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Il granata della porta accanto

Toro, ennesimo derby perso: grazie presidente

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Di fronte ad un'occasione così ghiotta ci saremmo aspettati un Cairo in prima fila a caricare l'ambiente e ad offrire un premio partita per vincere il derby. Invece niente…

Alessandro Costantino

Potremmo girarci attorno lungamente, raccontarci tutte le motivazioni tecnico-tattiche possibili ed immaginabili per spiegare cosa ha condotto il Toro a perdere l'ennesimo derby degli ultimi 18 anni, ma sarebbe un mero esercizio di pura retorica che, appunto, dopo tutti questi anni, non vale più la pena fare, ma, soprattutto, che nessuno ha più voglia di fare. I fatti dicono che contro la Juve peggio messa dal 2000 ad oggi, il Toro ha giocato senza un terminale offensivo concludendo la partita con due soli tiri nello specchio della porta bianconera. Difficile vincere le partite se non fai gol. E se i giocatori che l'anno scorso hanno segnato di più (Belotti, Brekalo, Pobega, Praet e Mandragora) non vengono sostituiti a dovere è molto probabile che una certa stitichezza sotto porta si palesi, come infatti da cinque gare a questa parte sta succedendo. Con Sanabria out (ma il paraguaiano non sta sfruttando comunque come dovrebbe il fatto di non essere più la riserva di Belotti) e con Pellegri al solito mezzo servizio per i cronici problemi fisici che ha praticamente da quando giocava negli Allievi (e tra l'altro questo ragazzo ha anche un pessimo linguaggio del corpo in campo, sempre molto negativo) le carenze del mercato granata che non ha saputo (o, meglio, voluto) sostituire un signore che nel bene o nel male 100 gol in serie A con la maglia del Toro li aveva fatti, sono esplose in tutta la loro chiarezza. Fa male Juric a dirsi frustrato per non sapere come riuscire a trasformare le zucche che ha a disposizione in meravigliose carrozze perché in realtà il problema non è (solo) lui visto che l'unica costante della mediocrità di questo Toro ormai da un paio di decenni ha un nome ed un cognome: Urbano Cairo. Sono passati allenatori, giocatori, ds, tutti più o meno bravi, ma il Torino FC ha continuato a galleggiare con alterne fortune (e qualche anno in B) in una media serie A senza mai fare alcun salto di qualità. E l'unico che c'è sempre stato in questi 18 anni e che ha sempre tirato le fila della gestione economico-sportiva è stato proprio il presidente. Difficile pensare che abbia sempre avuto sfortuna nello scegliere i Ds perdenti o gli allenatori perdenti o i giocatori perdenti. Più probabile che abbia avuto dai suoi "dipendenti" ciò che realmente ha cercato e trasmesso loro: nessuna reale ambizione. Qualunque presidente dopo 20 derby persi e di fronte alla ghiotta occasione di vincerne finalmente uno avrebbe passato gli ultimi giorni pre-gara a caricare la squadra e, non ho alcun dubbio in proposito, a proporre un lauto premio partita a staff e giocatori. Lo stesso presidente avrebbe anche caricato l'ambiente con dichiarazioni sportivamente bellicose fiutando l'odore della preda ferita a portata di colpo di grazia.

Invece il nulla.

Il nostro presidente non ha fatto niente di pubblicamente rilevante, né risulta che abbia offerto un premio partita per la vittoria nel derby. Ma come? Hai quest'immensa opportunità e non fai niente per provare a sfruttarla? È francamente impensabile che non ci sia stato un guizzo d'orgoglio da parte sua: per un presidente che vuole diventare il più longevo della storia granata, passare alla storia per essere il presidente che ha perso più derby in assoluto dovrebbe essere una tale umiliazione da provare in ogni modo a invertire la rotta…

Non c'è più voglia di discutere della mira di Miranchuk o delle parate di Vanja perché ormai da troppi anni il derby è lo specchio di come Urbano Cairo ha impostato questa società: nessuna ambizione, nessun volo pindarico, nessuna passione, nessuna visione che non sia la sopravvivenza. I derby si vincono con il cuore ed un pizzico di follia e Cairo nel Torino non ha mai messo né l'uno né l'altra. Come potrebbero i suoi "dipendenti" fare qualcosa che dall'alto non è mai stata manifestata? Non dobbiamo stupirci che dopo quasi vent'anni si sia stufi dell'amministratore di condominio che sacrifica la storia di questo club sull'altare di bilanci che non devono essere mai in perdita non tanto per rientrare nei parametri Figc e UEFA quanto perché non è contemplato dal medesimo investire di tasca propria. Il club deve autofinanziarsi e il presidente fare il mero gestore dei suoi affari. Gli Stati Generali Granata, riuniti la scorsa settimana, hanno chiesto a gran voce direttamente al presidente l'unica cosa di buon senso che potrebbe fare per liberare il popolo granata da questo maledetto incantesimo: che venda la società, che ponga fine ad un sodalizio che lo farà rimanere negli annali per una serie di record negativi probabilmente imbattibili, che si smarchi anche lui da un rapporto ormai logoro, da una gestione che lo pone sempre più solo nella sua torre d'avorio lontano anni luce dal sentimento della gente del Toro. 21 derby persi, quasi la metà di tutti quelli che il Toro aveva perso nel suo primo secolo di vita. Davvero il presidente vorrà essere ricordato così? Ha anestetizzato ogni traccia dei valori fondanti di questo club, cacciando chi mostrava ambizione o attaccamento e spegnendo ogni possibile entusiasmo in una tifoseria più vicina ormai all'estinzione che alla sopravvivenza. Lo stesso Juric, che ha ben chiaro il concetto che una piazza come Torino non si accontenterà mai di un decimo o dodicesimo posto, sembra ormai alzare bandiera bianca perché ha capito che non otterrà mai dal suo datore di lavoro i mezzi sufficienti anche solo a provare a fare un salto di qualità. Galleggiare è il termine che ha usato il mister per descrivere la situazione attuale degli obbiettivi del Torino, situazione che lui non riesce ad invertire perché probabilmente non ha gli strumenti adeguati (giocatori) per farlo.

"Folle è chi fa sempre le stesse cose pensando di ottenere un risultato diverso": così sosteneva Albert Einstein, così, follemente, Cairo gestisce il Torino. Gli stessi errori con gli stessi risultati. Quanti derby dovremo ancora perdere, quanti allenatori ancora sposeranno un progetto che semplicemente non c'è, quanti bambini smetteranno di tifare Toro prima che Cairo ci liberi?

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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