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Torino, il 4-3-3 di Di Francesco che non deve fare (più) paura

Verso Sassuolo-Torino / All'andata Ventura aveva scelto il 3-5-1-1 per fronteggiare il tridente avversario; questa volta i granata dovranno dimostrare di aver raggiunto la maturità...

Cristina Raviola

"Si parla spesso di moduli, di tattiche di gioco, di schemi e strategie. In questo ambito, il Sassuolo, come il Torino, ha una filosofia ben precisa di gioco. Se i granata sono ormai da due stagioni fermi al 3-5-2, Eusebio Di Francesco è un allenatore con il 4-3-3 nel sangue: lo spregiudicato modulo tanto caro a Zeman, infatti, è il vero e proprio cavallo di battaglia dell'allenatore neroverde.

"Ad inizio stagione, Ventura aveva adottato particolari accorgimenti tattici per fronteggiare questo modulo. Nelle sfide di andata contro Sampdoria e appunto Sassuolo, infatti, il tecnico ligure aveva scelto un centrocampo più folto, giocando con il 3-5-1-1. I risultati, però, non sono stati esaltanti, e in entrambi i casi il Toro era uscito sconfitto, avendo snaturato -anche se apparentemente solo in maniera marginale - il proprio stile di gioco. Nelle sfide successive in cui i granata hanno affrontato moduli a tre punte (come contro il Milan, ad esempio) Ventura ha però deciso di tornare sul 3-5-2, prestando maggiore attenzione al ruolo dei tre centrocampisti granata, affidando loro compiti difensivi molto precisi per fronteggiare i tridenti avversari.

"Di Francesco, domenica, metterà in campo nuovamente il suo classico 4-3-3 e il Toro non deve temerlo, anzi. I ragazzi di Ventura, infatti, hanno ormai raggiunto la maturità tattica necessaria per affrontare qualsiasi tipo di schieramento tattico, e anche il super-offensivo Sassuolo non può più far paura alla solida difesa granata, famosa per concedere pochissimi spazi in area di rigore, costringendo spesso e volentieri gli avversari a tiri di frustrazione da posizione molto lontana.

"Domenica, quindi, la sfida del Mapei Stadium si presenta come una specie di esame per Ventura e suoi ragazzi: una prova del 9 per testare l'effettivo livello di maturità mentale e di gioco dei granata, e per dare risposte quasi definitive su dove davvero può arrivare questo gruppo di giocatori, dimostrando che “la paura del tridente” è oramai cosa più che passata.