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Voglia e rabbia

L'avete notato? Un difensore del Sassuolo tiene giù Bianchi in area usando entrambe le mani, quindi ne toglie una dalla maglia del bomber solo per colpire la palla; un suo compagno attaccante segna un gol in netto...

Redazione Toro News

L'avete notato? Un difensore del Sassuolo tiene giù Bianchi in area usando entrambe le mani, quindi ne toglie una dalla maglia del bomber solo per colpire la palla; un suo compagno attaccante segna un gol in netto fuorigioco; ed in ambedue le occasioni, nessun granata protesta. Nessun capannello di giocatori intorno ad arbitro e guardalinee, nessuna richiesta di chiarimenti, solo l'accettazione del triste destino di una giornata che non sembrava poterne riservare uno diverso. Gli unici a sbracciarsi, a farsi sentire, i due diretti protagonisti degli episodi in questione: Bianchi e Loria. Che hanno sbagliato, hanno commesso errori (che un arbitro attento avrebbe comunque vanificato), ma non si sono rassegnati. Con voglia: quella dell'attaccante, visto più volte a crossare per gli evanescenti compagni Gasbarroni e Di Michele, e a rincorrere palloni fino a centrocampo (“non erano mie consegne, ma frutto della sua generosità”, dirà poi Beretta). Con rabbia: quella del difensore, nervoso fin dal primo minuto di gioco, autore di un paio di interventi decisi come non se ne vedevano da tempo ad intimorire le punte avversarie, e che urla al cielo tutta la propria frustrazione quando non centra la porta, alla fine.L'unico, altro elemento del Torino FC a mostrare la stessa propensione a non accettare il grigiore, l'amarezza e perfino gli errori arbitrali, è mister Beretta. In questi primi giorni in granata laevamo iniziato a conoscerlo come uomo estremamente posato e riflessivo, ma a bordo campo, ieri, sembrava un indemoniato: incredulo davanti a taluni errori, infuriato per alcune palle perse. La sana rabbia che si vorrebbe vedere in chi sta vivendo una giornata che gira storta. Ma la domanda che gira in testa, mentre si cerca di non cadere nella depressione, è: quanto ci metterà a sprofondare in panchina senza più alzarsi, rassegnato e sconfitto dagli eventi, come accaduto a chi è venuto prima di lui? Quanto tempo passerà prima che anche quei pochi calciatori dal cuore ancora fortemente pulsante si adeguino al contesto...?Lo sforzo da compiere è quello di scacciare il pessimismo, e guardare avanti. Uno sforzo enorme, per la tifoseria di quest'Olimpico terra di conquista per i vari Padova, Modena, Crotone, Sassuolo... Uno sforzo che deve compiere innanzitutto la squadra. Lontana da Torino, da una contestazione prima silenziosa (agghiacciante il silenzio dei primi 15', un'indifferenza che non lascia indifferenti, lasciando anzi senz'altro il segno che si proponeva di lasciare) e infine rumorosa, furiosa, fattiva.Squadra sconfitta ancora una volta tra le mura amiche, tifoseria che invade la tribuna alla ricerca di un presidente che nel frattempo si era precauzionalmente dileguato, altri negli spogliatoi per dirne un paio ai giocatori (non all'allenatore, senz'altro incolpevole), e infine arbitro che infierisce: una situazione tanto brutta è difficile da ricordare. E allora, tutti a Coverciano, per punizione e per proseguire sulla strada del nuovo corso di mister Beretta. Strada sulla quale, nel primo tempo, la squadra aveva mosso un primo, timido passo, con degli uomini a centrocampo parsi più in grado di gestire la palla rispetto ai tempi recenti, e con qualche azione abbozzata secondo schemi. E' dura fare un'analisi tecnica di quanto visto ieri, perché troppe cose sono successe fuori dal campo; ma è necessario tornare a parlare di calcio quanto prima. E' quello che cercherà di fare da domani il Torino con il suo allenatore, per regalare un Natale un po' meno amaro a se stesso e ai tanti, tantissimi tifosi umiliati e offesi.

(foto M.Dreosti)