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Toro, 38 anni fa l’ultimo Scudetto: quanto tempo è passato…

Il 16 maggio 1976, il Torino di Gigi Radice tornava a vincere uno Scudetto dopo la tragedia di Superga. Il settimo, l'ultimo. E chi non ha potuto gioire allora, si coccola i campioni del presente e continua a...

Federico Lanza

"Il Torino, mai come adesso, è giovane. Ragazzi e bambini, a cui è stato trasmetto il gene granata magari da un papà o un nonno più fortunato dal punto di vista calcistico. E' inutile nasconderci dietro un dito: nell'ultimo ventennio, il Torino ha vissuto più bassi che alti. Chi, come me, ha potuto gioire solo per qualche promozione (nessun derby vinto né successi in Coppa Italia) rivede in questa squadra, quella di Giampiero Ventura, il Torino che fu, appunto, dei nostri padri e dei nostri nonni, quello che si rialzò a fatica dalle macerie di Superga, conobbe Meroni e Ferrini, li vide volare in cielo, e ritornò grande il 16 maggio 1976. Questi ricordi, alle orecchie di noi ragazzi, suonano come favole dal lieto fine, dove non sempre vince il più forte, dove Davide batte, per una volta, Golia. Non possiamo che immergerci in questo libro dalle immagini sbiadite, ingiallite, e sognare, sperare che, in un futuro, tutto possa tornare come prima, come quel giorno in cui il Torino, quel Torino, tornò a cucirsi sul petto il Tricolore.

"Quella squadra ricorda tanto quella di oggi, e non solo per le analogie tra le coppie di attaccanti, Graziani-Pulici e Cerci-Immobile. In quella stagione fu determinante l'effetto sorpresa, che consentì al Torino di arrivare, nell'ombra, a sbuffare sul collo dei cugini bianconeri. La Juve cade sotto i colpi dell'Inter, Graziani e Garritano stendono il Milan: sorpasso completato. E poi la storia la conosciamo più o meno tutti: Torino-Cesena, ultima di campionato. Serve un punto. E un punto, sofferto, arriva.  Un colpo da biliardo, un'incornata di Paolo Pulici. Il Comunale è in festa, ma una festa tranquilla, nessuna invasione. Alcuni, quel giorno, piansero. Un misto di emozioni. Il giorno seguente Tuttosport intitolò: “Toro, da lassù qualcuno ti ama”. Ma chi ti ama? Ti amano gli Invincibili, ovviamente. E la tua gente, allora come adesso. Nella gioia e nel dolore. In salute e in malattia. Come una promessa di matrimonio.

"E' il settimo Scudetto, conquistato da un gruppo di uomini, ancor prima di giocatori, nati e cresciuti in quel luogo magico che è il Filadelfia, nel quale appresero i veri valori dello sport e della vita, che distinguono, ancora oggi, il Torino da tutte le altre squadre. Perché non si tifa Torino, si è del Torino. E questo, purtroppo (o per fortuna), è una cosa che molta gente ancora fatica a capire.