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Senza Alibi

di Michele Ferrero

La partita perfetta, si sa, dovrebbe finire 0 a 0. C’è quasi sempre un errore, anche piccolo, quando una squadra va in rete. E quel quasi è...

Redazione Toro News

"di Michele Ferrero

"La partita perfetta, si sa, dovrebbe finire 0 a 0. C’è quasi sempre un errore, anche piccolo, quando una squadra va in rete. E quel quasi è legato alla prodezza individuale di un grande campione, eventualità non delle più probabili se sono in campo Torino e Atalanta. Ma spesso interviene anche una componente di assoluta casualità. E ci sono situazioni dove le due cose si sposano a meraviglia. Prendiamo per esempio il secondo gol, che ha praticamente chiuso la partita malgrado fosse solo l’ottavo minuto.

"La responsabilità di Cioffi è evidente, il gol è suo. Ma mentre si appresta a controllare facilmente quel pallone, che gli viene incontro lento e frontale senza presentargli difficoltà, la palla rimbalza sulla linea di gesso dell’area a un metro da lui, impennandosi e cambiando direzione. Gli finisce sul braccio, e lui nel tentativo di mascherare l’infrazione da rigore perde la coordinazione. La palla gli sfila a fianco e casca sul destro di Zampagna, che praticamente a occhi chiusi e senza vedere la porta, scarica nell’angolino basso. Ritentasse 10 volte quel tiro sarei pronto a scommettere che non segnerebbe più.

"Il primo gol invece, che sembra sfigatissimo per la vistosa deviazione di Comotto che ha cambiato la traiettoria del tiro, è frutto anche di gravi ingenuità. La prima è del solito Cioffi, che va a fare un fallo inutile su Zampagna mentre questo era girato spalle alla porta e sulla linea laterale, in una posizione dalla quale mai avrebbe potuto dar fastidio. Sul conseguente calcio piazzato, indirizzato in mezzo all’area, dovrebbe di norma esserci qualcuno che cura la palla che esce dopo la respinta. Se Bellini può calciare indisturbato significa che i guai ce li siamo andati a cercare.

"La iella comunque è presente anche qui, perché è proprio Comotto a rinviare di testa la palla scodellata in area. La sua respinta risulta corta perché subisce nettamente fallo da Migliaccio (di quelli che in area ne succedono tanti…ma vengono fischiati solo quando agli arbitri fa comodo fermare il gioco). Comotto finisce a terra mentre la palla va verso Bellini. Il tutto si svolge in un secondo al massimo. Lui si rialza in fretta, ma non ha ancora la posizione eretta e coordinata, e istintivamente cerca di intervenire sul tiro, facendo autogol. Avesse avuto la fortuna di rimanere a terra, Abbiati avrebbe parato facilmente.

"Incassate le 2 sberle mancavano 82 minuti più recupero per prenderci un punto che sarebbe stato di vitale importanza. Ma abbiamo già visto che il Toro, quando va sotto, non rimonta, malgrado in questa gara ci sia andato vicino. Quando però si sbagliano gol come quello di Lazetic o come il palo di Stellone ad un metro dalla porta, chiamare in causa la sfortuna non sarebbe corretto. Freddezza e lucidità sono qualità che si acquisiscono anche in sede di calciomercato: il serbo conta 2 gol in 85 partite in Italia, se non segna non ci si deve stupire troppo. Stesso discorso per le punte, nessuna delle quali ha mai segnato con continuità in serie A, eccetto il vecchio caro Muzzi.

"Aspettavo al varco due giocatori, Stellone e Barone, per motivi diversi.

"Stellone, risolti i guai fisici, tornava titolare anche causa la sterilità di Abbruscato. Molti erano convinti che spaccasse il mondo, lui per primo. Le sue caratteristiche però sono note: bravo con la palla, forte di testa, ma poco mobile. Roberto è partito decisamente bene, con movimenti più ampi e numerosi del solito. La voglia c’era. Ho annotato scatti, sponde di testa, scambi e difese del pallone, ma tutto o quasi nei primi 35 minuti. Dopo la sua gara ha perso di intensità, i palloni toccati si sono molto diradati, le palle perse e gli anticipi subiti sono aumentati a dismisura (alla fine saranno 24 in tutto). Due sono i motivi possibili: fisici e tattici. Certamente la sua autonomia è limitata, da tempo gioca ormai part-time, e la resistenza allo sforzo prolungato non è mai stata il suo forte. Ma è anche vero che gli sono presto venuti a mancare gli spazi per muoversi. Dopo l’espulsione di Adriano, De Biasi è passato al 4-4-2 nel tentativo di allargare il gioco e sfruttare la superioritànumerica: ha inserito Abbruscato per Cioffi facendo scalare Gallo in difesa e Barone in mezzo, con Rosina e Latezic (poi Oguro) sulle fasce. Tentativo logico, ma non riuscito: i giocatori si sono fatti prendere dall’affanno, provando a penetrare per vie centrali con iniziative individuali oppure ricadendo nei lanci lunghi. E’ mancata la via di mezzo, ovvero la manovra avvolgente che il mister aveva loro chiesto.

"Barone ha toccato molti palloni, 48 in tutto, ma senza mai incidere. Un solo inserimento in area, 2 falli presi in dribbling e poco altro nel primo tempo, giocato da trequartista. Un paio di aperture e 1 tiro ribattuto nel secondo, da regista. Soprattutto 13 palle perse, alcune delle quali gravi, che sono davvero molte per uno che ha svolto il compitino senzaprendersi particolari responsabilità. Anche per dinamismo non ha convinto: perfino Gallo e Brevi, che venivano da dietro ed hanno quasi 80 anni in 2, hanno dato più di lui nel finale di partita. La sua posizione di partenza era interessante, ma il paragone con Perrotta non regge: l’altro è un brevilineo, va a velocità doppia, può sfruttare spazi aperti dai rientri di Totti e servizi di Mancini, Taddei e altri grandi giocatori, tutti nazionali. Il nostro contesto è troppo diverso.

Saluti granata. Alla prossima.

Michele