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Toro, tre partite e dirsi addio

Giocare per giocarsi il Toro. In fondo ci sono almeno due partite, magari pure tre mettendoci dentro quella di Catania, per convincere o dirsi ciao, ché ormai abbiamo capito come siano due i piani sui quali si muovono alcuni nel gruppo...

Federico Danesi

Giocare per giocarsi il Toro. In fondo ci sono almeno due partite, magari pure tre mettendoci dentro quella di Catania, per convincere o dirsi ciao, ché ormai abbiamo capito come siano due i piani sui quali si muovono alcuni nel gruppo di Ventura. Chi è tra i sospesi può ancora giocarsi carte, sempre che gli sia concesso, chi è sulla lista della spesa (degli altri) sta staccando.SANSONE D’ALA - Emblematico, lo abbiamo sottolineato anche altrove, il caso Sansone visto che ormai di caso dobbiamo parlare. Forse lui stesso per prima maledice l’arrivo di Cerci in estate e quello che è diventato un paradosso: senza il romano sarebbe potuto diventare agli occhi di Ventura quello che era stato Antenucci, ossia una seconda punta da far partire a sinistra come esterno. Dura da digerire, ma al primo anno in A non più da ragazzino anche scelta accettabile. Invece si è ritrovato nel calderone delle punte vere ed è stato sacrificato sull’altare dei Meggiorini e degli Sgrigna, tanto che il rapporto con Ventura sembra ormai deteriorato anche se permangono civili i rapporti.

DILEMMA MATTEO - Stesso discorso vale per Brighi. In estate oggetto del mistero, non tanto per il valore intrinseco del giocatore quanto piuttosto per tutti i dubbi legati alla sua forma e soprattutto sulla tenuta alla distanza. La triade Cairo-Petrachi-Ventura alfine ha detto sì, ma ormai lo si vede soltanto in cartolina e anche ora che il tecnico sta pensando ad un trio in mediana, lui non sembra contemplato, così come non lo è con un eventuale schema ad ‘albero di Natale’ che pure ricordando le sue caratteristiche peculiarmente mostrate a Roma gli si adatterebbe.

I SOMMERSI - E poi ci sono i dimenticati. Come Alessandro Agostini che nella rotazione a sinistra sino ad oggi non ha mai trovato spazio, forse non lo troverà mai perché anche qui ci sono scelte di logica e di cuore fatte dal tecnico. O come Simone Verdi che è stato tenuto già a giugno, segnale chiaro di quanto comunque fosse considerato confacente al progetto, e invece elemosina minuti. Tutti potenziali giocatori da struttura, non diciamo per una svolta ma quanto meno per rivitalizzare un gruppo spento. Tutti uomini che si giocano il Toro. Sempre che qualcuno glie ne dia la possibilità.Federico Danesi(foto M.Dreosti)