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Toro, la preparazione estiva di Ferrini e compagni

Vej Turin / Il crollo del Toro nella stagione 1937-38

Redazione Toro News

"Per il Toro la stagione 1937-38 iniziò la mattina del 9 agosto 1937. Attesi dal presidente Cuniberti e dal neo allenatore Feldmann, i giocatori arrivarono alla spicciolata (chi dal mare, come Allasio e Ferrini, chi dai monti, come Bo e Maina) salendo la scalinata di via Alfieri. Stabilito il programma di lavoro, i granata si buttarono nella preparazione estiva sicuri di poter essere protagonisti, dopo due terzi posti di fila. Il mercato aveva portato al Toro Bruno Neri, mediano faentino nel giro della nazionale. Calciatore e uomo di grande sensibilità (è spesso ricordato il suo interesse per le arti, nonché la sue frequentazioni intellettuali) Neri fu uno dei pochi calciatori a disapprovare platealmente il regime, nel 1931, quando prima della partita inaugurale dello stadio di Firenze (ora intitolato a Franchi) fu l'unico atleta a non salutare romanamente le autorità. Dopo il luglio '43 partecipò alla resistenza e sull'Appennino tosco emiliano trovò la morte, da partigiano, il 10 luglio 1944. Neri arrivò al Torino dalla Lucchese, squadra allora plasmata da un altro grande conoscitore di calcio nonché altro colto umanista: Erbstein. L'Ungherese seguirà il mediano in granata l'anno successivo: un incrocio tra due intensità (calcistiche e umane) che non pare casuale.

"Il mercato riportò in granata anche un'altra vecchia conoscenza: Gino Rossetti. Il più giovane del trio scudetto (nel 1933 lasciò Torino per Napoli) tornò in granata, con un colpo di mercato che a molti fecero tornare in mente le stagioni più felici.Furono tante le variabili su cui gli addetti ai lavori si soffermano nell'estate del 1937, ma quando si trattò di indicare una favorita alla lotta scudetto sembrò che nessuna squadra possa dirsi superiore alle altre. Dopo il dominio di Juventus e Bologna nelle stagioni passate, il campionato 1937-38 si prospettò come un torneo equilibrato e combattuto.

"Il Toro partì forte: dopo un pareggio a reti bianche a Bari s'impose in casa contro la Lucchese. Una partita aperta da Allasio e poi proseguita con un botta e risposta fino al perentorio 3-2 di Palumbo, segnato all'ottantunesimo. La domenica successiva i granata colsero una vittoria ancora più importante: a San Siro un gol di Buscaglia permise al Torino di passare sul Milano, contro una formazione capace di battere – in un'amichevole estiva – il Bologna campione d'Italia.

"Il 3 Ottobre fu di scena il derby della Mole, contro una Juventus risorta e a punteggio pieno: la prova di maturità. Primo tempo da mani nei capelli per i granata: una squadra imballata e nervosa affronta i bianconeri, che con un gioco spigliato mettono alle corde il Toro e colpiscono, al diciottesimo, con il solito Gabetto. Nel secondo tempo i granata conquistano campo e fiducia, si fanno vedere sempre più pericolosi in area avversaria fino al ventinovesimo, quando Allasio batte un calcio di punizione fuori area. Amoretti, portiere bianconero, ribatte fortunosamente la palla che resta in area: colpo di Palumbo, secondo intervento di Amoretti, la palla volteggia sopra all'area piccola e Baldi, con una zuccata, la spedisce in rete. 1-1. Nei quindici minuti rimasti i granata non riescono però nell'impresa di ribaltare il risultato. La Juve difende bene e al novantesimo resta in testa. Il Toro sente di poter comunque essere annoverata tra le prime della classe. Forse con troppa sicurezza la compagine granata affronta la trasferta successiva, contro il Genoa (rinominato Genova 1893): è la prima sconfitta stagionale (2-1) e sembra allontanare i granata da gruppo di testa.

"Il Toro prosegue il girone d'andata vincendo a Roma contro i giallorossi e battendo in casa il Bologna: vittorie importanti, in un campionato che vede, alla fine del girone d'andata, sette squadre in due punti (Bologna, Genova 1893 e Juventus a 19; Lazio, Milan, Roma e Torino a 18) dietro alla capolista solitaria Ambrosiana.

"Furono gli stessi granata ad estromettersi dal novero delle inseguitrici nel girone di ritorno: dieci gare senza vittoria costeranno l'addio a ogni sogno scudetto, vanificando i progressi di gioco e di carattere mostrati nelle stagioni precedenti. Un crollo verticale che iniziò dapprima con un pareggio contro il Napoli e poi con la sconfitta contro il Bari. Feldmann lasciò la panchina granata (molto le critiche per il suo modo di allenare e di gestire la squadra, nonostante l'alta classifica) e venne sostituito da Sperone. Un paio di pareggi, e poi rovesci nel derby e contro Genova e Triestina, prima di poter rivincere nuovamente, in trasferta, contro il Liguria.

"Il 10 aprile, al Filadelfia, i granata salvarono l'onore di una stagione nata sotto i migliori auspici e finita in beffa: l'Ambrosiana di Meazza, in corsa per essere incoronata campione d'Italia, impattò contro i granata, in una partita segnata da un calore eccessivo del pubblico sugli spalti: i carabinieri intervennero più volte buttando fuori dallo stadio tifosi inferociti – alcuni colti nel tentativo di lanciare bottiglie contro altri – e soccorrendo nella mischia uno spettatore colto da infarto.In campo fu partita vera, combattuta, dove poco o nulla fu lasciato allo spettacolo. Dopo il tradizionale inizio arrembante del Toro vennero fuori i nerazzurri che con Gioanin Ferrari passarono a metà primo tempo. Il Torino, in verità, pareggiò subito, con un tocco di mani di Baldi che l'arbitro non vide – ma il guardialinee sì – e dovette aspettare al trentasettesimo, quando Baldi, da vero uomo d'area piccola, insaccò con una ginocchiata la palla dell'1-1.