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Il granata della porta accanto

Un Toro troppo brutto per essere vero

Un Toro troppo brutto per essere vero - immagine 1

I prossimi mesi decisivi per il futuro: si seguirà il progetto di Juric?

Alessandro Costantino

Non amo gli stereotipi, men che meno quelli legati al Toro: ad esempio quando di fronte a qualcosa di particolarmente strano sento dire ai tifosi "capita solo a noi del Toro", mi viene il nervoso perché mi lascia la sensazione che tendiamo ad autocastrarci da soli in un vittimismo che spesso è il più grande limite di questo ambiente. Poi, però, vedo un Genoa-Toro, con i granata che arrivano da quattro vittorie consecutive nella Marassi rossoblù, farsi un gol da soli senza sfruttare più di un'ora di superiorità numerica e a quel punto come faccio a non pensare "capita solo a noi del Toro"?

Per restare nei luoghi comuni, anche "resuscitare i morti" è un altro di quelli ciclicamente associati al Torino. E anche qui faccio fatica dopo la partita di Genova a non pensare che in fondo abbiamo proprio una calamita per gli stereotipi!

La verità è che questa squadra è modesta, come lo era l'anno scorso e l'anno prima. Juric può giocare sull'intensità, sull'aggressività, sulla compattezza, ma la cifra tecnica della squadra è, nel complesso, poca roba. Lo dimostrano le decine di passaggi sbagliati e i tantissimi palloni sprecati di fronte ai volenterosi genoani che non hanno fatto fatica a difendersi dagli sterili attacchi dei granata. Nessuna giocata in grado di spaccare la difesa eretta di fronte a Sirigu, nessuno schema che creasse superiorità numerica nei pressi dell'area di rigore e neppure nessun tiro da fuori che è l'arma principale per costringere le difese ermetiche ad aprirsi un po'. Certo rivedere Izzo e Zaza in campo è coinciso con una prestazione globale in linea con quelle da incubo delle scorse due stagioni, ma sarà solo suggestione, immagino, non si può certo dare le colpe della sconfitta a loro.

Non è suggestione invece l'impalpabilità di Pjaca che nel girone di ritorno è lontanissimo parente del giocatore che, sebbene solo a tratti perché frenato dai soliti infortuni, aveva fatto vedere sprazzi di qualità notevole per una squadra come il Toro: il croato si è involuto e il suo riscatto mi sembra che possa dirsi pressoché impossibile a meno che Vagnati (o Juric stesso) non sbattano la testa. Un altro che sembra involuto è Singo capace di sbagliare quasi sempre la scelta della giocata, ma almeno lui è giovane ed è giusto concedergli il beneficio del dubbio e aspettarlo sperando che cresca tantissimo. Dovremmo parlare di ogni singolo perché alla fine le squadre sono fatte da tanti singoli, ma preferisco non scendere troppo nello specifico. Si vince da squadra e si perde da squadra. E non importa se Berisha ha fatto in modo che Juric si sia pentito di essersi pentito della scelta di Milinkovic-Savic così come non importa se Vojvoda, appena nominato "nuovo Ansaldi" abbia fatto in modo di cancellare in un'azione (anzi due, perché anche il colpo di testa sulla traversa grida vendetta) tutto il buono che si stava scrivendo e dicendo di lui. E poi c'è Belotti, ieri impalpabile, visto che siamo abituati a vederlo caricarsi la squadra sulle spalle in quelle situazioni difficili: le sue parole a fine partita, tese a ribadire quanto detto sin dall'inizio di questa stagione, rimarcano la sensazione che una sua permanenza al Toro sia legata più che altro alle ambizioni della società. Se l'intenzione sarà quella di continuare a vivacchiare come fatto praticamente sempre negli ultimi 17 anni, allora per il Gallo sarà inevitabile provare a dare una svolta alla sua carriera in altri lidi. Se non lo si fosse capito, non è una questione di soldi altrimenti la quadra si sarebbe già trovata.

Per il Toro (e per il Gallo di conseguenza) resta quindi fondamentale capire quanto inciderà sulle strategie di Cairo la voglia di Juric di costruire qualcosa di importante in questa piazza. La sensazione è che il presidente non smani per imbarcarsi in un'avventura arrembante a fianco del suo tecnico croato. Addio quindi al Gallo e, prima o poi, anche allo stesso Juric che non sembra uno disposto a perdere tempo. I prossimi mesi, quindi, saranno fondamentali per capire il futuro del Toro: se non si volesse seguire Juric, mi farebbe tornare a chiedermi che senso ha per Cairo continuare a tenere la società in questo eterno, imbarazzante, limbo…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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