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Vizi antichi e irresponsabilità

Il calcio nella bufera non perde occasione per ingigantire i suoi guai, invece di voltare pagina e ripartire come gioco equo e ludico. Nel mezzo del vaglio delle intercettazioni, del doping amministrativo che avrebbe...

Redazione Toro News

"Il calcio nella bufera non perde occasione per ingigantire i suoi guai, invece di voltare pagina e ripartire come gioco equo e ludico. Nel mezzo del vaglio delle intercettazioni, del doping amministrativo che avrebbe aggiustato i bilanci delle società cosiddette più ricche, c’è stata anche la decisione assai equivoca di far giocare il Catania in campo neutro, per permettere ai suoi tifosi di poter seguire la squadra in massa. Peccato che al Toro tutto questo non sia stato concesso, per fortuna ha vinto a Brescia e può ancora sognare di raggiungere i siciliani.

"Resta comunque l’indignazione per quanto successo al nostro fotografo Franco, che è stato stoico a sopportare non solo il dolore fisico, ma anche qualche ingiuria di troppo. Non dovrebbe succedere che una persona che va allo stadio, munita di passione (in questo caso anche per lavorare) debba passare il pomeriggio al pronto soccorso con i famigliari a casa che attendono notizie col cuore in gola. Non è la prima volta che succede, purtroppo non sarà l’ultima, il calcio è un gioco maschio, può essere duro, ma non si va alla guerra, è inaccettabile che sia in mano ai vigliacchi, di chi non va a vedere una gara sportiva, ma a sfogarsi contro il prossimo.

"Mercoledì, dopo la partita del trentennale dello scudetto, Giuliano Terraneo ha pronunciato una frase molto significativa: “Il calcio doveva passare prima dalla cultura che dalla magistratura”. Due parole semplici, ma profonde. L’ex portiere granata scriveva poesie, la moglie insegnava a scuola, non era una velina di qualche trasmissione tv, Giuliano andava nelle scuole, le preferiva alle discoteche. Quando si parla di cultura sportiva c’è chi storce il naso: ad un calciatore non è chiesto di essere colto, ma di usare bene i piedi.

"C’è qualcosa che stride però nel contesto: il calcio è seguito da tantissima gente, tra cui minori, che tentano di identificarsi nei loro campioni. L’esempio attuale che hanno è quello di gente disposta a tutto pur di vincere, che scommette e bara sui bilanci e magari anche sul fisico. Così succede che qualche sciagurato sbuchi da un angolo per aggredire chiunque si pari davanti, con le forze dell’ordine quasi impotenti. Poi il branco scappa, dopo aver mostrato la sua forza, in quella sua stupida missione punitiva. Sono reietti delle società? Fatti analoghi hanno dimostrato che in mezzo c’è gente che il giorno dopo rientra a lavorare in banca, a fare il commercialista o addirittura l’avvocato, dunque persone al di sopra di ogni sospetto, ma che la domenica si sfogano dalle frustrazione quotidiane. Non si chiede ad un calciatore o ad un dirigente di recitare Dante, ma che si giochi pulito in campo, per dare esempio sugli spalti. La vita è fatta anche di regole, se tutti le rispettano nessuno potrà sentirsi inferiore all’altro.