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Il Granata della porta accanto

La casa della Primavera è il Filadelfia

La casa della Primavera è il Filadelfia

Torna l'appuntamento con la rubrica di Alessandro Costantino, Il Granata della Porta Accanto

Alessandro Costantino

Qualcuno sottolineava come ormai si critica la società per partito preso, per ogni cosa e su ogni minimo aspetto, giusto per prendere di mira il presidente Cairo che ultimamente non vive un momento di grande popolarità, se vogliamo usare questo eufemismo, all'interno dell'immaginario del popolo granata.

Sicuramente qualche tifoso è talmente stufo che non riesce più a esprimersi con obbiettività anche in quelle occasioni in cui l'operato della società merita un plauso a prescindere: mi riferisco ad esempio all'iniziativa di regalare un kit scolastico griffato Torino FC a tutti i bambini che la prossima settimana cominceranno la prima elementare. Un'iniziativa diretta, molto efficace, e con un obbiettivo condivisibile da chiunque voglia bene al Toro. Se però una larga fetta di tifoseria è scontenta della gestione del presidente Cairo, le radici di tale distacco sono profonde e si basano non su sporadici episodi, ma su di una continua dimostrazione della quasi totale indifferenza della sua gestione verso le priorità e le peculiarità del mondo granata. Di stagioni storte il Torino ne ha avute tante, anche in tempi d'oro, ma tutto ciò che ruotava intorno al Toro continuava, al di là degli alti o dei bassi della squadra, a "profumare" di Toro. C'era un settore giovanile prolifico, una tifoseria compatta e una fede cieca nella capacità di rialzarsi dopo ogni caduta. Negli ultimi 16 anni, oltre ad un florido bilancio economico (che però negli ultimi due anni tanto florido non è più) e ad un paio di comparsate in Europa più per demeriti altrui che per meriti propri non c'è molto altro da segnalare di positivo. Al contrario parecchi aspetti collaterali del mondo Toro sono stati trattati senza il dovuto rispetto per l'importanza che rivestono all'interno del nucleo dei valori storici del Torino stesso.

Cairo Torino-Cremonese Coppa Italia foto Nderim Kaceli

Il settore giovanile è una di queste "ferite aperte" e motivo di frizione tra una larga fetta di tifoseria e la società. Infatti nonostante l'ottimo lavoro di Benedetti e Comi prima e di Bava poi, nel post fallimento c'è stata dapprima una lenta crescita, poi, specialmente nella categorie Berretti e Primavera, grazie all'apporto di tecnici molto bravi come Longo e Coppitelli, si sono vinti anche trofei importanti (Scudetto, Coppa Italia, Supercoppa).

Le vittorie nel settore giovanile, si sa, lasciano un po' il tempo che trovano perché maggiormente importante è sfornare ragazzi pronti per il professionismo e, se possibile, per la prima squadra. Ciò è avvenuto in maniera piuttosto limitata e principalmente perché il settore giovanile è stato dotato di scarse risorse economiche in proporzione al lavoro strategico fondamentale che avrebbe dovuto e dovrebbe svolgere. Per "produrre" campioni fatti in casa non basta aspettare che i ragazzini delle giovanili crescano, ma occorre investire in strutture adeguate, staff qualificati e una rete capillare di osservatori fidati e competenti. Oggettivamente parte di questi punti non è stata sufficientemente soddisfatta: la vicenda Robaldo è l'emblema di ciò che sostengo ed è una di quelle cose che ha contribuito ad avvelenare il clima tra presidente e tifosi. Pensare che il monte ingaggi della prima squadra sia cresciuto costantemente senza che i risultati sportivi andassero di pari passo, aumenta il rammarico per decisioni circa i capitoli di spesa che sono state prese senza dare il giusto peso all'importanza del futuro. Spesso parliamo di "segnali" che si vogliono lanciare alla piazza quando una società prende determinante decisioni: sul settore giovanile tali "segnali" non sono stati per nulla positivi. L'arrivo di Ludergnani al posto di Bava può ribaltare quest'ottica visto che può essere interpretato come la volontà di puntare su di un profilo ambizioso e preparato, ma la vicenda delle partite casalinghe della Primavera va invece nella direzione di confermare che ancora una volta si è persa un'occasione per fare una cosa "da Toro". La casa della Primavera è il Filadelfia, senza se e senza ma! Non aver capito questo vuol dire non aver capito decenni di storia granata e, soprattutto, non aver disegnato un futuro che si ispiri ai valori di quel glorioso passato. Aver fatto il Filadelfia per tenerlo chiuso e non farci neppure giocare la Primavera depaupera quasi in toto il valore simbolico ed aggregante di quel posto. Tanto valeva mettere una targa commemorativa sulle macerie del vecchio Fila, abbattuto da Novelli con la vile complicità della Sovraintendenza alle Belle Arti, e fare un centro sportivo moderno in provincia come la maggior parte delle società professionistiche italiane ed estere hanno.

Il Fila doveva essere il valore aggiunto sia per la prima squadra che per la Primavera, oltre ad un punto di riferimento del tifo granata, ma giace in una sorta di "terra di nessuno" dove nessuno dei suoi propositi originali è stato al momento rispettato: la struttura ancora incompleta (mancano mensa, sede sociale, museo, etc), i monconi delle vecchie tribune in stato di perenne abbandono ed ancora in attesa di restauro, il cortile e gli spalti sempre chiusi, la Primavera che non può giocare lì le sue partite casalinghe sono i segnali di un disinteresse di questo società per la storia del Toro e per la passione dei suoi tifosi. Qual è il vero problema di fare giocare il campionato alla Primavera al Fila? Il manto erboso che si rovina? Beh, allora se è così non è un vero problema perché basta investire qualcosa in più in manutenzioni, risparmiando i costi di giocare "in casa" a Biella e soprattutto, cosa più importante, risparmiare altre figuracce con la propria tifoseria. E badate che non è un problema di risultati: la primavera può vincere o perdere a Biella come al Filadelfia. E' quello che c'è dietro lo stare al Filadelfia che è imprescindibile e non negoziabile. Io non so se il veto sul Fila arrivi da Juric, Vagnati o Ludergnani, ma se fossi il presidente avrei già messo "in riga" i miei "dipendenti" dicendo chiaramente che la Primavera al Filadelfia non è argomento di discussione e che ogni valutazione sulle problematiche che si intrecciano con la prima squadra andrebbero risolte tenendo in conto che la Primavera lì deve giocare e lì gioca. E tutto si sarebbe risolto perché non ci sarebbe stato nulla da risolvere.

Non è questione di attaccare Cairo a prescindere, è questione di pretendere che lui (e quindi l'intera società) faccia le cose "da Toro". Perché chi gestisce il Toro dovrebbe sempre ricordare che non c'è altro modo di farle...

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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