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LASCIARCI LE PENNE

Cochi e Renato, la superlega e il Toro

Cochi e Renato, la superlega e il Toro - immagine 1
Un nuovo appuntamento con "Lasciarci le penne", la rubrica di Marco Bernardi

E la vita la vita

Cochi e Renato

(1974), Derby

Jannacci e Pozzetto scrissero un brano che faceva ridere di suo e che divenne irresistibile grazie alla vis comica di Cochi e Renato, geni demenziali. Quel brano, per suprema beffa, parlava della vita. Proprio l'argomento che da sempre impegna mistici e filosofi in eterne dispute e disquisizioni venne dissacrato da quei due campioni dell'ironia surreale che, ribaltando ogni punto di vista, sbeffeggiavano la seriosità del tema, riuscendo nel contempo a trasmettere, tra le righe, una riflessione disincantata sulla natura precaria e ondivaga dell'uomo. A cavallo tra la fine del 1974 e l'inizio del 1975 tutti cantavano E la vita la vita, e la vita l'è bela l'è bela, basta avere l'ombrela, l'ombrela ti ripara la testa, sembra un giorno di festa:il quarantacinque giri scalava le classifiche e si assestava saldamente in vetta alla hit parade, mettendosi alle spalle gente del calibro di Celentano, Drupi e Raffaella Carrà, impresa non facile per due che non erano cantanti di professione, ma facevano, alla grandissima, i comici. E la vita la vita entrò nell'immaginario collettivo della generazione che non faticava a riconoscersi in quello che un giorno, invece, ha sofferto e allora ha detto: "Io parto, ma dove vado se parto, sempre ammesso che parto". Ciao!

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Quando ieri si è diffusa la notizia della decisione, in nome della libera concorrenza, di sdoganare la SuperLega, il torneo esclusivo destinato ai ricconi del calcio, mi sono chiesto quale canzone si sarebbe adattata meglio a commentare la notizia. Sentenza sacrosanta dal punto di vista legale, per carità, e ampiamente preventivabile dal punto di vista logico, ma devastante all'atto pratico, destinata a scombinare irreversibilmente ciò che resta del nostro gioco preferito. Il calcio, che già poco o niente assomiglia a quello che avevamo amato nei suoi anni d'oro, rischia di trasformarsi in qualcos'altro, nell'esibizione di algide star all'interno di un recipiente stagno per privilegiati, impermeabile ad infiltrazioni esterne. Pochi grandi club, ammessi nel mega contenitore, avranno l'onore di spartirsi la torta mentre, fuori dal recinto dorato, tutti gli altri rimarranno a sbavare per un posto nell'élite, dividendosi le briciole che cadranno dal tavolo degli Epulone di turno. Avevo pensato a canzoni sdegnate come urli, oppure stupite come bisbigli, ma Cochi e Renato hanno avuto la meglio perché davanti al nuovo che avanza, riprendendo Michele Serra, e di cui è impossibile calcolare la portata, è meglio ridere piuttosto che farsi prendere dalla rabbia o dallo sbigottimento. Una risata vi seppellirà, ha sentenziato qualcuno, forse Michail Bakunin: magari a prenderle meno sul serio, certe grandi novità sono destinate a sgonfiarsi in fretta come un soufflé mal riuscito.

Nel frattempo noi Granata teniamoci stretto il nostro Toro, magari senza grandi velleità, ma anche senza progetti di dominio sul Globo da scienziato pazzo di un vecchio film dell'orrore. Con tutti i nostri limiti da signori così così, per dirla con Vecchioni, siamo infinitamente più belli dei patinati da prima pagina e le nostre arrancanti sfide più avvincenti di qualunque esibizione da calcio-wrestling finalizzata a sfornare milioni. E la vita la vita, e la vita l'è strana l'è strana, basta una persona, persona che si monta la testa, è finita la festa,chiudevano amaramente la loro cantata Cochi e Renato: speriamo che questa volta non vada così, che queste persone che si sono montate la testa non facciano finire la festa più bella in nome, tanto per cambiare, dei loro interessi e del dio denaro. Per il momento ridiamoci su e buon Natale a tutti. Speriamo di svegliarci il 25 e di trovare sotto l'albero quel calcio che abbiamo amato, fatto di passione, sogni realizzabili e di un bandierone gigantesco che come la marea ci travolge prima della partita. Sarebbe un bel sogno come in un film di fantascienza, in cui l'anziano protagonista male invecchiato si ritrova misteriosamente ragazzo. So benissimo che non andrà così, ma è comunque bello potervelo augurare.

   

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