"“Quaranta punti”, ripeteva ieri Simone Barone in conferenza. Quaranta punti, considerata la quota-salvezza, la vetta raggiunta la quale si può finalmente respirare. Il Torino c’è arrivato l’anno scorso, e anche due anni fa: non uno di più. Ma neanche uno di meno, per fortuna.
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Salvarsi come negli ultimi due anni
“Quaranta punti”, ripeteva ieri Simone Barone in conferenza. Quaranta punti, considerata la quota-salvezza, la vetta raggiunta la quale si può finalmente respirare. Il Torino c’è arrivato...
"Due campionati finiti nello stesso identico modo: quaranta punti, salvezza festeggiata contro il Livorno (la prima volta insieme, la seconda con gli altri che piangevano). Nell’ultima stagione si esagerò, andando a vincere in Toscana quando bastava un pareggio: e anche con tre punti in meno sarebbe stata comunque salvezza.
"Quest’anno, arrivati a Marzo, l’obiettivo è lo stesso. Sarà noioso, forse, e tutti vorrebbero qualcosa in più; invece, forse sarà sufficiente addirittura qualcosa in meno. La quota, a detta di molti, si è infatti abbassata, e questo è un bene per un Torino che fa tanta fatica a fare punti. A farne tre, per lo meno, perché a farne uno invece è abituato.
"Quel che manca nel borsellino granata sono, in particolare, i tre punti in trasferta, si sa, si è detto fino alla nausea. Ma quel che fa venire il mal di stomaco è proprio l’andamento esterno del Torino, unica formazione a non essere mai tornati a casa con una gioia; ed è anche la sola mancata analogia tra il percorso del Torino 2008-2009 e quello dei due precedenti campionati.
"In entrambe le stagioni, infatti, 22 dei famosi 40 punti finali sono stati ottenuti in casa, 18 in trasferta, mentre finora il bilancio di quest’anno è 18 a 6 in “favore” delle gare casalinghe. Domani si gioca contro una squadra imprevedibile, che tra le mura amiche ha rifilato tre gol alla Roma e tre all’Inter, mentre è uscita sconfitta contro Chievo e Bologna. Come già a Cagliari, un pareggio su un campo simile sarebbe un ottimo risultato, di per sé; ma non lo è più a fronte della miseria esterna granata, che necessita di un cambio di rotta se si vuole evitare di fallire l’obiettivo. Subito, adesso; domani. Perché il tempo stringe, e le occasioni per operare questa virata, in trasferta, saranno solo più 5, dopo Bergamo; l’ultima, a Roma contro i giallorossi. E sarebbe troppo sperare che, anche in questo caso, si ripeta un’altra analogia con il campionato 2006-2007, davvero troppo.
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