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GRANATA DALL'EUROPA

L’angelo del Filadelfia (storia vera di un piccolo miracolo granata)

L’angelo del Filadelfia (storia vera di un piccolo miracolo granata) - immagine 1
Il primo appuntamento con la nuova rubrica di Michele Cercone: quando lui e il figlio arrivarono da Bruxelles per vedere il Fila...
Michele Cercone Columnist 

Toro News ha il piacere e l'onore di presentare una nuova rubrica di un autore speciale, lo stimato giornalista Michele Cercone, professionista che lavora nei contesti internazionali di più alto livello senza dimenticare mai la passione per il Toro. Un altro autore pregiatissimo che impreziosisce le nostre pagine e che, siamo sicuri, incontrerà il gradimento dei nostri affezionati lettori. Buona lettura.

Per chi, come me, è appassionato di Toro e vive da molti anni all'estero, il Filadelfia, con la sua la storia ed i valori che che rappresenta, è sempre stato un faro, anche se lontano. La sua luce, per quanto fioca, è stata una guida preziosa nel mare tormentato di eventi che ci ha sballottato in questi ultimi decenni.

Come tanti granata sparsi in giro per l'Europa e per il mondo, ne ho seguito le vicende da lontano, ma non con meno passione, alternando speranza e delusione, attesa e sconforto.

Quando poi l'esilio è sembrato vicino alla fine, ho cercato di impegnarmi di persona per sostenerne, nel mio piccolo, la rinascita. Il seggiolino dedicato alla memoria di mio padre, che mi ha trasmesso l'incanto dannato di vivere nel segno del Toro, è stato un atto dovuto, così come la partecipazione alle azioni di sensibilizzazione istituzionale e di giustificata protesta.

Contro tutte le attese, il Fila è lentamente rinato, e improvvisamente quei campi, quelle tribune cariche di onore e di storia, da Bruxelles sembravano vicinissime. Sembrava quasi di poterle toccare e di respirare l'aria nuova nata da un sogno e da una speranza diventati per una volta realtà.

E per noi il Filadelfia sembrava avvicinarsi ogni ora di più in quel viaggio in macchina da Bruxelles a Torino per i preliminari di Europa League, mentre raccontavo a mio figlio (sei anni e la maglia del Gallo) di quando avevo la sua età e un paracadute tricolore era atterrato proprio al centro del campo per festeggiare lo scudetto.

Tutto troppo bello, troppo perfetto. E infatti il sogno si è incrinato abbastanza in fretta. Prima le mail senza risposta, poi la mancanza di riferimenti e di informazioni chiare. Unica eccezione, una voce femminile che dopo tanti tentativi a vuoto, mi risponde al telefono senza garbo. Nessuno sa dirmi il numero del seggiolino (ma esiste davvero?), nessuno sa darmi indicazioni sugli orari di apertura (povero illuso!). Dipende dagli allenamenti, dal calendario, dall'allenatore, dalla società… Insomma, buio pesto e nessuna soluzione o alternativa.

Spiegare a mio figlio che prima della partita non possiamo andare a vedere ''la sedia del nonno'' di cui tanto gli ho parlato e la casa dove giocano ''i bambini del Toro'' (la sua versione della Primavera) diventa un'impresa dolorosa. Lo convinco che il Fila lo possiamo vedere da fuori e che lì accanto c'è un posto dove possiamo cercare  l'autografo del Gallo. Ci ritroviamo allo Sweet, dove una foto autografata da Joe Hart placa le lacrime e fa ritornare il sorriso.

In piedi, davanti al cancello sbarrato del Fila il magone sale ancora, stavolta il mio. Mi sento tradito e lasciato fuori dalla nostra casa, dal luogo indispensabile per trasmettere a mio figlio quella piccola fiamma granata che la distanza rende fragile e fioca. Quel cancello chiuso lo vivo come un tradimento. La mancanza di informazioni e di disponibilità come lo sgarbo inatteso di un amico.

Mentre siamo lì, in un triste tempo sospeso, il cancello si apre per far passare una macchina. Prima che si richiuda riesco ad attirare l'attenzione di un guardiano. Provo a spiegargli che abbiamo fatto più di mille chilometri, che nessuno ci ha dato informazioni e che non so quando potremo tornare un'altra volta. Niente da fare. È irremovibile nella sua gentile fermezza. Lo vedo che è dispiaciuto per il bambino. So che sta solo facendo il suo lavoro, ma il senso d'ingiustizia e di rabbia monta.

All'improvviso, sotto un gran ciuffo di capelli bianchi, alle sue spalle spunta una faccia curiosa e simpatica. Ci guarda con gli occhi furbi tra le rughe profonde. Ha sentito le mie parole e da' una piccola gomitata al custode: ''ma come, non riconosci il mio amico che viene da…. da….'',  ''Bruxelles'' faccio immediatamente. ''Ecco, si Bruxelles – conferma lui al guardiano, che sta al gioco – ti avevo detto che sarebbe passato oggi. Siete un poco in ritardo, ma forse abbiamo ancora cinque minuti. Vi accompagno io''.

E così quell'angelo sconosciuto del Filadelfia ci fa entrare e ci porta all'interno del cortile, poi verso il campo. ''Posso darvi solo qualche minuto e state accanto a me'' si raccomanda a bassa voce. Lo seguiamo con gli occhi pieni di meraviglia, mentre racconta a mio figlio delle gambe da robot di Pulici, dei gemelli del gol (''anch'io ho una gemella'', il commento fiero del mio bimbo), dei ''bambini del Fila'' che giocarono qui al posto dei grandi quando questi volarono in cielo.

Sulle tribune camminiamo veloci tra i gradoni, con il cuore in gola, mentre i minuti passano e il nostro angelo sembra preoccupato. So che non dovremmo essere qui e che lui rischia un guaio. All'improvviso la voce squillante di mio figlio riempie lo stadio deserto. E' in piedi accanto a un seggiolino e strilla di gioia. Mi avvicino e leggo sullo schienale il nome di mio padre. Rivedo la sua passione negli occhi di mio figlio. Lui mi guarda incuriosito e mi dice serio: ''papà lo sai che stai piangendo?''.

Davanti a quei cancelli ci sono tanti piccoli miracoli granata in attesa. Quel tempio aspetta tante altre lacrime di gioia e di passione. Non tenete più chiuse quelle porte, vi prego.

Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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