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#Cuoregranata

15 ottobre 1967. Oggi e sempre Gigi Meroni

Gigi Meroni disegnato da Riccardo Cecchetti
55 anni fa il tragico incidente che portò via la vita della farfalla granata

Andrea Arena

Gigi è il primo calciatore italiano a sfidare il suo tempo portando capelli lunghi, baffi e barba incolta. È il vento del cambiamento che soffia sui campi di pallone e arrivava alla società civile anticipando tutti i temi del ’68.

Gigi incanta gli stadi con serpentine e giocate impossibili, il suo calcio è fatto di fantasia e passione. Ama il pallone, giocare con i compagni e il goal. Proprio in quest’ordine. Prende un sacco di botte ma non pensa un attimo a perdersi in proteste o reazioni.

Gigi vince a San Siro contro l’Inter di Herrera campione d’Italia, d’Europa e del Mondo. Stoppa la palla al centro dell’area e, circondato da mezza difesa, inventa un pallonetto a giro che s’infila all’incrocio dei pali.

Gigi è qualcosa di nuovo e perfino l’Avv. Gianni Agnelli lo vuole. Ma non può finire alla Juve. Il presidente Orfeo Pianelli lo sa bene.

Gigi è un giocatore fuori dal comune, più adatto alle sale da ballo e alle Università. In campo porta i calzettoni abbassati e fuori dal campo veste abiti estrosi che lui stesso si disegna. Studia pittura moderna e dipinge nella sua mansarda di piazza Vittorio.

Gigi guida una Balilla rimessa a lucido e compare per le vie del centro con una gallina al guinzaglio. La sua immagine è sostanza. Ha una compagna di vita, Cristiana Uderstadt, sposata con un altro uomo ed impossibilitata a chiedere il divorzio perché in Italia non è concesso.

Gigi gioca una gara fantastica e vittoriosa contro la Sampdoria e torna a casa insieme al compagno di squadra Fabrizio Poletti. Ha dimenticato le chiavi di casa e i due attraversano avventatamente corso Re Umberto per raggiungere un telefono. Viene investito da una Lancia Appia e poche ore più tardi muore.

GIGI anche da morto crea scompiglio. La Diocesi di Torino si oppone alle esequie pubbliche in quanto viene ritenuto "pubblico peccatore" per via della sua convivenza. Il padre spirituale del Torino, don Francesco Ferraudo, sfida le autorità ecclesiastiche e celebra il funerale e ammette senza esitare: "Io sono e sarò sempre dalla parte di quelli come GIGI".

GIGI MERONI, una settimana dopo la sua morte, è comunque in campo contro la Juve. È nei piedi, nel cuore, nelle fantasie dei suoi compagni. Il suo più grande amico, Nestor Combin realizza una tripletta. La quarta marcatura viene realizzata dal giovane Carelli, che porta il n. 7, la sua maglia.

GIGI MERONI è questo: il calciatore, l'uomo e il professionista che più rompe gli schemi di una Italia bacchettona. È la rivoluzione del calcio dal di dentro e senza chiedere il permesso.

Questa è la storia di GIGI MERONI che ha solo 24 anni.

Questo è la storia del TORO!

A voi che scendete in campo stasera, la possibilità unica a 55 anni da quel giorno, di onorarla.

Con forza e #CuoreGranata

Andrea Arena

Sono business partner di uno dei principali player internazionali nella formazione aziendale dove promuovo il cambiamento e il miglioramento delle prestazioni individuali e di squadra all’interno delle organizzazioni. Lo sviluppo delle competenze, la ricerca dell’empatia e la comprensione delle persone mi portano a vivere la vita e l’innovazione come fattori positivi e distintivi delle relazioni.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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