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Sampdoria e Torino: poli antetici dello stesso campionato

Guida al granata in trasferta / La nuova rubrica di Roberto Voigt

Redazione Toro News

"«Genova per noi / che stiamo in fondo alla campagna / e abbiamo il sole in piazza rare volte / e il resto è pioggia che ci bagna / Genova, dicevo, è un'idea come un'altra». Un'idea come un'altra cantava Paolo Conte, una città così diversa da Torino con cui spesso ha vissuto relazioni stridenti, costruttive e distruttive. C'è stato un tempo in cui Torino e Genova rappresentavano le due città, i due poli antitetici di uno stesso Stato. Era il Regno di Sardegna, nei primi dell'800, e Genova vi si era trovata annessa "d'ufficio", per volontà delle potenze europee riunite a Vienna. Così negli anni del Risorgimento Genova divenne il contraltare di Torino: città sabauda, monarchica e militare, assolutista e poi liberale la seconda; repubblicana, mercantile, mazziniana e garibaldina la prima. Se Torino fu il palco principale della diplomazia che costruì l'Italia, Genova fu il luogo della partenza dei Mille, giovani e volontari così diversi dall'esercito regio.

"La trasferta a Genova è sempre un'immersione in questa realtà geograficamente così vicina ma culturalmente così diversa: se molto spesso Torino è stata rimproverata di essere poco città "italiana" e molto più europea – francese – Genova è invece il risultato di un mix di storie antiche, di gusti esotici e lontani, di un Mediterraneo capace di accogliere e amalgamare culture e tradizioni.E non poteva che essere Genova (così abituata a mescolare e fondere insieme elementi diversi e – a un primo sguardo – assolutamente eterogenei) la città della Sampdoria, cioè di uno dei più noti – e meglio riusciti – casi di fusione calcistica avvenuta in Italia dopo la seconda guerra mondiale.

"A differenza del Torino, che può vantare un blasone antico e una data di nascita che lo colloca appieno tra le squadre primigenie del calcio italiano, la Sampdoria nasce nell'agosto del 1946, ed è il prodotto di un'unione veramente particolare tra le sezioni calcistiche delle polisportive del Sampierdarena e dell'Andrea Doria. Due anime radicalmente diverse: fondate entrambe allo scoccare del ventesimo secolo, la prima era la squadra di calcio di un polo industriale (sezione di una società ginnastica fondata da studenti e operai), comune autonomo fino al 1926 e quindi assolutamente non genovese. Ricca, borghese e genovese doc era invece l'Andrea Doria, con un nome capace di richiamare l'eroe cittadino di ogni tempo, il principe del mare, e con lui il mito di un'aristocrazia locale capace di dare del tu a imperatori e re nei secoli passati. Animata dagli stessi borghesi cosmopoliti che in altre città (Torino ma non solo) si erano attivamente prodigati per lo sviluppo calcistico italiano, l'Andrea Doria vide militare tra le sue file Francesco "Franz" Calì, il primo capitano della Nazionale (correva l'anno 1910).

"La Sampdoria, va detto, non è però né il primo né l'unico tentativo di unione tra queste due squadre. Questo matrimonio particolare venne inizialmente celebrato dal fascismo, nel 1927, che unì le due squadre in un unico undici, dal nome altisonante di "La Dominante". Si trattò di un esperimento controproducente, realizzato forzosamente e pertanto incapace di accontentare tifosi e affiliati: nonostante il nome, la Dominante si rivelò un fiasco, finendo rapidamente in Serie B. Qui i gerarchi la raccolsero e, con altre fusioni, la rinominarono "Liguria" in un tentativo disperato di ridare forza al loro Frankenstein calcistico. Il Liguria nel suo primo anno di vita regalò ai propri sostenitori l'ennesima retrocessione (Serie C) cui seguì – immediata – la soppressione della squadra (che ebbe come risultato un ritorno alla vita di Sampierdarenese e Andrea Doria) almeno fino al 1937 quando il sodalizio venne ricomposto.Nuovamente in azione, il Liguria guidato in panchina dalla leggenda granata Adolfo Baloncieri riuscì a raggiungere il sesto posto in serie A, per poi – una volta abbandonato Balon – sprofondare nuovamente in B e negli anni bui della guerra.

"A differenza delle precedenti, la Samp fu unione spontanea tra le due squadre capace di rispettarne entrambe le anime, in una commistione ben rappresentata dal suo nome (un mix esclusivo e inedito tra Storia e Geografia) e dalla sua maglia così particolare ("da ciclista", sostengono i tifosi avversari) in grado di dare spazio sia alle fasce rossonere della Sampierdarenese sia ai colori biancazzurri dell'Andrea Doria.I blucerchiati, con la loro identità nuova oltre le classi sociali e oltre le città, divennero la squadra dell'emigrante sbarcato a Genova per rifarsi una vita, divennero i rappresentanti di un mondo che cambiava, a Genova come dappertutto. Il derby contro il Grifone – sempre più visto, di contro, come la squadra della noblesse e dell'identità genovese – si consacrò come uno degli appuntamenti più infuocati del calcio italiano.

"Se è vero che negli anni '50 e negli anni '70 la Samp giocò contro il Torino alcune partite decisive per non retrocedere è altrettanto vero che per anni, quando le due squadre scesero in campo, a far discutere le tifoserie sia stato più che altro il gemellaggio granata con il Genoa, che schierava – più o meno indirettamente – le due tifoserie una contro l'altra. E così Sampdoria Torino non sarà, come sempre, una partita anonima, ma un confronto calcistico di novanta minuti tra due città che si annusano da secoli, che si conoscono (e forse si riconoscono) nelle diversità e nelle somiglianze.