ne pensa?
"Si tratta di un discorso complicato, perché non sono tutti d’accordo sulle modalità. La miglior società che può dare giudizi è la Juventus perché sta vivendo l'esperienza. Secondo me è un progetto importante, ma va fatto bene. Si deve trovare un equilibrio per riuscire a far crescere i giovani in un contesto professionistico. Trovo giusto che si sia istituito un tavolo federale, perché si deve trovare la miglior formula per avere il maggior numero possibile di squadre di Serie A con una Seconda Squadra, non solo la Juventus".
Se i lavori dovessero andare per le lunghe in casa Toro ci sarebbe l’opzione succursale, come già ha fatto la Sampdoria con la Vis Pesaro.
"Io sono a favore della Seconda Squadra, mentre la succursale potrebbe andare a toccare degli equilibri difficili, perché ci sono troppi interessi in mezzo, a meno che non fosse un’opzione di passaggio allora ben venga. Non dimentichiamoci che l’Italia è il paese dei campanili e diventa difficile che una società si faccia controllare da un’altra più “grande”. Un pensiero va anche ai tifosi delle società di Lega Pro, con cosa si identificherebbero se la propria squadra diventasse la succursale di un’altra?"
I giovani stanno tornando protagonisti in Serie A intanto, merito anche di un campionato Primavera più competitivo?
"Sicuramente, ma non sediamoci sugli allori. C’è sempre possibilità di migliorare e sarà importante continuare a far crescere la qualità del lavoro. Non dimentichiamoci, però, che la Primavera è solamente l’ultimo step di un percorso che si fa in una società. Prima si deve lavorare bene su tutti gli aspetti di base: quello tecnico, quello atletico e soprattutto su quello mentale, perché nei Settori giovanili si devono creare prima di tutto uomini. Dall’Under 17 in poi si deve dare più risalto agli aspetti legati alla competizione e lavorare in questa direzione, così da formare anche la tenuta mentale dei ragazzi una volta che dovranno giocare da professionisti".
In Serie A intanto si è quasi arrivati al rush finale, come vede la corsa all’Europa?
"Ora il risultato è fondamentale, e per conquistare la vittoria serviranno volontà e determinazione. Bisogna dare continuità a risultati e prestazioni, perché così si crea quell’entusiasmo che ti spinge a dare di più. Poi si devono anche cogliere i passi falsi delle concorrenti e già l’ultima giornata ce ne sono stati tanti. La Fiorentina, dopo Cagliari, è molto più distante, mentre l’Atalanta ha pareggiato in una partita in cui si pensava a una facile vittoria degli orobici. Sarà fondamentale non sbagliare. Quando si arriva a fine campionato, per me, il calendario è secondario rispetto alle motivazioni che una squadra può avere e, se uno vuole conquistare un obiettivo importante come l’Europa, deve dare tutto, perché alla fine non si possono avere rimpianti".
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