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Torino-Genoa e quel maggio di cinque anni fa: è ancora amicizia?

Verso Torino-Genoa/ Sono ormai passati più di cinque anni dalla famosa partita che di fatto condannò i granata alla Serie B. A distanza di anni, il dibattito sul rapporto con la...

Lorenzo Bonansea

"Sono passati ormai più di cinque anni da quel fatidico 24 maggio 2009 finito male, finito in rissa, finito in Serie B. Da quel giorno sembrano trascorsi secoli: sofferenza nella serie cadetta, trasferte in campi di periferia semisconosciuti, allenatori mediocri (per non dire incapaci), ma anche gioie, vittorie, la conquista dell'Europa, il 2-1 proprio contro i genoani. Dei giocatori presenti all'epoca di quel match non ne è rimasto nemmeno uno. I tifosi, però sono ancora qua. Chi dimentica, chi no, chi si discosta pienamente dalla logica dei gemellaggi.

"IL GEMELLAGGIO - Quello tra il Toro ed il Genoa è sempre stato uno dei gemellaggi più saldi nonché più longevi della Serie A, nato negli anni '60. Tradizioni, usanze, celebrazioni che ogni anno si ripetevano costantemente e che legavano indissolubilmente le due tifoserie. Si raccontano storie (o leggende) di supporto reciproco nelle rispettive stracittadine e non solo, di partitelle tra amici prima del vero match, di birre prese in compagnia. Un legame forte, che ancora oggi non si può certamente dire estinto specialmente per le frange più conservatrici del tifo. Nella stagione 2008/2009, però, qualcosa comincia a scricchiolare. Già nella gara d'andata, a Marassi, emerge qualche dissapore. La partita finì 3-0 per il Genoa, e bersaglio dei cori fu anche Novellino, tecnico granata ed ex Sampdoria. Dissapori però minimi e vissuti solo da una piccola parte del tifo granata. Il vero sconvolgimento avvenne all'Olimpico, davanti a 24mila spettatori: quella partita afosa di fine maggio è ancora impressa nelle menti granata e difficilmente chi l'ha vissuta sugli spalti sarà disposto a rivedere l'antico gemellaggio. 

"LA PARTITA - Un match che già dall'inizio non è come gli altri. La tensione è alta, il Toro si gioca la salvezza. Il Genoa, da parte sua, accompagnato da numerosi tifosi, si gioca l'ultima sterile possibilità (poi fallita) di centrare l'accesso in Champions League. La partita è rocambolesca, il risultato finale fissato sul 2-3, con il Genoa due volte in vantaggio uscito vittorioso con un gol di Milito all' 89'. Dopo il fischio finale, esplode il nervosismo, con una rissa da far west in campo: il Toro è praticamente retrocesso, l'ufficialità arriverà la giornata successiva, a Roma. In campo la rabbia e (purtroppo) l'antisportività dei giocatori granata prende il sopravvento, e si finisce vergognosamente alle mani. Ma arriva dagli spalti la scintilla che fa scricchiolare, forse definitivamente, il gemellaggio. Al gol di Milito, seppur inutile ai fini della qualificazione, dal settore ospiti si eleva un'esultanza scomposta, esagerata, con numerosi insulti rivolti ai tifosi granata in Primavera e nei Distinti. Dagli spalti si eleva quindi più di un coro offensivo reciproco, aggravato del nervosismo di una partita che condanna praticamente il Toro alla sua quarta retrocessione in solo tredici anni. La situazione si calma a fatica, con battibecchi anche fuori dallo stadio. 

"Da quel giorno nulla è più rimasto lo stesso. L'amicizia tra alcuni capi ultras senza dubbio è rimasta, indelebile, e ne è prova qualche striscione apparso in Maratona nelle ultime sfide facente riferimento al gemellaggio. Una cosa però è certa: se prima il rapporto e la simpatia con i tifosi genoani era sentito da tutta la tifoseria vista la sua importanza storica, ora non è più così. Tra chi addirittura considera il popolo rossoblu “nemico” (sportivo, si intende) e chi invece vorrebbe rinsaldare l'amicizia, la verità è che l'indifferenza regna sovrana e che da quel maggio 2009 il gemellaggio vero, tra due tifoserie intere di fedi calcistiche diverse, non c'è più. Genoa e Toro penseranno ciascuna a se stessa: conta soltanto vincere.