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Under 21, disfatta Italia contro la Repubblica Ceca. Per Benassi e Barreca solo panchina

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Gli azzurrini perdono 3-1 e complicano il cammino: con la Germania potrebbe non bastare la vittoria
Redazione Toro News

Archiviato il primo ostacolo, gli azzurrini sono tornati in campo per aprire il secondo turno del girone C: questa volta, contro la Repubblica Ceca. Una squadra, quella del CT Vítězslav Lavička, ricca di giovani talenti ˗ alcuni dei quali militanti in Serie A: Lukas Zima (Genoa), Jakub Jankto (Udinese) e, soprattutto, la stella Patrik Schick (Sampdoria) ˗ e dotata di un’ottima tecnica ma incapace di frenare l’impeto della Germania nel primo turno, conclusosi 2-0 per i tedeschi. Trattandosi di un autentico “dentro-fuori” per i cechi, Di Biagio, nella conferenza pre-partita, aveva cercato di mettere in guardia i suoi della pericolosità della loro ‹‹ultima spiaggia›› ˗ oltre alle grandi qualità di pressing e ripartenza ˗, ribadendo, però, come fosse necessario, ancora volta, ‹‹pensare più a noi che a loro›› e, soprattutto, portare a casa i tre punti; tre punti che avrebbero permesso di avvicinarsi al match più atteso, quello di sabato contro la Germania, con meno pressione. Tre punti che non sono purtroppo arrivati.

Scegliendo di cambiare le carte in tavola, il CT ha optato per una cospicua serie di cambi rispetto alla partita con la Danimarca, andando a sostituire in difesa Caldara con Ferrari e il granata Barreca con Calabria; avvicendando a centrocampo Capitan Benassi con Grassi e Gagliardini con Cataldi e mantenendo inalterato l’attacco; una mossa indirizzata a garantire maggior freschezza a centrocampo, unita al tentativo di dare una maggior velocità di palleggio, apparso non troppo lucido nella partita d’esordio. Sorprende, però, la scelta di lasciare fuori il centrocampista modenese del Torino classe ’94, che aveva ben figurato contro i danesi, soprattutto nel primo tempo; una scelta tesa, probabilmente, a far rifiatare uno dei perni della mediana, proprio in vista della sfida di sabato, che si rivela, dopo questo pesante sconfitta, decisiva.

Una partita non semplice ma sicuramente più gradevole, più elettrizzante e più ricca di occasioni da gol rispetto alla precedente. L’Italia parte bene, creandosi la prima chance all’undicesimo, merito di un potente e preciso tiro di Bernardeschi, ottimamente respinto da Zima; ma i Piccoli Leoni non si fanno intimorire e rispondono al ventesimo con una violenta staffilata, dal limite dell’area, di Martin Hasek, finita alta sopra la traversa. La situazione si fa complicata quando, tre minuti più tardi, il Capitano Travnik, sfruttando la sfortunata scivolata di Rugani, calcia meravigliosamente verso l’angolino basso e insacca l’incolpevole Donnarumma. L’Italia, nei minuti seguenti, sembra subire il contraccolpo dello svantaggio, ottenendo, sì, una grande occasione con Petagna al trentatreesimo ma subendo almeno un paio di pericolosi contropiedi, sventati dalla retroguardia italiana o sprecati dall’attacco ceco. Dimostrando un ottimo stato di forma, soprattutto dal punto di vista fisico, la Repubblica Ceca conclude meritatamente il primo tempo in vantaggio.

L’inserimento di Chiesa nel secondo tempo e il cambio di modulo decisamente più offensivo, 4-2-4, dà nuova linfa alla selezione azzurra che mette in campo una maggior determinazione; la prima ghiotta occasione, al cinquantaseiesimo, proviene ancora una volta da Bernardeschi che controlla un preciso passaggio di Conti in area di rigore e calcia all’angolino sinistro, trovando nuovamente l’opposizione di Zima. La Repubblica Ceca appare subire lo sforzo dei primi quarantacinque minuti e l’Italia ne approfitta: al sessantatré, Petagna guadagna un’interessante punizione quasi al limite dell’area, ben calciata da Berardi ma respinta dalla saracinesca ceca. Il gol del pareggio è nell’aria e arriva proprio al settantesimo con Berardi: sul taglio di Cataldi, il sassolese calcia in maniera sporca su Zima ma il pallone rimane in area e il numero 7 insacca di testa. Gli Azzurri cercano insistentemente il vantaggio, senza trovarlo. E poi accade l’imponderabile: quando sembrano esserci tutte le premesse per il sorpasso, ecco il lampo di Havlik, al settantanovesimo, seguito dalla pesantissima rete di Luftner all’ottantacinquesimo.

È 3 a 1. Una lezione molto dura per l’Italia. Ora la Germania è decisiva, ma potrebbe anche non bastare.

Federico Beltrame

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