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Il granata della porta accanto

È Juric la vera bandiera del Toro

È Juric la vera bandiera del Toro - immagine 1
Il Granata della Porta Accanto/ Società non all'altezza di un allenatore che, se supportato a dovere, ci farebbe fare un salto di qualità notevole…

Alessandro Costantino

"Gigi Radice…la tua partita!!". Era questo lo striscione che ad un certo punto è apparso nella curva del Monza, durante Monza-Torino di sabato sera. Un bellissimo striscione in tributo ad un allenatore rivoluzionario per la sua epoca e che ha fatto la storia del Toro vincendo l'unico scudetto post Superga e sfiorandone altri due nel '77 e nell'85. Un monumento granata al quale in questo momento mi sento di accostare, seppur conscio del paragone quasi "offensivo", il nostro Ivan Juric.

C'è molto dell'allenatore croato nella vittoria granata di Monza, specialmente alla luce delle ultime movimentate settimane e delle difficoltà che sta incontrando per mettere in campo 11 giocatori il più competitivi possibile. Di allenatori "paraculi" bravi a sbandierare i valori granata per ingraziarsi i tifosi ne abbiamo avuti parecchi, di allenatori che oltre alle parole hanno aggiunto i fatti, ben pochi, purtroppo. Juric rientra a pieno titolo fra questi ultimi perché ha preso una squadra allo sbando, quella di due anni fa e, con pochi innesti, l'ha portata al decimo posto mostrando un calcio compatto e sparagnino che ben si adatta all'immaginario del tifoso del Toro. Un carattere non facile, ma sempre diretto fa di Juric un interlocutore mai banale nelle (noiose, ma non con lui) conferenze stampa pre e post partita.

Il mister ha parlato prima della partita col Monza e dopo aver tessuto le lodi del suo capitano (Lukic) si è ritrovato poche ore dopo nel bel mezzo di un'ennesima bufera quando il centrocampista serbo non si è presentato alla rifinitura, di fatto autoescludendosi dalla trasferta in terra di Brianza. Chiunque al posto di Juric avrebbe incassato malamente il colpo e sul campo si sarebbe vista una squadra destabilizzata da quest'ulteriore colpo di scena. Chi ha visto, invece, la partita può testimoniare di una squadra concentrata, determinata e dedita a mettere in pratica il piano gara al di là di assenze, infortuni, ammutinamenti e giocatori fuori ruolo. Di sicuro in campo vanno i giocatori, ma io credo che in gran parte un Toro così sia merito principalmente di Juric. Ci lamentiamo che non ci sono più i giocatori bandiera, ma per comportamento ed attitudine in questo momento nessuno è più bandiera del Toro di questo Juric.

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Quanto può essere quindi grande la rabbia di un tifoso granata consapevole che dietro a Juric non c'è una società che lo supporta a dovere? Che c'è un presidente che gli dà del 5 stelle ("prometti, ma non puoi fare un c…), un ds con le mani legate che magari qualche idea ce l'ha anche, ma resta fondamentalmente un ministro senza portafoglio perché non ha un vero budget con cui lavorare e che in società non c'è nessun'altra figura di riferimento alla quale potersi appoggiare. Come non si può non stare dalla parte di un allenatore che si è stufato di fare la guerra al suo datore di lavoro per ottenere di poter perseguire obiettivi sportivi che dovrebbero essere input che arrivano dalla società e non viceversa e come non si può stare con un allenatore che si concentra su quello che sa fare (lavorare e bene sui giocatori che ha a disposizione) perché tanto ha capito che al proprio capo non interessa null'altro che avere i conti in ordine?

Il vero top player in questo momento nel Torino è proprio l'allenatore e non credo ci siano molti dubbi al riguardo. Un top player lautamente pagato, si potrà obbiettare, ma che certo sta facendo rientrare il proprio datore di lavoro dei soldi con cui viene stipendiato. Arriveranno i difensori che Juric chiede e probabilmente anche un centrocampista o due se Lukic verrà ceduto, ma è chiaro ai più che la società (Cairo) va per la sua strada mentre l'allenatore avrebbe, al pari dei tifosi, ben altre ambizioni ed aspettative. È bello vedere un Toro che sul campo si compatta, mi ricorda un po' i tempi di Mondonico quando la squadra si isolava da tutto ciò che stava attorno a livello di ambiente societario in difficoltà e sul campo centrava risultati prestigiosi (l'ultima Coppa Italia vinta nella nostra storia), ma, ripeto, la rabbia è grande al pensiero che dopo 17 anni il presidente non sappia riconoscere ancora quando si ha un mister che vale la pena seguire. E a pensarci bene la rabbia è ancora più grande perché questa non è l'unica cosa che non ha ancora capito dopo 17 anni.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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