toro

Tutti i mali che affliggono il Toro

Una sola vittoria nelle ultime dieci giornate, a Cremona contro l'ultima in classifica. Cinque pareggi e due sconfitte nelle prime sette giornate del girone di ritorno, ancora a digiuno di successi nel 2006, una difesa che subisce gol ogni...

Redazione Toro News

Una sola vittoria nelle ultime dieci giornate, a Cremona contro l'ultima in classifica. Cinque pareggi e due sconfitte nelle prime sette giornate del girone di ritorno, ancora a digiuno di successi nel 2006, una difesa che subisce gol ogni volta, dopo essere stata di gran lunga la migliore nel girone di andata. Degli ultimi sette gol sei portano la firma di Alessandro Rosina. I numeri evidenziano meglio di qualsiasi altra parola la crisi del Toro, che sta viaggiando a ritmi da retrocessione. Non è il caso di parlare di disastro, anzi il disfattismo non giova a nessuno, ma certo non si possono più considerare casuali certi risultati negativi.

Fino a sabato ci si era nascosti dietro il rallentamento generale di tutte le big, ma se stasera il Catania batterà il Crotone nel posticipo, il primo posto si allontanerà a nove punti e il secondo a 8, dopo il ritorno al successo del Mantova. Difficile parlare di promozione diretta quando si fa fatica in ogni partita, non c'è brillantezza atletica e il gioco latita. Un Vicenza messo magnificamente in campo dall’ex Camolese ha impartito una lezione al Toro, anche se è giusto ricordare che sul risultato hanno inciso anche le discutibili decisioni del signor Banti, che in avvio ha sorvolato su un possibile rigore su Stellone, fischiandolo invece a favore del Vicenza, quando Brevi e Cavalli si abbracciavano l’un l’altro e forse neppure dentro l’area.

Ma sarebbe ingiusto fermarsi alle decisioni arbitrali. Il Torino aveva saputo rimediare con Longo al rigore di Carbone, ma poi si è spenta la luce. Soprattutto è rimasto al buio Taibi, che si è fatto sorprendere nettamente dalla sventola di Sgrigna che ha riportato in vantaggio i padroni di casa. Tra la fine del primo tempo e l’inizio della ripresa la squadra di Gianni De Biasi si è vista pochissimo, se si esclude un tentativo di Ferrarese.

E molte decisioni del tecnico granata non hanno convinto: d'accordo il turnover, d'accordo tutto, ma come si fa a lasciare in panchina un Rosina che in questo periodo è di gran lunga il giocatore granata più in palla, oltre che l'unico capace di segnare? In assenza di Ardito, perché affidarsi alla coppia centrale Longo-Gallo, sommersa sul piano atletico e della velocità dai centrocampisti del Vicenza? Non a caso, dopo l'ingresso di Edusei il Toro ha avuto maggiore presenza nel reparto centrale e con Rosina ha iniziato a costuire gioco negli ultimi venti metri. La scelta di insistere su un fantini generosissimo e spesso decisivo fino a Natale, ma oggi chiaramente spompo, a corto di idee e di fiato, si è rivelata altrettanto sbagliata. Lazetic ha combinato poco, ma ha avuto meno di un quarto d'ora (recupero compreso) per poter cobinare qualcosa, troppo poco.

La difesa continua a imbarcare acqua e l'unica nota lieta è stato di recupero di Melara, il meno peggio della retroguardia. De Biasi aveva costruito un piccolo miracolo, anzi aveva fatto miracoli per mesi, ma da un pò di tempo certe scelte appaiono poco comprensibili. Ma, come già detto all'inizio, ora l'errore più grave sarebbe fare del disfattismo e chiederne la testa, anzi il presidente cairo più di prima fa bene a difendere il suo tecnico. Al di là di tutto e non è una frase fatta, sono i giocatori che vanno in campo. E molti di loro sono le brutte copie di quelli che avevamo ammirato in autunno.

Quanto ai nuovi, Abbruscato per larghi tratti è stato impalpabile, ma quando ha avuto la palla buona è andato ad un passo dal gol del 3-3. L’ex centravanti dell’Arezzo è ancora un corpo estraneo alla squadra, ma non gli si può gettare certo la croce addosso, essendo arrivato da appena una settimana. La sua intesa con Stellone va affinata, ma soprattutto il resto della squadra deve metterlo in condizione di essere pericoloso. E di palloni buoni, come era successo già a Crotone, ne sono arrivati giusto un paio. Sicuramente urge il ritorno di Muzzi, leader carismatico e trascinatore sia in campo che fuori. Oggi la sensazione che offre questo Toro è quella di una squadra che vaga alla ricerca di sè stessa, che ha perso l’autorità e l’identità dei mesi scorsi.

Tocca a De Biasi tirarla fuori dalla palude, sabato contro il Catanzaro è una partita delicatissima, se non da ultima spiaggia. Il Toro oggi è sesto, farebbe i playoff, vediamo di non mettere a rischio almeno l'obiettivo minimo. Serve una scintilla per riaccendere il Toro, speriamo che arrivi fra tre giorni davanti alla Maratona. La passione della gente granata e gli sforzi del presidente Cairo meritano risposte bene diverse da quelle di ieri sera a Vicenza.