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Il granata della porta accanto

Juric, il cavallo di Troia che si trasforma in pifferaio di Hamelin

Juric, il cavallo di Troia che si trasforma in pifferaio di Hamelin - immagine 1

Il Granata della Porta Accanto/ Le ultime dichiarazioni del mister sono un continuo pungolo al suo datore di lavoro ad approcciarsi in maniera differente al Torino...

Alessandro Costantino

È stata una delizia per gli occhi, ma soprattutto per il cuore vedere il Toro lottare, giocare bene e vincere contro la Sampdoria. Erano mancati i punti, non le buone prestazioni, alla truppa di Juric e la partita con i blucerchiati era quindi diventata fondamentale per smuovere con un salto triplo la classifica possibilmente senza diminuire il livello delle performance offerte fino a quel momento e per fortuna l'esame è stato superato a pieni voti. Vittoria convincente sia nel punteggio che nel piglio tenuto dalla squadra per tutti i 95 minuti dell'incontro.

La mano di mister Juric è sempre più evidente e adesso anche il saldo tra i punti fatti e le partite giocate lo certifica: la stessa squadra (con un Pobega e un Brekalo in più e qualche decisiva apparizione di Pjaca e Praet) che aveva faticato a salvarsi nelle ultime due stagioni, quest'anno viaggia ad un'intensità e con una coralità inimmaginabili fino a maggio. Evidente che i meriti di Juric e del suo staff siano palesi.

Quello che più sorprende, però, è la capacità del mister croato di incidere su di un ambiente (e per ambiente mi riferisco alla società, ovviamente) "refrattario" per definizione a pianificare e ad organizzarsi secondo le logiche di un club professionistico moderno. Juric ha intrapreso la strada di non accettare passivamente le mancanze del presidente e quindi di fare da suo parafulmine in caso di pessimi risultati, e sta pretendendo con le buone o con le cattive di essere messo in condizione di fare al meglio il proprio lavoro. Un modus operandi che mi portò a scrivere "Je suis Juric" dopo il suo sfogo di Firenze e che oggi sono sempre più orgoglioso di riaffermare perché è l'unica via per mettere Cairo di fronte alle proprie responsabilità.

Siccome va di moda citare i forumisti di Toro News, mi permetto anch'io di citarne uno che ha scritto a proposito del presidente la seguente frase: "Noi facciamo quello che vogliamo, voi scrivete quello che vi pare: sembrerebbe l'incipit di un libro, e invece è solo un epitaffio". Una frase un po' criptica, apparentemente, che però rende bene il pensiero, neanche troppo nascosto, di Cairo verso ciò che i tifosi scrivono sui forum e i giornalisti sui giornali o sui siti. L'epitaffio del diritto di critica che si scontra appunto contro il muro di gomma eretto da un novello Marchese del Grillo completamente incurante del "popolino"...

La novità in questo senso è stato il "cavallo di Troia" Juric che dal di dentro è riuscito (e spero ardentemente continui a farlo) a condizionare le mosse dirigenziali in un'ottica di focus sul raggiungimento degli obiettivi sportivi. Quei 12 milioni lordi per tre anni sottoscritti sul contratto di Juric sono stati il più potente dei "virus" capaci di condizionare e manipolare il "sistema Cairo". Le ultime dichiarazioni del mister nelle sue conferenze stampa sono un continuo pungolo al suo datore di lavoro ad approcciarsi in maniera del tutto differente al Torino: ad innamorarsi della squadra (ma potrà mai un milanista diventare tifoso del Toro?), a lavorare sulle strutture (il Fila, ma io aggiungo anche il Robaldo), ad avere coraggio sul mercato azzardando idee senza necessariamente scucire troppi quattrini. E siccome Juric sa che non si fa nulla per nulla, ha messo sul piatto risultati che cominciano ad essere migliori e soprattutto la rivalutazione di buona parte della rosa, cioè di quei giocatori che non solo si erano deprezzati ma che nessuno voleva più per la pochezza delle prestazioni che stavano offrendo.

Il farmacista Juric sta facendo un lavoro di bilancino, attento da un lato a recuperare risorse per la sua causa (Djidji, Linetty, Rodriguez), dall'altro a scartare ciò che può rallentare il percorso di crescita del suo Toro (Baselli, Rincon, Zaza): valorizza i giovani (Singo, Buongiorno, Milinkovic-Savic) creando potenziali plusvalenze future, ma si espone per avere a sua completa disposizione quelle risorse che sono utili al suo progetto anche se inutili per i ricavi futuri della società (Belotti, Ansaldi). Nel tutto convoglia l'entusiasmo della gente sulla squadra e sui possibili scenari di crescita sportiva, aumentando così la pressione sulle future mosse societarie in sede di mercato.

Un Toro così non si vedeva dai tempi di Bilbao e come allora fu giusto darne i meriti a Ventura (che però là si fermò credendosi un re Mida…), oggi è giusto consegnarne le chiavi a Juric e seguirlo: è lui la versione "buona" del pifferaio di Hamelin e non si può non andargli dietro. D'altronde non essendo strutturata la società per fare diversamente (magari con un dg o un ad plenipotenziario), a questo punto qualcuno tolga i tappi dalle orecchie di Cairo per scoprire dove il flauto di Juric potrà condurlo...

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