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Toro, un compleanno amaro

Inutile guardarsi indietro. Perché anche oggi che per il Toro è giorno di festa per i primi 106 anni di vita resta un compleanno amaro, almeno a guardare quello che è stato e non è più. In...

Federico Danesi

Inutile guardarsi indietro. Perché anche oggi che per il Toro è giorno di festa per i primi 106 anni di vita resta un compleanno amaro, almeno a guardare quello che è stato e non è più. In fondo è cambiato tutto: c’era una birreria, simbolo di passione verace, e adesso c’è un bar persino troppo elitario per sembrare vero.

C’era una società che già sotto Mussolini aveva dovuto cambiare nome perché l’inglese non era gradito, ma senza perdere la sua identità tanto che sappiamo tutti nel periodo di guerra e soprattutto dopo com’è andata a finire.Da quando però quello che è stato AC Torino è diventato un più anonimo Torino FC è come se definitivamente si fosse persa l’identità, come se certuni avessero perso la memoria. Non vogliamo dire che abbiano contribuito a cancellarla, ma di certo fanno nulla per tenerla in vita, aspettando sempre una mano (divina) altrui. Oggi pensare ad una festa piace soltanto ricordando quello che è stato sei anni fa nell’ultima giornata veramente da ricordare e non ce ne vogliano tutti quelli che si sono infradiciati dopo la partita-promozione con il Modena.Quel giorno contro l’Empoli sembrava veramente potersi aprire un’era. Come se Libonatti e Valentino, le porcherie combinate con il caso Allemandi, il ricorso di Ferrini e Bearzot, Pulici e Zaccarelli si fossero uniti in unico abbraccio con i tifosi. Era stata festa vera allora, fa male ripensarci adesso alla luce di quello che poteva essere e non è stato negli ultimi 25 anni. Dopo Sergio Rossi non un presidente da ricordare, ché i danni provocati da Borsano sono ancora evidenti oggi nonostante la goduria d’allora.E allora cosa c’è da celebrare? La volontà di non mollare, nonostante tutto e tutto, per tenere in vita la memoria, quella che troppi al giorno d’oggi vorrebbero cancellare pensando ad un domani francamente buio. Resta il ricordo di tutto quello che è passato sotto il cielo di Torino, della voglia di non arrendersi anche dopo tre schiaffi, della volontà incondizionata di tornare a far vivere il Filadelfia anche se tutti sanno benissimo come si tratti solo di un simbolo che in campo non va e non fa risultati. Resta il piacere del ricordo, di sei anni buttati ma dei cento prima per molti versi indimenticabili, nelle gioie e nella tragedia. E allora buon compleanno, per i regali ci sarà tempo.Federico Danesi

(foto M.Dreosti)