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Torino, 23 anni fa la finale di Amsterdam: i pali, la sedia e quella maledizione
Memorie granata / Il 13 maggio 1992 l'eroico Toro di Mondonico non trovo la vittoria Coppa UEFA contro l'Ajax pareggiando il ritorno della finale 0-0. Il ricordo della partita...
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"Siamo una squadra maledetta. Così, con queste parole colme di amarezza, il capitano del Torino Cravero commentava a caldo il pareggio a reti bianche contro l'Ajax, mentre, nel frattempo, gli olandesi festeggiavano giustamente in campo la vittoria della Coppa UEFA.
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"Era il 13 maggio di 23 anni fa e il Toro si era guadagnato la finale di Coppa con una cavalcata trionfale, superando addirittura i Galacticos del Real Madrid in semifinale. L'Ajax di Bergkamp è l'avversario in finale, e la gara di andata vide un Toro un po' imballato, che subì quasi a freddo il grandissimo gol di Jonk e riuscì, faticando ma mostrando tutto il suo carattere, a chiudere la partita 2-2, grazie ad un Casagrande devastante. Il 13 maggio 1992, ad Amsterdam, l'appuntamento per il ritorno: il Toro ce la può fare e milioni d'italiani s'incollano al televisore per ammirare i ragazzi di Mondonico tentare l'impresa. Sì, perché d'impresa si tratta: oltre ai giocatori in maglia biancorossa, infatti, il Toro si trova davanti alla schiettezza del fato, che sembra davvero non volerne sapere di regalare questa meritata gioia ai granata. Nel primo tempo il colpo di testa di Casagrande sbatte sulla base del palo: è un avviso, il destino ha chiaro in mente chi vincerà e chi perderà quella maledetta partita. La sedia di Mondonico si alza al cielo quando Cravero viene atterrato in area e l'arbitro lascia correre, mentre l'allenatore non ha che da prendersela con la malasorte quando prima Mussi e poi Sordo - ad 1' dalla fine - colgono nuovamente i legni della porta olandese. L'onomatopeico sdeng della sfera che sbatte sulla traversa dopo la splendida conclusione di Sordo ha già il sapore del triplice fischio.
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"La partita finirà 0-0 e quella sera di 23 anni fa, ad Amsterdam, l'eorico Toro di Mondonico uscì dal campo sconfitto, ma a testa altissima, con la consapevolezza di aver subito una delle tante beffe che il destino ha spesso riservato alle maglie granata, ma di aver versato fino all'ultima goccia di sudore per inseguire quel sogno.
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