Wilfried Stephane Singo si racconta in una intervista esclusiva al Corriere Torino. Il numero 17 granata parla delle sue origini, del suo futuro e della sua esperienza al Torino, a partire dall'esordio in Serie A dello scorso agosto nella gara con la Roma. E' un ragazzo molto legato alla sua terra, la Costa D'Avorio, dalla cui Nazionale maggiore ha ricevuto la prima convocazione negli scorsi giorni. Singo infatti, partirà lunedì per disputare due amichevoli, con Burkina Faso e Ghana. In occasione della sua prima chiamata il ragazzo ha ricordato così la sua infanzia e tutto il periodo della sua vita che ha preceduto l'approdo al Torino: "Mio padre mi ha regalato il mio primo pallone, dovevo avere 5 o 6 anni. Ero così felice quel giorno... Ci giocavo sempre, in casa e nel quartiere. La passione per il calcio è nata così, è grazie a lui se sono qui oggi. Là giocavo nella serie B della Costa d’Avorio. Ho ancora qualche contatto e un buon rapporto con i miei compagni di allora, è stata un’esperienza importante, umana e sportiva. Poi è arrivata la chiamata del Torino. Qui vivo da solo, dal primo giorno, questo mi ha permesso di concentrarmi e di imparare più velocemente per integrarmi nell’ambiente e nel club. L’oggetto che conservo con cura e che mi ha seguito dall’Africa è un libro, la Bibbia che mi ha dato mia madre. Mi accompagna ovunque vada."
Rassegna Stampa
Torino, Singo: “Non temo niente e nessuno. E vorrei giocare in Champions”
Il numero 17 granata racconta la sua esperienza in granata e le sue origini in un'intervista esclusiva al Corriere di Torino
RICORDI - L'esordio in Serie A nella gara casalinga con la Roma è un ricordo ancora vivo nella testa di Singo, il quale ha potuto quel giorno festeggiare anche il suo primo gol con la maglia della Prima Squadra del Toro: "Quei momenti meravigliosi sono impressi nella mia mente, ogni giorno. È stata un’emozione immensa. In campo mi sono detto che avevo niente da perdere e tutto da guadagnare. Avevo fame, volevo dimostrare al tecnico, Moreno Longo, che ero pronto, che potevo portare qualcosa in più al Torino, che potevo giocare in A. Si fidava di me, lo sentivo, anche se in Italia gli allenatori hanno spesso paura di dare una possibilità ai ragazzi: all’ardore e alla determinazione, preferiscono l’esperienza. Non dimenticherò mai quella partita: i miei compagni mi hanno fatto sentire a mio agio prima, soprattutto Nkoulou che è un po’ un fratello maggiore per me, e il capitano, Belotti: incoraggiamenti
e consigli".
LA METAMORFOSI - Singo ha dovuto anche affrontare un cambio di ruolo nella sua carriera al Torino, passando da difensore centrale a terzino: "Mi ero sempre allenato da difensore, anche se in nazionale ho giocato anche a centrocampo. È stato Coppitelli, nella Primavera, a pensare che avrei potuto dare di più come terzino destro. Ho fatto di tutto perché fosse soddisfatto. E ora mi piace, mi sento a mio agio perché posso fare qualcosa in entrambe le fasi per la squadra. Ed essere versatile è una grande risorsa nel calcio moderno. Non temo niente e nessuno in campo: sono un giocatore determinato a cui piacciono le sfide. E più è alto il livello più sono determinato". Poi fa il punto sulla stagione che volge al termine e su come un ragazzo della sua età deve gestire le emozioni in situazioni simili: "Prolungare il contratto ad inizio campionato era la cosa giusta, ora non conta altro che gli obiettivi del club. In una stagione come questa, se sei assiduo, concentrato e determinato, anche a 20 anni puoi essere efficace e gestire le emozioni positivamente. Non credo che essere giovani sia un ostacolo per giocare in A, a patto di essere un giocatore responsabile".
IL SOGNO - Infine Singo elenca i suoi punti di riferimento calcistici al Toro e il suo sogno: "Si studia osservando chi è esperto, nel mio caso Belotti, Sirigu, Nkoulou. Ma da tutti si impara qualcosa: anche Djidji, Izzo, Meité mi hanno aiutato a capire la tattica difensiva. In Italia la concentrazione, la disciplina tattica contano. E io ascolto tutti sin dal mio primo giorno a Torino. Continuo a lavorare duro per imparare, per avere un giorno le qualità necessarie per giocare al top, in Champions League".
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