di Alessandro Salvatico
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Torna la speranza
di Alessandro Salvatico
Non sarà glassato, mandorlato o farcito di cioccolato, il panettone del Toro. Ma è comunque abbastanza morbido, e non ha un saporaccio tanto orrendo.
Non sarà glassato, mandorlato o farcito di cioccolato, il panettone del Toro. Ma è comunque abbastanza morbido, e non ha un saporaccio tanto orrendo.Traducendo in calcio la pasticceria, a inizio stagione i tifosi si aspettavano di vedere la loro squadra agitarsi a metà classifica, con delle puntate nella parte sinistra; ma gli stessi tifosi, otto giorni fa, pensavano che avrebbero passato il Natale più triste di sempre, immersi nel pessimismo più nero.Dopo aver visto i proprii beniamini prendere nove gol in due partite, averli visti scherzati da Kuzmanovic, bersagliati da Di Vaio e umiliati perfino (con tutto il rispetto) da Bernacci; dopo aver visto alcuni punti fermi cadere, Bianchi incapace di colpire una palla con la testa verso la porta avversaria, Sereni in preda all'insicurezza, Pisano e Pratali incapaci di intendere e di volere; dopo aver visto che il cambio di allenatore non era servito, che il progetto era fermo al punto di partenza, che le speranze erano ancora una volta vane. Dopo aver visto tutto questo, il tifoso del Toro era svuotato. Incapace di manifestare altra inutile rabbia, aveva deciso di rinunciare. Rinunciare a tifare, ad esempio; cioè all'essenza del suo essere un innamorato del Toro.Dopo aver visto la squadra soffrire e vincere a Firenza, in settimana, il tifoso aveva rinunciato a rinunciare. Ben lontano dall'illudersi, aveva pensato, ma tra se e sè, senza dirlo, che forse... Perchè è fatto così: fa il duro, ma si scioglie facilmente. Gli basta poco per tornare a sperare; è bravissimo, a sperare.E ieri, ha scoperto di aver ben riposto la propria speranza. Il Torino ha affrontato la terza forza del campionato, e l'ha sconfitta; è la prima "impresa" centrata da questa squadra, la prima negli ultimi due anni, addirittura, due anni in cui i granata non avevano mai battuto una squadra d'alta classifica. L'ha fatto esprimendo un gioco davvero essenziale; non si offenderà Novellino se diciamo che, in diverse occasioni, il gioco di De Biasi era risultato più bello, veloce e piacevole. Non si offenderà, innanzitutto perchè lui per primo sa di aver preso la squadra da due settimane e di aver bisogno di lavorare ancora molto per lasciare la propria impronta; e non si offenderà, soprattutto, perchè ha vinto. E tutti gli altri discorsi passano in secondo piano: chi ha vinto, ha ragione.Molti dei problemi del Toro, in realtà, sono esattamente dov'erano prima. Il mister dice che gli attaccanti sono bravi, e quindi, che si arrangino: un gol, prima o poi, lo faranno. E' successo, ma non sempre accadrà, se si lascia tutto all'iniziativa dei singoli. Ma intanto, se Wan aveva detto che voleva puntare per prima cosa a puntellare la difesa, sembrerebbe che abbia già centrato il primo obiettivo. E poi, a centrocampo, Abate e Dzemaili fanno ormai costantemente la fortuna dei compagni.Attendiamo conferme, parecchie conferme. Per prima cosa, l'esame della trasferta. Poi, quello della continuità. Attendiamo tante cose, attendiamo un paio di regali dalla proprietà, non a Natale ma nelle settimane successive. Attendiamo la ripresa del campionato. Con speranza, come sempre e di nuovo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Alessandro Salvatico
Non sarà glassato, mandorlato o farcito di cioccolato, il panettone del Toro. Ma è comunque abbastanza morbido, e non ha un saporaccio tanto orrendo.
Non sarà glassato, mandorlato o farcito di cioccolato, il panettone del Toro. Ma è comunque abbastanza morbido, e non ha un saporaccio tanto orrendo.Traducendo in calcio la pasticceria, a inizio stagione i tifosi si aspettavano di vedere la loro squadra agitarsi a metà classifica, con delle puntate nella parte sinistra; ma gli stessi tifosi, otto giorni fa, pensavano che avrebbero passato il Natale più triste di sempre, immersi nel pessimismo più nero.Dopo aver visto i proprii beniamini prendere nove gol in due partite, averli visti scherzati da Kuzmanovic, bersagliati da Di Vaio e umiliati perfino (con tutto il rispetto) da Bernacci; dopo aver visto alcuni punti fermi cadere, Bianchi incapace di colpire una palla con la testa verso la porta avversaria, Sereni in preda all'insicurezza, Pisano e Pratali incapaci di intendere e di volere; dopo aver visto che il cambio di allenatore non era servito, che il progetto era fermo al punto di partenza, che le speranze erano ancora una volta vane. Dopo aver visto tutto questo, il tifoso del Toro era svuotato. Incapace di manifestare altra inutile rabbia, aveva deciso di rinunciare. Rinunciare a tifare, ad esempio; cioè all'essenza del suo essere un innamorato del Toro.Dopo aver visto la squadra soffrire e vincere a Firenza, in settimana, il tifoso aveva rinunciato a rinunciare. Ben lontano dall'illudersi, aveva pensato, ma tra se e sè, senza dirlo, che forse... Perchè è fatto così: fa il duro, ma si scioglie facilmente. Gli basta poco per tornare a sperare; è bravissimo, a sperare.E ieri, ha scoperto di aver ben riposto la propria speranza. Il Torino ha affrontato la terza forza del campionato, e l'ha sconfitta; è la prima "impresa" centrata da questa squadra, la prima negli ultimi due anni, addirittura, due anni in cui i granata non avevano mai battuto una squadra d'alta classifica. L'ha fatto esprimendo un gioco davvero essenziale; non si offenderà Novellino se diciamo che, in diverse occasioni, il gioco di De Biasi era risultato più bello, veloce e piacevole. Non si offenderà, innanzitutto perchè lui per primo sa di aver preso la squadra da due settimane e di aver bisogno di lavorare ancora molto per lasciare la propria impronta; e non si offenderà, soprattutto, perchè ha vinto. E tutti gli altri discorsi passano in secondo piano: chi ha vinto, ha ragione.Molti dei problemi del Toro, in realtà, sono esattamente dov'erano prima. Il mister dice che gli attaccanti sono bravi, e quindi, che si arrangino: un gol, prima o poi, lo faranno. E' successo, ma non sempre accadrà, se si lascia tutto all'iniziativa dei singoli. Ma intanto, se Wan aveva detto che voleva puntare per prima cosa a puntellare la difesa, sembrerebbe che abbia già centrato il primo obiettivo. E poi, a centrocampo, Abate e Dzemaili fanno ormai costantemente la fortuna dei compagni.Attendiamo conferme, parecchie conferme. Per prima cosa, l'esame della trasferta. Poi, quello della continuità. Attendiamo tante cose, attendiamo un paio di regali dalla proprietà, non a Natale ma nelle settimane successive. Attendiamo la ripresa del campionato. Con speranza, come sempre e di nuovo.
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