Nel segno del 4, un numero che ha segnato la storia di Sauro Tomà. Il 4 dicembre (del ’25) nasceva a La Spezia cominciando con la Vogherese prima e poi con la squadra della sua città natale, trasformandosi da portiere a terzino, un ruolo che gli portò fortuna. Tanto da essere notato dagli osservatori del Toro, quello di Novo ed Erbstein e nonostante alcuni problemi fisici (oltre ad un prezzo decisamente alto per la società) che ne tardarono il tesseramento dalla stagione ’47 fu granata.
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Sauro Tomà, il predestinato
Nel segno del 4, un numero che ha segnato la storia di Sauro Tomà. Il 4 dicembre (del ’25) nasceva a La Spezia cominciando con la Vogherese prima e poi con la squadra della sua città natale, trasformandosi da portiere a...
Era il vice Maroso, a 22 anni poteva anche stargli bene così, ma soprattutto era diventato uno dei preferiti da capitan Valentino, soprattutto perché rinsaldò il suo legame con Mazzola quando quest’ultimo divorziò dalla prima moglie. E in granata si ritagliò il suo spazio, fatto di lavoro e silenzio, vincendo due scudetti sino a quell’altro 4, quello che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Si era fatti male ai legamenti del ginocchio, Sauro, impossibile per lui essere in campo nell’amichevole che il Toro giocò quella sera di inizio maggio del ’49.
La società decise di non portarlo nemmeno come aggregato e così a 24 anni rimase l’unico superstite noto, anche se con lui c’era pure il secondo portiere Renato Gandolfi, scomparso un anno e mezzo fa. Tomà provò ad essere un simbolo della ricostruzione, ma resistette due anni prima di mollare, molto per scrupolo ma anche un po’ perché non si riconosceva più nelle linee della società. Passò al Brescia, per una stagione, e per altre due fu a Bari prima che il problema al ginocchio lo costringesse a dare l’addio al calcio.
Da allora è diventato una bandiera, vivendo quasi di fianco a quel Filadelfia che si era goduto sino all’ultimo e che ha visto rinascere ma poi morire. E nella memoria collettiva restano anche i due suggestivi libri di ricordi scritti per la Graphot, ‘Vecchio Cuore Granata’ e 'Me Grand Turin’. Auguri, Sauro.Diego Fornero (Twitter: @diegofornero)
(foto M.Dreosti)
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