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Toro, cosa resterà di questa salvezza tranquilla

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Dalle parole del mister traspare più un senso di rammarico per quello che poteva essere e purtroppo non è stato…

Alessandro Costantino

Con la vittoria a Salerno il Torino mette di fatto la parola fine alla pratica della salvezza. Per arrivare a quota 40, soglia psicologica da sempre indicata come traguardo della permanenza in serie A, mancano ancora 2 punti che in 8 gare ancora da disputare saranno sicuramente fatti (ma le statistiche dicono comunque che anche con "soli" 38 punti è rarissimo retrocedere). La vittoria coi granata di Nicola è stata brutta e forse poco meritata sul piano del gioco mostrato, ma ha bilanciato le troppe vittorie mancate in stagione a fronte di prestazioni decisamente migliori. Il calcio è così, legato a doppio filo agli episodi.

Cosa rimarrà dunque di questa salvezza raggiunta da Juric con relativa tranquillità? A sentire le parole dello stesso mister quello che traspare è più un senso di rammarico per quello che poteva essere e purtroppo non è stato. Dopo la vittoria sulla Samp a gennaio, il Toro sentiva "profumo" di Europa, ma da lì in avanti il meccanismo fatto di aggressione continua, asfissia del gioco avversario, recupero della palla nella metà campo offensiva si è inceppato, nel senso che non ha più fruttato i punti necessari per cullare ambizioni più prestigiose: 4 punti in 8 partite sono una media retrocessione che è stata appena, appena incrementata con i tre punti di Salerno. Gli infortuni, gli errori arbitrali, la sfortuna, i gol presi negli ultimi minuti hanno inciso in maniera devastante sulle velleità di aspirare alla parte sinistra della classifica. Se si confrontano le cifre (i numeri non mentono mai) si noterà che la differenza tra i nostri 38 punti e i 22 del Venezia sono racchiusi in 4-5 vittorie che a loro sono sfuggite magari per episodi sfortunati (sebbene contro di noi ai lagunari gli episodi siano girati nel modo giusto sia all'andata che al ritorno) e noi invece abbiamo colto. Quattro o cinque partite storte su trenta stanno a significare che a prescindere da tutto è vero che se un progetto tecnico è forte e stabile è più facile ottenere risultati positivi, ma anche che l'incidenza degli episodi è troppo determinante a questo livello.

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Tutti, ovviamente, ci auguriamo che il lavoro fatto da Juric quest'anno abbia uno sviluppo incrementale nel prossimo. Tuttavia sarà importante programmare bene come colmare alcune evidenti lacune emerse in questa stagione e soprattutto su quali giocatori puntare nella prossima. Tralasciando il tema Belotti, non perché secondario, ma perché fino a fine stagione non sarà chiaro se rimarrà o meno, sul resto un'idea è imprescindibile farsela prima della fine del campionato. Al momento il solo Brekalo sembra un investimento sicuro sul quale puntare. Mandragora andrà per contratto riscattato (c'era l'obbligo dopo il prestito di 18 mesi) e Juric vorrebbe puntare ancora su Praet che però costa caro e non dà garanzie fisiche. Occorrerà anche capire su chi puntare definitivamente in porta (Berisha? Oppure si farà uno sforzo economico per un profilo come Cragno?) e dove trovare un centrale che sappia raccogliere l'eredità pesantissima di Bremer. Buongiorno sta crescendo, ma non sembra ancora affidabile quanto il brasiliano. Ricci sarà una scommessa da vincere a tutti i costi, mentre dagli altri giovani (Seck, Pellegri, Zima e Warming) Juric dovrà trovare indicazioni certe nelle ultime 8 partite. Anche le fasce subiranno un restyling, dietro se Aina e Ansaldi saluteranno, davanti se Pjaca, come probabile, non verrà riscattato.

Insomma, è giusto gioire perché quest'anno abbiamo evitato le sofferenze degli ultimi due anni, ed è già tanta roba, ma crescere a costo zero il prossimo anno non sarà così facile e scontato come potrebbe apparire. La squadra potenzialmente si indebolirà e a quel punto dovrà emergere la capacità di Juric di ricreare un gruppo forte e compatto facendo miracoli col materiale che avràna disposizione. Ci sarà la sintonia giusta con la proprietà per trovare una via di mezzo tra le "nozze coi fichi secchi" in stile Cairo e degli investimenti contenuti, ma mirati come gradirebbe il tecnico croato? Dipenderà molto da come finirà il campionato e dall'alone che lascerà nell'ambiente questa salvezza tranquilla raggiunta con così largo anticipo.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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