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Torino-Cagliari 1-1, granata in confusione, rossoblù precisi e spensierati

Focus on / I ragazzi di Mazzarri non propongono un calcio collettivo, solo azioni estemporanee. Undici iniziale non convincente, ancora tanti punti interrogativi

Andrea Calderoni

La spensieratezza emotiva del Cagliari si è riflessa a Torino nella stabilità delle scelte di Rolando Maran nel corso dei 90 minuti. Discorso diametralmente opposto, invece, in casa Toro: poca tranquillità, nonostante il primo quarto d’ora convincente e propositivo, e Walter Mazzarri costretto più volte ad apportare modifiche ad assetto e modulo. L’undici iniziale del tecnico toscano non ha convinto e alla prova dei fatti le grandi novità presentate dal 1’ hanno reso meno di quanto Mazzarri si potesse aspettare. Koffi Djidji in costante affanno, Ola Aina ancora un lontano parente rispetto al laterale difensivo approdato in prestito dal Chelsea due estati fa, Cristian Ansaldi sacrificato in un ruolo in cui non può rendere al 100%, essendo nato e cresciuto in fascia. Archiviata la parentesi positiva dei primi 15 minuti (finalmente un approccio convincente con pressing alto e vitalità sugli esterni), la superiorità fisica e tecnica del Cagliari in mezzo al campo è emersa e il Toro ha iniziato a soffrire, e non poco.

IDEA DI CALCIO - Al “Grande Torino” i sardi hanno dimostrato di aver già acquisito dei principi di calcio e hanno cercato di metterli in pratica. Apprezzabili, soprattutto, le giocate nei paraggi dell’area avversaria: veloci, concrete e mai banali. Maran ha puntato meno sugli esterni (Faragò e Pellegrini si sono concentrati maggiormente sulla fase difensiva e hanno spinto soltanto nel finale, quando il Cagliari, nonostante il pareggio di Simone Zaza, si è gettato in avanti per portare a casa la posta piena), affidando alle mezz’ali, al trequartista e alle punte il compito di colpire il Toro. I granata, invece, dal punto di vista del gioco, sono apparsi indietro rispetto al Cagliari. Poche idee e tante giocate estemporanee. Meglio l’assetto della ripresa con la difesa a quattro, due attaccanti e Simone Verdi (Iago Falque è ancora in una fase di recupero), ma dopo l’1 a 1 era lecito attendersi qualcosa in più.

CALCIO COLLETTIVO? - Per come è andata, alla fine, un pareggio non va poi male al Torino, ma i limiti della squadra sono emersi, ancora una volta. È vero che i macigni nella testa dei granata non hanno favorito una manovra fluida, ma è altrettanto vero che per proporre un calcio apprezzabile bisogna costruire situazioni. In realtà, troppo spesso il Toro si è affidato a lanci lunghi e ad azioni personali. È mancato un calcio collettivo, riscontrabile invece in casa sarda. Il Torino per risalire la corrente dovrà crescere mentalmente, soprattutto in trasferta, e dovrà trovare una sua fisionomia, altrimenti si rischia la confusione tecnica e tattica. Maran sul campo non ha battuto Mazzarri (lo ha fatto soltanto una volta in nove incontri), ma con la lavagna in mano, forte anche della miglior condizione psicologica della sua squadra, l’allenatore trentino ha rubato l’occhio sicuramente di più rispetto al collega toscano.