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Il Granata Della Porta Accanto

Derby: se Golia è sempre più grosso…

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Il Granata della Porta Accanto / Quell'unica vittoria granata nell'ultimo quarto di secolo sta lì a dimostrare che Golia ha voluto riscrivere la storia

Alessandro Costantino

C'era una volta il derby, quella partita, specialmente a Torino, dove i pronostici erano aboliti perché ai fini del risultato non contava né la classifica, né il valore della rosa, ma più di ogni altra cosa le motivazioni. Oggi del derby è rimasta solo la parola inglese che lo definiva e il ricordo di ciò che era davvero. Se un tempo non era così raro che Davide sconfiggesse Golia, da vent'anni a questa parte Golia ha fatto in modo di essere talmente grosso che neppure la fionda più micidiale può arrivare, non solo a non abbatterlo, ma neppure a scalfirlo.

Queste mie parole non sono un arrendersi ancora prima di combattere, né devono essere lette come un "tradimento" dell'essenza granata, tutt'altro, ma semplicemente come la presa di coscienza che quel divario economico ed ideologico che ci separava dai gobbi (si può dire "gobbi" o rientra anche questa tra le parole politicamente "scorrette" ormai bandite?) è diventato talmente grande ed insostenibile che nessuna retorica, motivazione o autostima possibile può riuscire a colmarlo.

Prendiamo una stagione come questa con uno scenario di partenza che sembrava riportare un minimo di speranza: il Toro, da una parte, che grazie a Juric sembra essere tornato a livelli buoni, sia di atteggiamento che di propositività, la Juve, dall'altra parte che palesa qualche difficoltà in più sia in campo (addio di Ronaldo, terzo allenatore cambiato in 3 anni), che fuori dal campo (debito record di più di 400 milioni ripianato senza batter ciglio da Elkann). Poi arriva il mercato di gennaio e mentre il Toro cerca di fare qualcosa di interessante ed intelligente puntando sui giovani, la Juve spende 75 milioni scippando Vlahovic alla viola e mascherando il tutto con la cessione a peso d'oro al Tottenham dell'ex Paratici di due onesti giocatori, non certo due stelle, come Kulusevski e Bentancur. Ciliegina sulla torta, non contenta, soffia il carneade Gatti che era a un passo dal Toro, più per il gusto di farlo che per reale necessità. E tutto torna come prima: Golia che aveva smesso di fare paura per un breve periodo, si compra letteralmente ciò che gli serve per essere ancora più grosso in barba a qualunque regola di sportività e correttezza che dovrebbe vigere, ma che evidentemente non c'è altrimenti non si spiegherebbe tutto ciò, all'interno di una federazione o una lega organizzatrice di un torneo sportivo. D'altronde se anche Sarri che si è seduto al desco dei più forti per assaggiare la gloria che i suoi principi sportivi non gli avevano fatto conquistare in altre piazze meno illustri, afferma a gran voce che la Coppa Italia, in mano alla Lega Calcio che organizza anche il campionato di Serie A, è il torneo più antisportivo del mondo, non dobbiamo stupirci se in Italia il sistema calcio sia tarato sulle necessità di un'oligarchia quasi dittatoriale di squadre d'elite che non amano certo condividere il palco e, soprattutto, la torta degli introiti con gli altri club "comprimari".

In tutto questo scenario con un Golia mai sazio di potere e prevaricazione, parlare di derby, di partita speciale e di pronostici impossibili da fare suona strano e, per certi aspetti, fa quasi tenerezza.

Quell'unica vittoria granata nell'ultimo quarto di secolo sta lì a dimostrare che Golia ha voluto riscrivere la storia e cancellare dalla mente e dal cuore dei potenziali Davide la speranza che ogni impresa sia fattibile. E lo ha fatto con una prepotenza talmente grande che ha provato ad estendere tale dominio assoluto anche sul resto del campionato nell'ultimo decennio, riuscendoci. La cosa grave è che il sistema che dovrebbe proteggere tutti, ha in realtà guardato da un'altra parte permettendo qualunque cosa a chi già era privilegiato E allora non ci si stupisce nemmeno più che dal più grande rosso in bilancio della serie A sia emerso il più grande acquisto del calciomercato invernale o che il "pallavolista" De Ligt faccia di media un fallo di mano a partita ed abbia avuto fischiati contro pochissimi rigori. In compenso il var è efficientissimo a trovare in fuorigioco un alluce di un giocatore, Pobega, ininfluente alla dinamica del gol regolare di Belotti contro il Venezia ed in 25 partite non ha ravvisato nemmeno un penalty a favore del Torino. Pure coincidenze, si dirà, ma ci crede ancora qualcuno che siano solo coincidenze?

Sono contento da un lato che il Torino di Juric ci arrivi "male" a questo derby: in natura fingersi morti può fare portare a casa la pelle e non è detto che ciò magari non avvenga venerdì. C'è poi sempre il fattore Belotti, rientrato in campo col Venezia, e ancora l'unico a darmi l'idea che se mai dovesse nascere un nuovo Davide granata, quello potrebbe essere proprio lui: se se ne andrà a fine stagione perché non sognare come regalo di addio la sua firma in una vittoria nel derby? Perché alla fine, come si fa a non assecondare la propria natura di granata dentro e a non farci un pensierino? In fondo, a pensarci bene, non c'è mai stato nessun Golia, per quanto grosso, che non abbia trovato, prima o poi, il suo Davide di turno….

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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